Week’s Book – Crazy, di Benjamin Lebert

lebert-crazySi può descrivere con le parole ciò che le parole stesse hanno già raccontato? Il potere della narrativa, a qualunque epoca essa appartenga, è proprio questo: è perfetta così com’è. Non ha bisogno che qualcuno ne ritocchi il perimetro o che ne delinei i bordi. Ecco perché recensire un testo è così difficile: le opere letterarie sono come dei pacchi finiti e infiocchettati e recensirle equivale a rovinare la confezione per poi richiuderla in maniera arruffata. Tenendo fede a questa considerazione, la nuova rubrica di InLibertà non si arroga il diritto e la presunzione di criticare i libri. Tutt’altro. Week’s book vuole presentare (uno ogni sette giorni, come si evince dal titolo) le opere che hanno fatto breccia nel cuore di chi scrive, accompagnando il lettore e provando a stuzzicarne la curiosità.

PERCHE’ CRAZY?

Se è vero che l’adolescenza è il periodo più complicato della vita, Crazy ne descrive i percorsi in maniera incredibilmente reale. Non a caso, infatti, il romanzo è tratto da una storia vera. Tutto quello che un giovane prova e soprattutto scopre durante quell’età irripetibile, che viene una volta sola e se ne va una volta e per sempre, Benjamin Lebert lo vive attraverso gli occhi di Benjamin Lebert, con cruda sensibilità e con un entusiasmo apparente che collima dall’inizio alla fine con la delusione che solo la vita reale sa dare. Ogni esperienza sembra straordinaria solo fino a quando non diventa passata: una volta provata lascia dietro di sé una sensazione di mancato appagamento, di attese tradite, di aspettative non rispettate. Crazy è crazy tanto quanto basta, ma è concreto, è tangibile, è evidente come pochi altri libri. E narra una realtà di nicchia, che poi in ambiti e contesti diversi diventa la realtà di tutti, così come la vive un giovane portatore di handicap accettato da un gruppo di amici privi di pregiudizi.

LA TRAMA

Benjamin è un giovane ragazzo affetto da emiplegia, malattia che non gli consente di controllare la parte sinistra del corpo. All’età di sedici anni tenta la maturità in un collegio a Neuseelen dopo esser passato per quattro scuole diverse e decide che è ora di prendere in mano il proprio destino. Da quel momento in poi si integra con grande rapidità, nonostante il suo handicap, partecipando così a diverse avventure coi suoi nuovi compagni, che inizieranno a chiamarlo Benni: le fughe dal collegio, le notti trascorse ad ubriacarsi, l’iniziazione al sesso. SI parla di curiosità, di attese, di tormenti, del senso effimero del presente. Il tutto con quella parola gergale che è “crazy” che riassume tutto: figo, grande, bestiale, cool, eccitante.

COS’E’ CRAZY?

L’impressione è che se leggi Crazy a 16 anni ti ci rivedi, se lo leggi a 25 ti ci immergi e se lo leggi a 40 ti ritrovi ad invidiarne i protagonisti e ti riscopri sorprendentemente irresponsabile. Crazy è questo: un’opera di cronaca viva che accomuna un pubblico di tutte le età, proprio perché tutti sono stati, sono o saranno adolescenti almeno una volta nella vita. È anche, forse senza volerlo, un racconto di sensibilizzazione nei confronti di chi si ritrova ad essere, di certo senza colpe, un portatore di handicap. Perché Crazy si è non tanto nel corpo che è di fuori ma nell’anima che è di dentro.

di Antonio Fioretto

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