Webamore

amore_virtualale“Scoprimi piano, senza fretta. Regalami parole e frasi e discorsi e racconti. Parlami di come sei, di come sono io, di come siamo diventati noi. Scrivi delle tue emozioni, sensazioni, del tuo rubarmi il cuore e l’anima, di come il tocco leggero e timido diventa impetuoso e veloce. Sfiora i tasti amore, componi la tua relazione con me, inventa nuovi mondi, nuove dimensioni. Vieni con me nel nostro non-luogo e non lasciarmi più. Il desiderio di te è così forte che le mie gambe diventano grovigli intorno alla sedia. Fisso il tuo volto immobile e lo bacio.

Ti tocco col pensiero, con l’immagine di te, con il mio vederti assolutamente e inequivocabilmente il mio ideale di persona da amare e da cui essere amati. Sei l’amante passionale, il riscatto dal mondo.

Non ti tocco, le nostre mani sono impegnate a creare la nostra storia, raccontano ciò che i nostri sensi comunicano al corpo. Corpo fermo, che accarezziamo da soli nel chiaroscuro dello schermo.

Adesso lo so. Io ti amo”.

Amare un’idea, un volto, un modo di esprimersi, una serie di parole che caratterizzano l’oggetto del desiderio. Amare pose improbabili in fotografie scattate ad arte nei momenti migliori, amare un ideale di perfezione, la parte che mancava, l’essere che è in grado di compiere l’esatto percorso di vita nell’esatto momento in cui si è deciso di compierlo. Il “webamore” è l’espressione di un amore fatto di frammenti, diviso tra il forte desiderio di sentire emozioni intense e il timore di legarsi ad un’altra persona. Si crea, allora, una realtà che ha l’effetto di un qualcosa di vero, ma non ha la sua forma autentica in cui, i soggetti del gioco amoroso scelgono di entrare in interazione con l’altro attraverso un gioco di ruolo mediante una simulazione o sostituzione.

Usando acronimi, segni ed immagini, si rimedia alla mancanza di messaggi non verbali quali la mimica facciale, il tono della voce, la gestualità, la disposizione spaziale degli interlocutori.

Ci sono differenze sostanziali rispetto alle relazioni “faccia a faccia“. L’identità subisce, quindi, un processo di decentralizzazione. Si usa il proprio essere tecnologico per dar forma ad un’immagine complementare di se stessi.

Non si sentono gli odori, non si vedono le espressioni del volto, non si percepiscono i guizzi degli occhi, non si tocca la pelle dell’altro. Non si legge, in poche parole, il linguaggio del corpo che rappresenta il 70% della comunicazione. Si riveste un ruolo e si adottano comportamenti che normalmente sarebbero negati o non accettati socialmente.

L’anonimato garantisce di non dover temere delle conseguenze delle proprie azioni. L’idealizzazione che si fa nei confronti di chi sentiamo online porta ad un attaccamento notevole verso l’altra   persona. Allo stesso tempo sono possibili sentimenti di paura di fronte alla possibilità di incontrarsi. Nascono così storie improbabili in cui ci si inventa scuse assurde, ma relativamente credibili, per rimandare il momento del contatto fisico. Quel contatto in cui non sapremo se saranno brividi o fastidio, se vorremmo restare o fuggire.

Ti amo, ripetuto all’infinito, nello spazio di una notte, di un “entrare in chat”. Ti amo ma non posso viverti che così, in sospensione tra la realtà ed il non-luogo. Ti amo, per sempre, perché per sempre saremo vissuti se stamperemo i nostri messaggi e diventeranno pagine di un libro. Ti amo, sicuramente, perché ho certezza che non ci deluderemo, niente di noi non può non piacerci nelle nostre immagini immobili e nelle parole pensate apposta per compiacerci. Ti amo perché niente, nel nostro affrontare la vita potrà minare il nostro cyberspazio. Ti amo perché non ci siamo nella lotta col quotidiano, rimaniamo perfetti e disposti a buttarci nel nostro mondo virtuale tenendoci per mano.

Ti amo, perché non esistiamo e possiamo amarci fino all’estremo o, almeno, fino al nostro primo tocco. Quando capiremo che non sappiamo chi siamo. O, talvolta, forse si.

di Deborah Capasso de Angelis 

foto: solobuonumore.com

1 risposta

  1. Intervista alla criminologa Deborah Capasso de Angelis: dall’evoluzione del crimine al ruolo della donna

    […] Ultimamente i casi che affrontiamo più di frequente sono quelli legati al cyber crime: dalle vittime di cyberstalking e cyberbullismo alla pedopornografia. Ma non mancano casi di furti di identità e di pishing. Ci stiamo adoperando per far conoscere quanto più è possibile ai “navigatori del web” come difendersi e come individuare l’autore di reato. Di bizzarro, trovo il modo di credere al nuovo tipo d’amore che ha visto la luce per mezzo dei social network e che ho definito il “Webamore”. […]

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