Le feste di Primavera nel mondo

00312_14Villagers participating in the Holi Festival, Rajasthan, India, 1996Con l’arrivo della primavera, molte sono le culture, soprattutto agricole, che vedono come metafora di resurrezione. Ma non vale solo per quelle agricole, al giorno d’oggi anche la società più modernizzata rievoca la primavera come rinascita, anche se in forme più mediate. Proprio perchè è un concetto così radicato nei più riposti angoli dell’inconscio collettivo, grazie ad un passato carico di simbologia e di credenze.

E se da una parte inquadriamo la primavera in chiave positiva, dall’altro lato l’inverno, il freddo e il buio prolungato, rievocano pensieri negativi, a tal punto d’arrivare alla morte. E’ proprio l’inclinazione del sole nel cielo e l’interruzione della vita vegetale, vengono considerato come profezia di trapasso da molte civiltà.
Da quest’ansia che ne derivava, si dava vita a veri e propri rituali, che avevano la funzione di esorcizzare l’evento funesto e di favorire o provocare la rinascita. baba marta

Ecco perché il periodo che precede o segue l’equinozio di primavera è uno dei più ricchi di feste, cerimonie, credenze e miti. Liturgie vive ancora tutt’oggi e molto sentite.


Iniziando con la parte più estrema del mondo. A Chichen Itza, nello Yucatàn, ancor oggi si ripete lo spettacolo del Tempio Maya di Kukulkan. Al tramonto, sulla scalinata nord, si disegna una trama di luci e ombre che creano l’immagine di un grande serpente piumato, chiamato proprio Kukulkan, creata dai triangoli invertiti sotto la luce che cade giù dai gradoni della piramide.

Chichen_Itza-Wiki

Ad ogni equinozio, migliaia di persone arrivano nei siti archeologici del Messico a contemplare le meraviglie lasciate dall’antica civiltà Maya, e gli archeologi cercano proteggere le piramidi durante i rituali stessi.

I popoli pre-ispanici conoscevano bene questi fenomeni. Per questo sono stati in grado di edificare i loro edifici in funzione dell’equinozio e del solstizio. E, anche per i Maya, l’equinozio indicava loro i tempi adatti per piantare i campi, andare in guerra o tenere incoronazioni.

In Giappone, persiste l’usanza di godere della fioritura primaverile degli alberi, in particolar modo dei ciliegi. Il rito, che prende il nome di Hanami, letteralmente “ ammirare i fiori” , è la più antica tradizione giapponese. Ed è ancora oggi ampiamente sentita. In molti durante la fioritura dei ciliegi, si sposta dalla propria città verso località più famose del paese per assistere all’evento.

La festa è un occasione per consumare un picnic accompagnato da sake in abbondanza, all’ombra degli alberi fioriti. Si continua anche durante la notte, dove l’Hanami cambia nome in Yozakura, e cioè “La notte del Ciliegio”. Il Ciliegio, la sua morbidezza, la fugacità della sua vita è per i giapponesi il simbolo della fragilità, ma anche della rinascita.

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In Cina, avviene il Festival Qingming, tradotto ‘Giorno puro e luminoso’. Importantissima festa nazionale, si celebra quindici giorni dopo l’equinozio di primavera e cioè il 5 Aprile. La tradizione vuole che nel giorno della Festa di Qingming, i cari che visitano i loro defunti, facciano la pulizia di tombe e tumuli. Le persone eliminano detriti ed erbacce dalle tombe, facendo delle offerte di vino, riso, frutta, panini al vapore o cibi preferiti dal defunto, per onorare i loro parenti deceduti. Inoltre, dopo questo evento, è previsto un viaggio di famiglia, un segno per poter accantonare il passato e… rinascere. L’aquilone viene usato solitamente in questo giorno. Di notte si lega l’aquilone a delle piccole lanterne colorate in modo che appaiano come stelle. Tagliare la corda dell’aquilone, si crede porti buona fortuna ed elimini le malattie. Per molte famiglie cinesi la Festa di Qingming è davvero un obbligo di famiglia. Seguono le tradizioni fedelmente e considerano la festa un momento per riflettere e per onorare i loro antenati.

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Spostandoci poco più a Sud, nella suggestiva penisola indonesiana, troviamo Bali. In questo posto, ogni anno, si festeggia il Nyepi Day, il Giorno del silenzio che chiude l’anno animista-induista. Gli abitanti di Bali realizzano gigantesche e colorate maschere di cartapesta e bambù. Queste rappresentano, le divinità Dewa e i demoni Butha Kala, spiriti maligni da scacciare per propiziare il passaggio dalla giovinezza all’età adulta. La particolarità di questo giorno, è che tutto tace: niente luci, negozi chiusi, niente telefono, nessuno o quasi cammina per strada. Gli abitanti, infatti, credono che solo così sia possibile ingannare i demoni, facendo loro credere che l’isola sia disabitata. Ma il giorno seguente, l’isola riprende vita e festeggia con danze e musica, accompagnando la processione di Ogoh Ogoh. In questa processione i fantocci vengono portati in spiaggia e bruciati come omaggio agli dei, ricevendo serenità, armonia e una benedizione per il nuovo anno.

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Spostandoci un po’ più in Occidente, un’altra festa conosciuta ed ammirata in tutto il mondo, addirittura si organizzano viaggi per potervi assistere, è l’ambitissima Holi, “ la festa dei colori” indiana. In molti aspettano questa festa per tutto l’anno, ed è anche una delle più antiche della mitologia indù. Viene celebrato il giorno successivo alla prima notte di luna piena (dhulhendi) nel mese di Phalgun. Durante questa notte, vengono accesi mille falò, che illuminano il buio, per festeggiare l’allontanamento degli spiriti e la vittoria del bene sul male. Il termine holi difatti significa “ brucia” in indi. Ma il bello avviene il giorno dopo: di prima mattina, nelle strade, ogni indiano si arma di polveri colorate miste ad acqua, e fiori. E con allegria e spensieratezza, ci si lancia misture di acqua e polveri colorate. E tutte le strade, villaggi e non solo, anche le persone diventano una tavolozza di colori, pronti per dar tono alla primavera. Seguono poi balli e canti. La festa dei colori segna la fine della stagione invernale in India, Nepal, Pakistan e Bangladesh.

Passiamo in Europa.

La Bulgaria, saluta la primavera con una delle feste più importanti è il Kukeri, che si svolge negli ultimi giorni dell’inverno, di solito a fine Marzo. Partecipano solo solo uomini bulgari, indossando vestiti di pelle di pecora e campane di rame appese alle proprie cinture. Ci si raduna ballando e cantando, cercando così di spaventare gli spiriti maligni che si crede abbiamo vissuto durante tutto l’inverno. E’ una delle feste più suggestive d’Europa. In contemporanea, si svolge anche un’altra festa, la Baba Marta, che secondo la tradizione, influenzerebbe il tempo atmosferico. Anche questa festa segna la fine dell’inverno dando il bentornato alla primavera che sta arrivando. Nei giorni di festa, si è soliti scambiarsi dei braccialetti, collane o bamboline di lana, chiamati tutti martenitsi. Questi monili servirebbero proprio a far contenta Baba Marta, colei che influenza , e avere così un tempo più mite. Per distaccarsi dai martenitsi, le ragazze devono farseli togliere dai ragazzi, e i ragazzi dalle ragazze, e possono decidere di appenderli a un albero da frutta. Questo come augurio di trasmettergli la salute e la fortuna. Questa festa per i bulgari, è la festa della vita longeva e della prosperità.

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In centro Europa fin dal 1500, Praga festeggia l’arrivo della piacevole stagione con un’esposizione in onore di San Matteo che, secondo un detto ceco, “rompe il ghiaccio”, Lui, secondo la tradizione dello stato, è l’apostolo che chiude le porte dell’inverno per spalancarle alla primavera. La fiera di San Matteo, tra le più antiche d’Europa, raccoglie decine di giostre e una mostra di pesci esotici, squali, anemoni, coralli, chiamata “Sea World”. Quest’anno la fiera e la festa dureranno dal 1 marzo al 19 aprile.

Passiamo in Inghilterra. Il Regno Unito, influenzato dai celti, si mette in relazione l’equinozio di primavera ad una sequenza di appuntamenti volti a propiziare il “nuovo inizio”. È la cerimonia che festeggia Eostre, dea sassone della produttività, alla quale ci si indirizza per un buon raccolto.   L’equinozio di primavera ogni anno riunisce, prima dell’alba, druidi e pagani a Stonehenge per accogliere il Sole tra i megaliti. I celti avevano infatti notato un generale dilatazione ed riduzione delle giornate relativa alle varie posizioni che il Sole assume all’orizzonte. Quando le giornate si allungano, il Sole si sposta lungo l’orizzonte passando per l’est, assistendo all’equinozio di primavera, appunto. E viceversa, quando si accorciano il Sole si sposta nel verso opposto ripassando per l’est, il 23 settembre, ossia quando si verifica l’equinozio d’autunno. Per le civiltà megalitiche, la relazione tra Sole e Natura dava vita alla ricorrenza più importante poiché significava il rinnovamento e rinascita.

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In Spagna, a Valentia, la città diventa protagonista del panorama europeo con le sue Fallas, che attirano migliaia di visitatori nella bella città spagnola in cui grandi e piccoli monumenti di cartapesta vengono sparsi per le vie, pronti ad essere consumati dalle fiamme. In realtà prende vita un vero e proprio carnevale: dopo mesi di lavoro per realizzarli, questi manufatti allegorici che ritraggono scene e problemi di vita quotidiana, vengono bruciati nelle piazze della città spagnola. Si risparmia solo la creazione che ha ottenuto un maggior numero di preferenze da parte di una giuria.

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L’evento è basato sulla vecchia usanza dei falegnami di celebrare il loro patrono, San Giuseppe: proprio il 19 marzo. In realtà all’origine la festa era molto più “ umile “: i falegnami mettevano in strada un lampadario sostenuto da un palo, a mo di candelabro, dandogli fuoco. Insieme bruciavano resti di legno accumulati durante il lavoro invernale. Col tempo, si aggiunsero sempre più cose inutili o inutilizzabili ai falò, fino ad arrivare a vestire il candelabro per dargli parvenza umana, raffigurando la persona che si voleva criticare o deridere. Con gli anni, anche grazie all’apporto del vicinato, si è arrivati a ricreare piccole scene ed il ninot (“pupazzo”).

E… In Italia?

L’europa è basata sulla religione cristiana, sommariamente parlando. Dunque ogni evento Durante il mese di marzo vengono ripresi, in molte località italiane, antichi riti propiziatori di origine pagana.
Una delle usanze più diffuse in varie regioni del nostro paese è quella cosiddetta «della vecchia», dal nome con cui si indica il fantoccio che viene adornato di collane fatte con arance e salsicce e riempito di frutta secca. A un certo punto qualcuno sega la «vecchia» e la frutta che cade dall’interno del pupazzo viene distribuita ai bambini presenti.

Se la festività della Pasqua cade in marzo, gli abitanti di Savona, in Liguria, celebrano l’avvenimento con una processione. Tutti coloro che partecipano al corteo devono recare in mano rami fioriti, mentre le varie confraternite indossano, per l’occasione, tipici costumi di fattura medievale.

Nell’Alto Adige, il 31 marzo, giorno di san Benedetto e data d’inizio della primavera, in ogni casa si procede alla benedizione di un ramo di ulivo, di un tralcio di lauro e di un mazzetto di steli coperti di bacche. Essi dovranno servire ad adornare il Crocifisso, che in ogni abitazione di campagna è collocato sotto il portico oppure nella stalla, a protezione degli animali domestici che vi sono ricoverati. Gli abitanti delle valli trentine sono soliti far germogliare rami di pesco o di melo che sono stati raccolti in autunno e tenuti al buio per tutta la durata della stagione invernale. Portati alla luce e trattati in modo particolare, i rami finiscono per fiorire.

Anche a Corzano, un paese della Romagna, nell’ultima domenica di marzo (e con ancora maggiore solennità se la data coincide con la settimana successiva a quella in cui cade la Pasqua) si celebra il rito del fuoco. Durante i festeggiamenti la gente accende enormi falò sulle colline circostanti e brucia mannelli di frumento e pannocchie di granoturco che sono stati appositamente conservati dall’anno precedente, nella speranza – dalle radici remotissime – che le fiamme riescano a bruciare tutti i pericolosi nemici delle piante e a purificare dal male la terra e l’acqua.

In vista dell’imminente primavera, con l’auspicio di abbondanti raccolti, piogge ben dosate e sole in abbondanza. E molto spesso, si intrecciano con le tradizionali cerimonie previste per festeggiare la Quaresima cristiana o, addirittura, con le processioni di carattere pasquale. Ma il tutto è pur sempre basato su riti pagani, che scongiuravano il male e allontanavano la negatività dal raccolto.

Che sia superstizione o solo fede, o entrambe le cose, in fondo il rito di primavera porta, in tutto il mondo, a riempirsi di positività e leggerezza, proprio come in Giappone; di redenzione e preghiera, proprio come in Cina; di allegria, e colori, come in India; d’abbondanza e nuovo inizio, come in Pakistan; o che sia di allegria come in Spagna, o di orazione e superstizione, come in Italia, la primavera è quella stagione in cui si può ricominciare a vivere e a prendere la vita di petto e con tutti un augurio a cui si ispirano questi riti.

di Anna Porcari

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