Aristotele, la vera felicità

“Una rondine non fa primavera”. Lo sapevate che questa espressione che usiamo tutti con estrema disinvoltura viene da una delle opere più famose di Aristotele, famoso filosofo dell’antica Grecia?

Si tratta dell’ Etica nicomachea, chiamata così perché dedicata al figlio Nicomaco. Per poter affermare che la primavera sia davvero arrivata, è necessario vedere un numero più congruo di rondini rispetto al un singolo volatile.

Ovvero? Il piacere passeggero non fa la vera felicità: la felicità non equivale a qualche breve attimo di gioia. Talmente è forte questo concetto per Aristotele, che secondo lui, i bambini, addirittura non possono essere veramente felici.

Ma è possibile? Certo, ci risponde: i bambini sono ancora all’inizio della vita e non hanno ancora pienamente vissuto, in nessun senso. Ecco perché: per Aristotele la felicità richiede una lunga vita.

Aristotele, come anticipato nel capitolo precedente, era allievo di Platone, che a sua volta lo era stato di Socrate. Ciononostante le idee di questi tre sono molto differenti tra loro. Vediamo un esempio.

Ricordate il concetto del cerchio perfetto? Platone asseriva che il cerchio perfetto era solo quello che avevamo in mente; nei nostri pensieri. Nessun cerchio disegnato poteva essere così perfetto come quello presente nella nostra mente. Aristotele, invece, respinge la teoria delle idee formulata dal suo maestro, nella convinzione che per comprendere qualsiasi categoria generale bisogna esaminarne gli esempi particolari. Se si vuole sapere cos’è il gatto, si devono guardare i gatti veri e non pensare in astratto all’idea di gatto.

E sul concetto di vita che tipo di vita dobbiamo vivere? La risposta di Aristotele è “Ricercando la felicità”. E la parola usata da Aristotele a tal riguardo è “eudaimonia”, spesso tradotta più che con felicità, con serenità o successo. Si tratta di qualcosa di più di una sensazione piacevole passeggera o di fuggevoli attimi di beatitudine. Felicità non è una sensazione.

La vita migliore per un essere umano è quella in cui si usa al massimo grado la ragione. Ma cosa dobbiamo fare per aumentare le nostre probabilità di eudaimonia? Ecco la risposta di Aristotele: “Realizzare la nostra essenza”. Provare al momento giusto le emozioni giuste: questo ci indurrà a comportarci nel modo migliore.

I modelli giusti di comportamento sono <<virtù>>: quelli cattivi <<vizio>>. L’eudaimonia può essere conseguita solo nella vita di relazione all’interno di una società e come esseri sociali dobbiamo trovare la felicità interagendo in modo positivo con coloro che ci circondano.

La filosofia, secondo Aristotele, si alimenta con il dibattito. Ma anche con la possibilità di sbagliare, con i pensieri controcorrente, e l’apertura verso idee alternative. D’altronde la storia della filosofia ci insegna (e lo vedremo) che in quasi tutte le epoche hanno vissuto e operato filosofi pronti a riflettere in modo critico ciò che la gente prendeva per certo.

Foto di Couleur da Pixabay

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