Santoro e Berlusconi all’ultimo sangue

santoroSantoro mette in chiaro subito le regole al suo pubblico: “Questa per noi è una trasmissione ordinaria vi chiedo solo una cosa, potete applaudire quando finiscono i blocchi e inizia la pubblicità lascerei senza applausi tutto quello fatto o detto prima. Non voglio claque, sono una cosa orribile”.

Inizia in toni quieti la decima puntata di Servizio Pubblico dal titolo “Mi consenta” con rammarico di Santoro che ammette più volte di attendere le “scintille”.

Lo si rivede, sullo schermo dello studio, in una famosa intervista nel 2009, affermare che “i ristoranti sono pieni”, ma non si scompone il cavaliere continuando a sostenere che all’epoca non ci fosse “nessun accenno ad una forte crisi: tutti pensavano che si stesse riprendendo un cammino di crescita” tanto che “la disoccupazione era inferiore all’8%, fisiologica per il nostro paese”.

Torna ad invitare gli elettori a non disperdere i voti: “Gli italiani che frazionano il voto danno il voto a tanti signori che poi formano il governo che però non può fare nulla. E’ meglio che votino un unico partito, magari tutti per me che è la soluzione migliore”, “non ci sono dubbi che sarebbe la cosa più adatta per lei” replica pronto Snatoro.

Finalmente le scintille esplodono alla fatidica domanda sull’Imu: Santoro chiede come mai, se è così semplice reperire i 4 miliardi di euro che Berlusconi vorrebbe reperire altrove eliminando la tassa sulla prima casa, non lo abbia fatto prima. Berlusconi risponde che si corre il rischio di “guastare i rapporti che pesano sul governo”. Ripete più volte, il cavaliere, come non sia possibile governare con l’attuale sistema non avendo il premier alcun potere, ragione per cui ha proposto di candidarsi come ministro dello Sviluppo Economico, ecco perché, torna a ripetere, occorre concentrare i voti o a destra o a sinistra. Quando gli viene chiesto come mai il Pdl abbia comunque votato in Parlamento a favore dell’Imu Berlusconi ha risposto: “Quella che abbiamo votato doveva essere una imposta comprensiva di tutte le imposte locali colpendo anche gli immobili ma non la prima casa, poi però il governo Monti è andato in altra direzione e noi abbiamo fatto di tutto per modificare il testo ma non ci siamo riusciti”, nonostante la maggioranza viene fatto notare, ma Berlusconi ribatte che “per il bene del paese” è stato necessario non far cadere il governo Monti che solo in un secondo momento ha iniziato a “subire le pressioni della sinistra, del Pd, della Cgil, della Fiom e della Camusso e questo spostamento a sinistra lo ha allontanato dalle nostre direttive nostre via via che il tempo passava”.

Il video della Merkel sconvolta mentre Berlusconi, giunto al vertice Nato, parla al telefono non lo scompongono: era al telefono con il leader turco Erdogan per convincerlo a votare a favore della nomina del danese Rasmussen, cosa attesa da tutti.

Entra in scena Travaglio parlando della doppia congiura: la congiura delle 42 ragazze sul suo libro paga e la congiura del governo Monti. Quarantadue ragazze cui Berlusconi versava 2500 euro al mese e che “adesso paghiamo noi” sottolinea Travaglio ricordando il caso di “Barbara Matera prima a libro paga nel 2007 e 2008 e poi nel 2009 candidata e eletta al parlamento europeo”, e lo stesso governo Monti cui in molte interviste citate  Berlusconi aveva dato pieno sostegno esprimendo apprezzamenti.

Vengono ripercorse anche le tappe della “teoria del complotto” tracciata mercoledì sera da Bruno Vespa: l’ordine di vendita dato dalla Bundesbank dei titoli di stato italiani, l’allarme finanziario, lo spread e le conseguenti dimissioni. All’annuncio di una intervista alla Bundesbank Berlusconi rimangia prontamente quanto affermato fino a ieri: “Non è stata la Bundesbank ma la Deutsche Bank che ordinò di vendere tutti i titoli italiani, greci e spagnoli. Se ieri ho detto altro può essere che mi sono sbagliato. La Bundesbank non c’entra niente… avrò avuto un lapsus, dato l’età può succedere”.

“Cedendo il nostro diritto di stampare moneta all’Ue, non abbiamo avuto la rassicurazione sulle garanzie per i titoli del debito pubblico e si è creata la possibilità di default con gli investitori che ci chiedono un premio di rischio e, quindi, un aumento dell’interesse. Contemporaneamente i tedeschi, su cui non ci sono dubbi, hanno fatto scendere i loro interessi: noi ci siamo impoveriti, la Germania si è arricchita”. Per questo motivo occorre che “la Bce diventi una banca vera che garantisca il debito pubblico” altrimenti l’Italia, così come la Spagna, la Grecia e il Portogallo saranno costrette ad uscire dall’euro.

I toni si riscaldano ulteriormente con il secondo intervento di Travaglio: ‘Ho aspettato 20 anni per intervistarla ma ora non mi viene nessuna domanda perché la cosa più grave non è cosa ha detto e cosa ha fatto in questi anni ma cosa non ha detto e non ha fatto. Pensi ora l’Italia come sarebbe… verrebbe da piangere a tutti noi e forse anche a lei: Non ha detto che chi non paga le tasse non è un furbo ma un ladro che ruba agli onesti. Non ha detto che chi paga o prende tangenti non va candidato. Che la mafia non va combattuta ma che va sconfitta proprio, che la Costituzione va rispettata e non va cambiata ogni volta”. Alle parole di Travaglio si indigna Berlusconi: “con le nostre leggi siamo riusciti a sequestrare e confiscare 25 mdl di patrimoni alle famiglie mafiose; abbiamo assicurato 32 pericolosi latitanti su 34; negli ultimi anni abbiamo arrestato qualcosa come 3.500 presunti mafiosi e nel mio primo governo ci fu un intervento che indurì il carcere duro ai mafiosi. Se qualcosa non mi si può addebitare – ha concluso – è di non aver portato avanti la lotta alla mafia”. Travaglio replica allora con un lungo elenco del “piccolo campionario di famiglia” tra cui la sopracitata Barbara Matera per la quale Berlusconi spiega: “sono amico di famiglia e quando hanno avuto bisogno di soldi per una casa gli ho fatto un prestito perché io sono generoso”. Travaglio recita poi il lungo elenco delle persone elette nel Pdl e coinvolti in vicende giudiziari, Berlusconi risponde che tali situazioni sono dovute alla “natura umana” e che “non si può fare con i sacerdoti, non si può fare con i carabinieri. Si può essere ingannati”.

I toni si surriscaldano definitivamente quando le postazioni si invertono e Berlusconi, seduto alla scrivania, inizia a sciorinare la vita di quello che definisce “genio del male” ricordando che dopo la laurea fu assunto proprio al Giornale di cui era editore e stilando l’elenco di tutti i processi civili e penali in cui è incorso Travaglio. Santoro perde la calma ed interrompe l’elenco, da Travaglio definito un “copia e incolla senza verifiche” , urlando “si vergogni”, parlando di non meglio chiare “Lei non sta rispettando le regole che ci siamo dati”. e ricordando che fu proprio lui a cacciare Montanelli dal Giornale oltre a riportare alla memoria il caso Biagi. Santoro si rifiuta di stringere la mano a Berlusconi che torna verso la sua sedia, occupata fino a quel momento da Travaglio, che pensa bene di pulire platealmente con un fazzoletto prima di riutilizzare.

Santoro si rammarica per l’elenco “di scartoffie messe assieme dai suoi collaboratori di cui manco conosce i contenuti” che ha rovinato la trasmissione, Berlusconi prima di andar via si definisce “uomo buono e giusto”, Santoro gli ricorda come “non è sempre importante solo l’opinione che si ha di noi stessi ma quella che hanno gli altri di noi”.

Gli unici che ne escono sicuramente sconfitti sono gli scommettitori di Stanleybet convinti che Berlusconi avrebbe abbandonato la trasmissione prima del termine, e il cavaliere ci tiene a farlo notare prima di andar via.

di Redazione

foto: bergamonews.it

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