Altrove, insieme

stringacarab

A Melito di Napoli, nella notte tra sabato e domenica scorsa Anna Esposito, 32 anni ha ucciso il figlioletto Gaetano di quasi tre e poi si è tolta la vita sgozzandosi con un coltello. Alla base del gesto sembrerebbe esserci la separazione dal marito, Francesco Amendola. 

L’ha ucciso, probabilmente, guardandolo in viso mentre gli dava da bere il suo veleno. Minuti interi a perpetrare il crimine, nutrendo di male il suo bambino.

Anna ha ucciso Gaetano perché la fine di amore, di un percorso di vita, del suo ideale di famiglia è sfumato quando Francesco è andato via infrangendo la promessa d’incedere insieme a lei verso il futuro. Si sente sola Anna, incapace di continuare, chiedendo al suo compagno di tornare a casa a ricostruire il nido, a tenere al sicuro il frutto della loro unione sospesa tra il desiderio di farcela e la consapevolezza che le manca l’aria, che arranca, che quel bambino biondo non le basta per vivere serena.

Vuole Francesco, suo marito. L’uomo a cui ha dedicato la sua giovinezza e a cui avrebbe dedicato il tempo della maturità, delle scelte consapevoli, dell’essere donna e madre, somma di ruoli e sentimenti, cuore della famiglia, mattone su cui costruire.

Le è mancato il cemento, il perno intorno a cui girare, la forza che l’avrebbe sospinta a edificare casa e personalità, scopi, desideri, pianti e sorrisi.

E allora Anna uccide l’essere più caro che ha perché è anche di Francesco e lui deve soffrire. Deve provare il più atroce dei dolori, deve pagare la pena peggiore, deve subire l’atrocità del male. Il male che toglie il fiato e che ti fa perdere i sensi. Il male che tutte le società del mondo rifiutano: il male che una madre non dovrebbe mai infliggere a suo figlio.

“Con calma, con premeditazione, goccia a goccia, bevi il tuo veleno, amore”.

Lo stesso veleno che sgorga dal suo cuore malato, dalla sua vita distrutta, dal suo domani spento dall’abbandono.

Poi lo accompagnerà nel viaggio di non ritorno morendo in modo atroce. Sangue che zampilla, che sporca, che racconta con quanta volontà Anna abbia voluto che Francesco vivesse l’orrore, lacerato dal senso di colpa, dall’aver involontariamente armato le mani dell’assassina-suicida. Uniti nell’ultimo abbraccio madre e figlio adesso sono altrove.

Non ha importanza che quello stesso orrore lacera l’anima delle persone che ritroveranno i corpi.

Nel gesto di Anna tutta la disperazione della nullità, donna incapace d’incamminarsi da sola, di essere scudo alle avversità future che il suo bambino affronterà.

Donna che vede nella morte l’unica soluzione, portando con lei il tesoro di quello che considera il suo carnefice, assicurandosi l’immortalità.

Immortalità del dolore inflitto, dell’orrore del colpo sferzato a sangue freddo.

L’immortalità del male costruito per non essere mai dimenticato. Male che viene da dentro, forte e passionale come l’amore che viene negato. Male che non s’ingoia, che avvelena lentamente, male che ruba i battiti, che toglie il sonno e che fa diventare ogni passo piombo da trascinare.

Anna ha ucciso Gaetano e si è sgozzata. E’ comprensibile il suo dolore, non giustificabile per un crimine così efferato.

Siamo donne e madri, se chi amiamo non ci vuole, impariamo a camminare. Sole.

 di Deborah Capasso de Angelis

4 Risposte

  1. Pat

    Nel complimentarmi con la giornalista vorrei esprimere un parere da sociologa sulla frase finale: in un epoca che, almeno in occidente, si vanta di essere moderna ed anticonformista non viene insegnato alle donne ad andare avanti da sole!
    Si continua a perpetrare un ideale di famiglia che non trova riscontro nella realtà e che, nella maggior parte dei casi, svilisce il ruolo della donna e la carica di mille incombenze non riconosciute.
    Sarebbe ora che la cultura cambiasse e che noi donne ci riappropriassimo del potere sulle nostre vite e della nostra indipendenza.
    Io comincio da mia figlia!

    Rispondi
  2. Bruno

    Una cosa è certa ….una madre che uccide un figlio compie un atto contronatura…da forza generatrice di vita si trasforma in forza dispensatrice di morte.
    Cosa sta dietro a questo capovolgimento ….. mille motivi …. stress, depressione, abuso di alcool o di sostanze stupefacenti, traumi infantili mai risolti, rancore o odio verso il coniuge, inadeguatezza del proprio ruolo di madre, perdita della propria identità, estraniazione dal proprio mondo.
    Nella maggior parte dei casi queste donne non hanno mai dato in passato segni di squilibrio, tutti restano allibiti …..”ma come….. era una donna così allegra, amava il proprio figlio, per lui stravedeva” ….
    E quando non si suicidano dopo l’efferato atto …. tendono a rimuovere dalla propria mente cosciente quello che hanno fatto.
    I mass media sbattono in prima pagina fatti del genere, scavano, indagano, interrogano, chiamano psicologi , psichiatri, psicodiagnosti, teologi e tuttologi, ognuno dice la sua …. E gli spiriti deboli assorbono, assimilano, elaborano …. ed in loro comincia a covare …. quello che mai dovrebbe passare per la mente.
    L’informazione è una cosa, l’accanimento mediatico … un’altra cosa ….

    Rispondi
    • Deborah Capasso de Angelis

      Grazie per i vostri comenti.
      Pat, da sociologa a sociologa… Condivido ciò che dice. Il messaggio racchiuso nell’ultima frase è proprio un’esortazione ad educare le donne che gli uomini che scelgono di avere al loro fianco devono accompagnare in un percorso di vita, e non guidarle.
      Bruno sai che non amo le spiegazioni prevalentemente psicologiche (salvo in rari, documentati casi). E so che hai compreso e condividi il mio punto di vista.

      Rispondi
      • Ernesto

        Mi scusi ma lei la conosceva Anna Esposito , era in quella casa quella sera , sembra che lei sappia la verità di come sono andate le cose , mi parla di premeditazione , cosa ne sa lei , in base a cosa descrive tutto ciò senza sapere la vita privata di Anna.
        Sapete solo scrivere stupidaggini anche senza sapere la verità per la voglia di scrivere e ricevere qualche buon commento o qualche mi piace sulle proprie pagine Facebook

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.