Le maglie rosse di Meridiana e Accenture si incatenano per protestare contro i licenziamenti in massa

imageLe aziende tagliano sempre di più e cominciano sempre dal costo del lavoro, pensando di poter risolvere i problemi non dalla radice ma dalle metastasi generate solitamente dai vertici, siano essi aziendali o politici.

Per le aziende è proprio la politica la principale ragione della crisi e così si trincerano comodamente dietro al gioco dello scarica barile, per rimettere in discussione soprattutto gli assetti costituzionali che hanno garantito ai lavoratori condizioni sindacali dignitose. Quel che è peggio è che si assiste ad un gioco perverso che tende a stimolare una vera e propria “guerra tra poveri”, dove i lavoratori stessi si trovano sempre più spaccati ideologicamente fra chi vorrebbe fossero negati diritti sindacali e chi li vorrebbe estendere a chi non li ha. Mentre ci si crogiola in tali questioni, assistiamo intanto al proliferare di licenziamenti.

In Sardegna sono stati mandati a casa 1.634 lavoratori da Meridiana, mentre l’azienda Accenture (azienda globale di consulenza direzionale, servizi tecnologici e outsourcing) in Sicilia ha messo in mobilità 262 uomini. I dipendenti delle sue aziende si sono incatenati a Piazza San Babila a Milano. “Incateniamoci al diritto al lavoro” era lo slogan dei dipendenti “ le magliette rosse” di Meridiana e di Accenture. Sulle t-shirt si leggeva “Articolo 1: l’Italia è una Repubblica fondata sul silenzio delle istituzioni di fronte alla privazione del diritto al lavoro”. La protesta si è estesa contemporaneamente in altre piazze italiane (piazza Venezia a Roma, piazza Brà a Verona, piazza Regina Margherita a Olbia e piazza Politeama a Palermo). In Sardegna i dipendenti hanno creato una catena umana nella in piazza Yenne attorno alla statua di Carlo Felice. Ma cosa ha fatto Meridiana? Prima ha acquistato Air Italy, poi l’ha messa in asset come controllata ed infine l’ha gestita in regime di low cost.

Risultato? Ha ridotto i salari ai minimi storici e ha fatto lo stesso con i diritti sindacali, in nome di quella flessibilità tanto cara al governo Renzi. Per completare l’opera ha poi licenziato 1.634 lavoratori dell’azienda madre su un totale di circa 2.100 dipen¬denti, inquadrando i restanti secondo i dettami appunto low cost di Air Italy. In segno di protesta il comandante Andrea Mascia ed il suo assistente di volo Alessandro Santocchini sono saliti su un traliccio di trenta metri e da diciannove giorni osservano lo sciopero della fame. Il comandante e il suo assistente hanno deciso di ricusare la richiesta di incontro avanzata dall’amministratore di Meridiana, Roberto Scaramella.

Oltre a loro anche una cinquantina di dipendenti Meridiana, che presidiano in pianta stabile l’aeroporto per protestate contro il piano esuberi, hanno fatto irruzione nel piazzale della sede della compagnia, approfittando dei lavori in corso per la sostituzione dei pannelli di recinzione dell’area aeroportuale e sono entrati nella sede. L’occupazione pacifica si è risolta con l’intervento della polizia. La loro indignazione ha subito coinvolto le varie classi di dipendenti, così come- si legge nel profilo fb di Mascia- “gli utenti di molti servizi, dai voli ai telefoni, dalla sanità alla scuola.

Utenti che pagano in termini di perdita di qualità dell’offerta.” Solidali con la protesta sarda anche i massimi esponenti del comune: Ferdinando Secchi, Giovanni Dore e altri 8 consiglieri della maggioranza (Enrico Lobina, Filippo Petrucci, Emilio Montaldo, Francesca Ghirra, Sergio Mascia, Sebastiano Dessì, Giuseppe Andreozzi e Fabrizio Marcello) i quali hanno firmato all’unanimità un ordine del giorno riguardo la vertenza dei lavoratori della compagnia aerea. Giovanni Dore di Sardegna Pulita ha affermato “Circa 250 cagliaritani, altre centinaia di sardi, 1600 persone in tutto stanno perdendo un posto di lavoro in un settore in massima crescita in tutto il mondo e persino in Sardegna. Meridiana, pur con disagi, negli ultimi 10 anni é stata fondamentale per trasportare milioni di sardi con la cosiddetta continuità 2.

Perché i sardi non viaggiano solo per turismo, ma molto spesso sono obbligati a spostarsi per lavoro, studio e salute”. Ferdinando Secchi di Sardegna Pulita, ha poi puntualizzato “Il problema coinvolge anche molti cittadini cagliaritani. Le organizzazioni sindacali parlano chiaro: si tratta di circa 300 lavoratori che si trovano qui nella sede di Cagliari, ma altrettanti, sempre provenienti dal capoluogo, sparsi in tutta Italia. E saranno tutti disoccupati: molti di loro sono moglie e marito ambedue dipendenti della compagnia e con figli a carico. Una vera tragedia”. I consiglieri comunali quindi chiederanno al Sindaco, nella giornata di domani, di intervenire interloquendo con l’Anci e tutte le istituzioni interessate per cercare una soluzione a questa gravissima situazione che interessa dall’interno la nostra Isola. Come dicevamo, lo stesso scenario si è ripetuto alla Accenture di Palermo.

La commessa è stata spostata a Roma e i dipendenti sono stati assunti a contratto determinato. Ben 262 sono adesso in mobilità e per loro non ci sono speranze di reintegro. Ma ecco le date degli appuntamenti più salienti da qui a prossimi giorni. Oggi 4 novembre si aprirà il confronto azienda-sindacati sulla gestione delle procedure di mobilità presso la sede dell’assessorato regionale ai trasporti, a Cagliari. A Roma invece si riunirà il consiglio di amministrazione del Fondo speciale del trasporto aereo per analizzare la situazione. Il 7 novembre è invece prevista l’assemblea generale di tutti i dipendenti della compagnia.

di Simona Mazza

foto: dirittiglobali.it

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