“La partita doppia”: il nuovo libro di Rosario Manola. Intervista all’autore

Titoli di credito, azioni, obbligazioni, attività, passività.

Quante volte ne abbiamo sentito parlare e, soprattutto, quante volte ci sono sembrati termini freddi e senz’anima?

La banca, poi, non l’abbiamo sempre immaginata come un luogo rigido e immobile, con impiegati in perfetto completo giacca e cravatta?

Ecco, dimentichiamo per un attimo tutti i nostri luoghi comuni: immaginiamo la filiale di una città di provincia dove, fra clienti inferociti, rapine, prostitute, probabili tumulazioni clandestine e truffatori, si rincorrono le vite dei personaggi che, fra sketch comici e scene amare, vedono snodarsi una serie di eventi dai quali saranno immancabilmente travolti.

Il tutto condito con qualche leggera e sana nozione bancaria che, come direbbero alcuni, male non fa.

Arrivando alla fine il lettore attento dovrà fare i conti con la sua stessa visione della realtà.

Vi sembra impossibile? Certo che no!

Basta leggere il nuovo libro dello scrittore Rosario Manola (foto sotto), “La Partita doppia”, per rendersi conto che non è tutto oro quel che luccica e che le apparenze possono ingannare più del previsto.

Abbiamo intervistato per voi l’autore.

Rosario Manola, da dove viene l’idea di questo libro?

Tutto è nato dall’idea di un collega in pensione, grande appassionato e interprete di commedie in dialetto romano. Un giorno ha mandato un messaggio sul gruppo social chiedendo di inviargli qualche episodio divertente avvenuto in banca per poi scriverci una commedia. L’idea mi è subito piaciuta così, nel tempo libero, mi sono messo all’opera. Alla fine mi sono reso conto che non avevo scritto singoli episodi ma un’unica storia, con il suo inizio e la sua conclusione. Fra l’altro non era nemmeno divertente come dovrebbe essere una commedia; la storia, in effetti, ha parti comiche ma è anche tragica e riflessiva nel suo insieme. Il collega, infatti, mi ha risposto “Non m’interessa” ma, siccome ormai la trama aveva preso la sua direzione, ho deciso di tradurla in un romanzo, aggiungendo parti descrittive in quelle scene che nel teatro sono immagini. Ho impiegato circa un anno per terminare tutto.

A questo punto non tenga i nostri lettori sulle spine, ci racconti qualcosa della trama.

Come si è capito, le vicende si svolgono in banca ma l’importanza primaria è data alle persone e alle relazioni umane che si sviluppano in questo contesto. Vengono messe in luce delle vite che si snodano parallele ma che in realtà si scoprono essere apparenti, diverse da quello che sembrano. Ci sono, infatti, persone che paiono oneste ma che in realtà conducono vite riprovevoli per la morale comune, altre persone considerate reiette dalla società che invece hanno un’umanità e un vissuto da comprendere. Vorrei che il mio libro facesse comprendere che ogni vita umana va rispettata. Quando descrivo il personaggio di Rosa, la prostituta di strada, mi sforzo di far capire che si tratta comunque di una persona che ha un passato, delle emozioni e che compie delle azioni che per noi sono reprensibilima che per lei sono la vita.

Lei è il capo contabile di una nota banca a Roma. Anche il suo personaggio, Riccardo Morelli, che nella storia fa da cronista, ricopre il medesimo ruolo. Lo potremmo definire un alter-ego? Ci tolga anche una curiosità: quanto c’è di vero nelle situazioni descritte?


Certamente, Riccardo è il mio alter-ego. Ho descritto tutte storie vere ed ho sviato solo alcune circostanze per camuffare l’identità dei soggetti che si celano dietro alcuni personaggi del libro. Non era mia intenzione mettere in imbarazzo persone amiche o semplici conoscenti. Tutto quello che ho riportato nel libro l’ho vissuto in prima persona o mi è stato raccontato da fonti attendibili.

Le sue pagine sono popolate da donne diverse l’una dall’altra ma fra tutte spicca Paola, che conquista il lettore con la sua veracità e perspicacia. Lei a quale personaggio è più affezionato?

A Paola, sicuramente. Il personaggio è ispirato a una collega con la quale ho lavorato a stretto contatto; alcuni giorni poteva sembrare insopportabile per il suo carattere esuberante, però devo dire che non ho mai incontrato una persona più genuina di lei. Dice tutto quello che pensa senza paura delle gerarchie o delle conseguenze. Il mio personaggio presenta la sua stessa spiccata intuizione, come si legge nella scena della rapina: nessuno vuole crederle, nemmeno le forze dell’ordine, anche l’evidenza sembra andarle contro, invece sarà proprio lei ad avere ragione.

In una scena del libro, Bruno, il cassiere dell’agenzia, si lamenta dei correntisti che svolgono le operazioni allo sportello e si rifiutano di utilizzare l’internet banking. In che modo la tecnologia ha cambiato i rapporti fra la banca e i suoi clienti. Pensa sia stata una miglioria?

E’ successo anche in altri campi, per esempio in agricoltura: prima c’erano i braccianti, ora ci sono le macchine. Con l’impiego dei mezzi meccanici il lavoro di dieci uomini viene svolto da una sola persona. Lo stesso è in banca. Prima c’erano i cassieri ed i consulenti e il rapporto umano era primario, adesso c’è la tecnologia che fa risparmiare: il cassiere è  un costo fisso e lo si sostituisce con una macchina automatizzata. E’ vero, inizialmente la macchina costa di più, però nel tempo la spesa viene ammortizzata. Cambia che il cliente deve ora usufruire dei servizi con l’internet banking o con l’ATM. Se, per esempio, devi chiedere un prestito, basta leggere le condizioni e quali documenti presentare sul sito della banca, poi fai tutto via e-mail, incontrando il consulente bancario solo se necessario. In passato, invece, parlavi con il bancario, che poteva consigliarti. Cosa è cambiato fondamentalmente per il cliente? Ben poco. Sia che si utilizzi una pagina web sia che si vada in filiale a parlare con un consulente è la banca che decide quali prodotti proporre, per la soddisfazione del cliente e, soprattutto, per il proprio massimo profitto.

Lei ha scelto un titolo particolare, “La partita doppia”, ed ha scritto dell’importanza di raggiungere il pareggio fra ciò che si è desiderato e quanto si è realizzato. Che messaggio ha voluto lanciare con il suo libro? Soprattutto, Lei ha raggiunto il tanto agognato “Zero”?

In realtà all’inizio avevo deciso di chiamare il libro “Virginia”, in onore di questa donna controversa che affascina tutti gli altri personaggi. Quando ho terminato la scrittura mi sono però reso conto che il titolo non era più adeguato, così ne ho cercato un altro. Io faccio il contabile quindi sono abituato a trattare la partita doppia e questa mi è sembrata il titolo perfetto. Tutti gli episodi del romanzo cercano un pareggio, il raggiungimento di una situazione di equilibrio, perciò mi è venuto spontaneo intitolare il libro così. Ovviamente nella vita la partita doppia è un’illusione. In contabilità puoi fare un’uscita di denaro solo se hai la corrispettiva cifra positiva, nella realtà invece l’economia la considero una rapina. Nel libro prendo ad esempio la compravendita di carne: per procurartene una determinata quantità devi investire una determinata cifra. Ma la merce acquistata si ottiene uccidendo un animale, la cui vita è unica e non duplicabile. L’apparente bilanciamento fra merce e corrispettivo in denaro, quindi, in realtà presenta uno sbilancio incolmabile, se si considera il punto di vista dell’animale, al quale viene tolto tutto in cambio di niente. Per quanto riguarda la mia condizione, il bilancio si farà a consuntivo, il più in là possibile, se in salute e serenità.

Dottor Manola, potremmo dire che il tema del doppio ricorre anche nella sua vita. Di giorno con bilanci e numeri, di notte con penna e calamaio. Prossimamente cosa l’attende?

Che mi attende? Diciamo che mi basta vivere cercando di soddisfare i bisogni. Ho cominciato a lavorare molto giovane e non ho mai avuto veramente tempo libero per cui il desiderio per il mio futuro è quello di poter fare quello che mi va. Cosa non lo so ancora. Ho già l’idea di altri due libri ma io non scrivo per dovere. Semplicemente mi piace. Ho scritto “La partita doppia” perché stimolato dal collega. In passato ho pubblicato un altro libro, “Il vuoto”, perché si trattava di un progetto particolare che mi intrigava: un libro scritto da più autori, con il progredire della trama senza l’obbligo di rispettare i canoni del precedente scrittore, se non il tema di base.  

Siamo arrivati alla fine della nostra intervista. La ringraziamo e le chiediamo di salutare i nostri lettori con una frase del suo libro che possa stimolare la loro curiosità.

Pensandoci bene, non ho una frase né ricordo un episodio che racchiuda, in sintesi, il senso del romanzo. In realtà non ho mai pensato a questo. Sono molto affezionato, invece, al discorso finale che si svolge fra Riccardo e Virginia, la cui conclusione si racchiude nel medesimo giudizio che i due personaggi hanno rispettivamente l’uno dell’altro, sulla vita squallida che fanno. Per Riccardo la donna rappresenta la squadratura della partita: per colpa di lei si trova invischiato in un marchingegno legale che involontariamente lui stesso ha azionato e di cui non arriva a conoscere l’esito. Trovo importante anche il rapporto fra Riccardo e Rosa, l’altra protagonista femminile del libro, perché rappresenta bene cosa sia lo spirito di umanità, o almeno come lo intendo io. Non posso enunciare, quindi, una frase precisa, non c’è, il libro è un continuum. Bisogna leggerlo.

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