Crisi, disoccupazione drammatica. Juncker: “Introduciamo il salario minimo”

JUNCKER EXCLUT UNE AUGMENTATION DES PLANS DE RELANCE EUROPÉENSNonostante il contingente ottimismo politico e il profluvio di proposte virtuose – la perequazione e la redistribuzione delle ricchezze (PD), la riduzione della pressione fiscale (PDL), la creazione di nuovi posti di lavoro partendo dal basso (Centro); gli stessi temi, pare, che ricorrono con rigorosa puntualità, prodromici dell’inizio della campagna elettorale – nonostante ciò, dicevo, il confronto con la realtà ci pone dinanzi ad uno scenario quantomeno allarmante. I dati sono sempre più critici: disoccupazione giovanile al 37,1% (Istat), pressione fiscale al 44,8%. Per non parlare dei mali endemici che hanno gravato fortemente sulla nostra economia: la recessione e l’inflazione – il paradosso è che l’aumento dei prezzi dovrebbe, in teoria, conseguire ad un livello del consumo in espansione.

Il numero uno dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker si dice allarmato dal fatto che l’unione monetaria non sia servita a riequilibrare la società. La mancanza di lavoro, «una tragedia che stiamo sottovalutando», può essere colmata soltanto attraverso l’adozione di politiche economiche nazionali in conformità alla road map disegnata dai quattro presidenti Draghi (BCE), Juncker, Van Rompuy (Consiglio europeo) e Barroso  (Commissione europea), la quale prevede l’introduzione del «salario minimo» in tutti i paesi della zona euro. In caso contrario, si contribuirà ad alimentare l’euoroscetticismo della classe operaia, costretta da una morsa trasversale a rinunciare a diritti e tutele di ogni tipo. A tal proposito, il Presidente uscente ribadisce che «non c’è nessun accordo sulla strada da imboccare nei prossimi anni; gli Usa e gli altri ci interpellano a proposito e noi abbiamo solo risposte di cortissimo respiro».

Nel corso dell’audizione odierna di commiato, presso la Commissione “Affari economici e monetari” del Parlamento europeo, Juncker ha comunque sottolineato che «I tempi che viviamo sono difficili, ma iniziamo il 2013 in una situazione nettamente migliore rispetto all’anno scorso. Il 2012 è stato un anno di risultati positivi».

di Andrea Capati

foto: corriereinformazione.it

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