La festa di Tutti i Santi, una festa cristiana di antichissima origine

La festa di Tutti i Santi, di antichissima origine, si è affermata nel corso del primo millennio cristiano intesa però, come festa dei martiri. Martirio considerato non proprio come spargimento di sangue ma come amore per Cristo senza riserve, amore che si esprime con i suoi più nobili connotati nel dono di sé a Dio e ai fratelli. In questa solennità di Tutti i Santi, naturalmente i nostri sentimenti si proiettano sulle realtà del cielo. Non so se è mai capitato ma, osservando un’aiuola, bellissima nella sua forma e nelle sue dimensioni, si rimane affascinati dinanzi alla varietà dei fiori di cui essa è composta, e quindi, viene spontaneo pensare all’onnipotente fantasia di Dio che, al momento della creazione, ha reso la terra un meraviglioso giardino. Un’analoga immagine possiamo dipingerla pensando allo spettacolo della santità in tutte le sue varie sfaccettature: il mondo si mostra a noi proprio come un “giardino variopinto”, irrigato continuamente dallo Spirito di Dio che ha suscitato e suscita nel tempo un’enorme schiera di santi e di sante, di ogni età e condizione sociale, di ogni lingua e popolo. Come ogni tipologia di fiore, ciascun santo è diverso dall’altro; custodisce la singolarità della propria persona e del proprio carisma; incarna nella quotidianità della sua esistenza un aspetto del mistero di Cristo; vive autenticamente una caratteristica che ha contraddistinto la vita terrena di Gesù. Tutti i santi però, portano impresso il “sigillo” di Gesù (Ap 7,3), cioè l’impronta del suo amore, testimoniato attraverso la sofferenza cruenta della Croce. Ognuno di noi sicuramente, ricorda con immenso piacere tutti quei santi la cui preghiera è stata utile per crescere nella fede e per rivelare concretamente la bontà e la vicinanza di Dio. Essi sono tutti nella gioia, in una festa senza fine, pregano per noi e cantano sempre l’onnipotenza di Dio ma, come Gesù, questa dimensione l’hanno raggiunta passando attraverso la fatica e la prova (cfr Ap 7,14). Agli inizi del Cristianesimo, i membri della Chiesa venivano chiamati anche “i santi” e di questo san Paolo, nel primo capitolo della Prima Lettera ai Corinzi, ce ne dà una testimonianza. Il cristiano, infatti, è già santo, in virtù del suo Battesimo, ma deve al tempo stesso diventarlo, conformandosi a Cristo sempre più intimamente. A volte la santità è intesa come qualcosa di irraggiungibile, di privilegiato, di pochi. In realtà, diventare santi è la prima vocazione di ogni uomo. Ma cos’è la santità? Per rispondere a questa domanda non c’è bisogno di trattati teologici o filosofici. Essere santi significa prima di tutto vivere la figliolanza di Dio e poi essere simili a Lui con quella somiglianza che ci ha consegnato al momento della creazione. Inoltre, la santità, a cui tutti i battezzati sono chiamati, si raggiunge incarnando lo spirito delle “beatitudini evangeliche” (Mt 5,1-12a), che la liturgia di oggi ci fa meditare. Le Beatitudini, specchio e compimento dei dieci comandamenti dell’A.T., rappresentano un percorso, lo stesso tracciato da Gesù e dai santi, consapevoli, anch’essi dei tanti limiti umani. Nella loro esistenza terrena, infatti, anche i santi sono stati poveri in spirito, provati a causa della fragilità umana, affamati ed assetati, ma anche miti, misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace, tantissimi poi, perseguitati anche per la giustizia. E Dio ha concesso loro la sua stessa felicità: in cielo sono consolati in pienezza, saziati in pienezza, perdonati; in una parola, come dice Gesù, “di essi è il Regno dei cieli” (Mt 5,3.10). In questi giorni noi che siamo membri vivi del pellegrinaggio terreno, sentiamo l’attrazione forte verso il Cielo; nei nostri cuori in fondo in fondo avvertiamo il desiderio di raggiungere presto la famiglia dei santi; possa questa nobile aspirazione nascere in tutti i cristiani, ed aiutarci a superare ogni difficoltà, ogni paura, ogni tribolazione. Giorno 2 novembre poi, commemoreremo tutti i nostri defunti. Viviamo questa ricorrenza con l’autentico spirito cristiano. Mentre visitiamo i cimiteri, ricordiamoci che in quelle tombe riposano solo le spoglie mortali dei nostri cari, in attesa della risurrezione finale. Le loro anime – come dice la Scrittura – già “sono nelle mani di Dio” (Sap 3, 1). Pertanto, il modo più adeguato per onorarli degnamente è pregare per loro, offrendo atti di fede, atti di speranza e di carità. È la comunione dei Santi, consolante e piena di speranza, che ce lo insegna! Noi non siamo mai soli, i nostri defunti sono sempre al nostro fianco, presenti in un’altra dimensione, ma vivi, non morti! Prima tra tutti i Santi, risplende la Vergine Maria, “umile ed alta più che creatura” (Dante, Paradiso, XXXIII). In sua compagnia camminiamo con più slancio sulla vie della santità e a Lei, pronto aiuto dei cristiani, vogliamo affidare la nostra quotidianità; preghiamoLa oggi anche per i nostri defunti, nella speranza di ritrovarci un giorno, tutti insieme, nella comunione gloriosa di tutti i Santi. Amen.

Fra Frisina

Foto: www.giframinori.org 

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