Intervista con Adelaide Carta: il brand di borse vegane

“Sono della Sardegna e il brand porta il mio nome: all’inizio era Adelaide Carta, abbreviato poi in AdelaideC. giusto per farla più semplice” attacca subito la designer, fiumana di carisma e pensieri propositivi. “Il marchio è completamente vegan, e possiede tutte le certificazioni per una moda etica, e la salvaguardia dei diritti degli animali; poi recentemente abbiamo introdotto anche dei materiali completamente vegetali, derivati dal legno e dall’ananas, quindi ecosostenibili al 100%, oltre al sughero ovviamente, protagonista da sempre delle mie collezioni”.

La trascinante parlantina di Adelaide Carta si lascia ritmare spesso dall’inconfondibile accento sardo e, quando all’improvviso le chiediamo da dove prenda tutta quell’energia, a malapena riprende fiato: “Forse nel fatto che il mio pensiero era fisso, costante. Nonostante io abbia fatto tanti lavori, l’idea di fare moda, appartenere alla moda, lavorare nella moda c’era sempre. Io mi sveglio al mattino e per me tutto questo non è un lavoro. È un richiamo!”.

Nessuno studio reale: solo lavoro sul campo

Un guizzo creativo che rispetta, in chiave contemporanea, il folklore della tradizione sarda, e paradossalmente poggia le basi in nessuna scuola di moda o accademia. “Nessuno studio reale, solo lavoro sul campo” afferma la stilista, poco più che trentenne.

Alle sue spalle: un diploma in Ragioneria con indirizzo informatico e mille lavori, fatti sin da piccola per assecondare una voglia prematura di indipendenza e il sogno mai realizzato di frequentare una scuola di moda prestigiosa. “All’improvviso dopo tanta attesa mi sono detta: sai che c’è? Adesso prendo una macchina da cucire e inizio da sola”.

Adelaide è uno tsunami di leggerezza, e tecnicismi masticati dalla routine. Quel vecchio e mai acquietato richiamo oggi la porta a Roma, dove la incontriamo. Ci accoglie bardata in un lungo abito a fiori, pronto a colorare la sua giovane immagine, e non a caso, il suo credo estetico ormai ben collaudato. 

Una visione etica e sostenibile per un prodotto saggio

L’emergente AdelaideC. nasce nel 2014 portando nel Dna una visione etica e sostenibile – Animal Free-LAV, Fur Free Retailer e PETA sono le certificazioni ottenute dal brand -, un’idea consapevole che vede nell’educazione di una mamma, vegetariana da circa venticinque anni, il suo prezioso incubatore.

“Grazie a lei, sono cresciuta in un ambiente molto green, quindi per me è stato naturale fare in seguito la stessa scelta, anche se lo considero un argomento molto delicato, soprattutto per certe persone, per un discorso di legame territoriale”, racconta barcamenandosi con coscienza. “Alla fine però ho sempre fatto una profonda distinzione tra cibo e moda. E rispetto qualsiasi scelta. Poi mi piace molto usare la parola saggio, secondo me racchiude tutto: un prodotto è saggio poiché eticamente corretto” chiosa con attenzione alzando gli occhi, e avvicinando le mani sul ventre per sfiorare la sua briosa pochette a marsupio. 

Il pezzo è parte di una sfida tutta nuova: l’ultima linea di borse, la Spring Summer 20, una collezione moderna e sofisticata, volutamente ispirata al Dadaismo, la corrente artistico-letteraria nata in Svizzera a inizio Novecento.

Luxury bags che celebrano l’istinto e la spontaneità

Un gioco equilibrato tra geometrie e colori che da sempre affascinano l’animo della designer, celebrando il concetto irrazionale di spontaneità e quell’agire istintivamente, senza uno schema precostituito.

Allo stesso modo viaggiano i cromatismi, seguendo combinazioni improvvisate e utilizzando tecnologie all’avanguardia, come l’impiego del termofil colorato, perfetto a riprodurre sul sughero naturale, colori che originariamente sono fuori dai campionari aziendali. 

La leggera nota folk rubata alle antiche tradizioni isolane, segue così le aspirazioni della giovane imprenditrice, e ben si mitiga con la linearità e il minimalismo moderno. Da maxi a mini vegan bag, le declinazioni vitaminiche di rosa e verde si mescolano al nero, e ai loro toni pastello, inscenando una piacevole sorta di chiaroscuro. 

Un connubio strutturato sperimentando lavorazioni e materiali sempre meno impattanti, come il costosissimo Pinatex che deriva dalle foglie dell’ananas coltivate nelle Filippine, e una nappa a base acquosa, 100% riciclata da plastica prodotta in Italia.

“Anche se alla fine io dico: ecologia sì, ma ci sono svariati modi per farla; ad esempio a un certo punto mi sono ritrovata con un sacco di nabuck, e anziché comprare materiali nuovi, ho pensato a smaltirlo nella collezione”.

La filolosofia di AdelaideC lascia spunti per riflettere

Quel richiamo pressante ormai ingloba a tutto tondo l’impegno consapevole, e per Adelaide l’obiettivo futuro è migliorare sempre. Al di là di crescite internazionali paurose o fatturati spropositati, la designer ha il suo mantra: strizza l’occhio alle nuove generazioni e si concentra solo sul prodotto; cercando di eliminare tutti i sintetici entro due anni, e magari trovando delle aziende fornitrici in Italia, per arrivare alla saggezza di una realtà 100% ecosostenibile.

Un fare propositivo e un carisma che lasciano molti spunti per riflettere, e vedono il bicchiere solo mezzo pieno.

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