Le auto del Ministero della Difesa su e-bay

Il governo riprova la strada dell’asta elettronica per la vendita delle auto blu, come nel 2014 quando le auto all’asta furono 116 di cui solo 82 trovarono un nuovo proprietario e tre furono acquistate da soggetti non residenti in Italia. Questa volta le auto scelte per la vendita sono del Ministero della Difesa, e non tutte blu, ma anche del classico verde militare: il numero delle auto messe all’asta è 33.

Le prime sono 5 Alfa Romeo 159 berlina del 2006, 1 Fiat Bravo del 2009, 1 Fiat Grande Punto verde, 1 Alfa Romeo 166 prima serie del 2003, 1 BMW 525d del 2010, 1 Lancia Thesis del 2006; tutti veicoli che mediamente non hanno neanche superato i 100.000 km.

Apparentemente sono auto usate poco, ma la domanda che alcuni potenziali acquirenti si pongono è la seguente: possono essere dei buoni affari? La risposta è “dipende”: la base d’asta è allettante, almeno per quanto riguarda le auto a marchio italiano, che si trovano offerte ad un prezzo più basso rispetto alle quotazioni correnti,.

L’affare ci può essere se gli interessanti non rilanciano l’offerta fino a superare il reale valore dell’auto, cosa che ovviamente si augura il Ministero. Possiamo aggiungere per i curiosi o possibili interessanti che questi veicoli sono stati utilizzati da un’amministrazione pubblica, quindi sono state guidate da persone diverse; ciò significa che gli organi maggiormente soggetti a consumo come la frizione possono essere più usurati del normale, quindi anche se la si acquista a un buon prezzo bisogna mettere in preventivo un buon tagliando, ed in più l’acquirente dovrà reimmatricolare la vettura a sue spese.

Compiendo un’analisi attenta però è nato il dubbio: “perché la Difesa vende veicoli ancora potenzialmente utilizzabili per svolgere i propri servizi?” Infatti, come nel caso della Fiat Grande Punto i km percorsi non sono neanche 31.000, e questo sembra più uno spreco che una vendita delle famose e fastidiose auto blu, che spesso sono additate come simbolo di spreco da parte della pubblica amministrazione; in questo caso un veicolo così si poteva riassegnare ad altri enti pubblici che hanno carenza di veicoli nuovi, come la Polizia di Stato, ma anche alcuni Comuni in forte deficit finanziario non possono permettersi l’acquisto di un mezzo per il controllo del territorio.

Secondo fonti del governo la somma ricavata dalla vendita di queste auto andrà a costituire un fondo per abbassare il rapporto tra debito pubblico e Pil, ma per rendere il fondo finanziariamente significativo è probabile che si dovranno mettere all’asta dei carri armati, perché se l’obiettivo fosse ricercato esclusivamente vendendo delle Fiat o delle BMW seminuove il risultato sperato sarebbe quantomeno utopistico.

L’auspicio che possiamo formulare è che l’esito dell’asta possa portare ad un giusto introito per l’Amministrazione, unito forse ad un risparmio per la gestione dei veicoli, ma soprattutto che i soldi non vengano spesi per riacquistare auto nuove, perché questo significherebbe solo una cattiva gestione del patrimonio pubblico.

di Giorgio Chiatti

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