Immaginario americano e letteratura: Addio alle armi

Addio alle armi: l'immaginario americano.

In un mondo sempre più globalizzato e interconnesso come il nostro è fondamentale conoscere le basi delle altre culture, anche se a prima vista ci appaiono molto simili alla nostra.

È il caso ad esempio dell’America e dei suoi stili di vita, ai quali si ispirano migliaia di giovani in tutti i Paesi del globo terrestre. Ma conosciamo davvero le matrici della sua cultura? Un modo interessante per scoprirlo è partire dalla lettura di uno dei suoi classici per eccellenza: il romanzo “Addio alle armi” di Ernest Hemingway.

Dalla lettura del testo emergono fin da subito diversi spunti per indagare l’immaginario americano, inerenti soprattutto al piano dei personaggi – eroe e antieroe – e dello spazio – inteso come località geografica, come attraversamento di ponti e come casa.

L’immaginario riscontrato nell’analisi di questi ambiti appartiene sia alla matrice della frontiera sia a quella puritana, per certi versi confermandole, mentre per altri rovesciandole.

L’intero romanzo appare un grande capovolgimento di quel concetto fondamentale per il mondo americano che è la guerra, qui vista non nella sua chiave mitopoietica e di distinzione, ma nella sua valenza distruttiva, inevitabile e incapace di dar vita a qualsiasi cosa di significativo.

La trama di Addio alle armi e l’immaginario americano

Frederic Henry è un americano giunto a Roma per studiare architettura, ma che poi decide di arruolarsi nei reparti sanitari dell’esercito italiano. Mentre si trova a prestare servizio nei pressi di Gorizia conosce un’Assistente Volontaria Dottori inglese, dal nome di Catherine Barkley.

Dopo aver finto per un po’di amarla, se ne innamora davvero, e viene da lei ricambiato. Frederic viene ferito al ginocchio e mandato a Milano per un’assistenza migliore. Qui viene raggiunto da Catherine che se ne prenderà cura. Una volta operato, passa la convalescenza serenamente.

Quando la bella stagione è finita Catherine confessa a Frederic che sta per avere un bimbo. Lui, però, è costretto a lasciarla sola per tornare al fronte. La guerra quell’estate è stata devastante, ma il peggio deve ancora arrivare. Frederic si trova coinvolto nella ritirata di Caporetto, diserta e si nasconde con Catherine finché non è obbligato a rifugiarsi in Svizzera. Qui la ragazza morirà con il suo bambino a seguito di un lungo e complicato parto.

Da questa breve descrizione degli eventi principali emerge con evidenza il fatto che le vicende non avvengano in un unico luogo, ma in più località differenti alla ricerca di una casa che non è mai l’America.

Spicca, inoltre, l’antieroismo del protagonista che sceglie di disertare reputando più importante la sua vita della guerra per cui si trova a combattere. Si sottolinea qui un ultimo grande tema, ovvero quello della sterilità della guerra, alla quale il protagonista risponde con l’amore – unico sentimento in grado di salvare l’uomo dalla distruzione di se stesso – e, come da buon americano, spostandosi.

Entrambe le soluzioni appariranno, però, inutili di fronte ad una guerra che simboleggia il caos, il vuoto assoluto, emblema dell’incolmabile distanza tra l’uomo e Dio e della mancata conciliazione di Bene e Male: tra di essi passa il disegno della predestinazione di Dio.

I personaggi principali

Hemingway costruisce il protagonista del romanzo, il tenente Frederic Henry, a partire dalla sua esperienza biografica. Frederic sa di non essere un eroe coraggioso. Il tenente non è quindi né l’eroe professionista della frontiera, né l’eroe passivo della matrice puritana. È il loser e lo resterà fino alla fine della storia. Risponde alla guerra con la fuga rispecchiandosi nei valori dell’uomo della frontiera.

Catherine Barkley è dipinta come una ragazza totalmente sottomessa alla volontà di Frederic – lo segue ovunque -, disperatamente decisa ad essere una brava ragazza. In questo ricorda un po’ il personaggio dello psicopatico dal punto di vista puritano che fa di tutto per ottenere la perfezione in ogni sua azione.

I luoghi del romanzo

Gli spazi ricoprono una parte importante all’interno dell’opera e sono molto interessanti dal punto di vista dell’immaginario americano. 

Si può parlare degli spazi a tre livelli:

  1. i luoghi geografici in cui il protagonista si sposta durante la guerra;
  2. l’attraversamento di ponti;
  3. l’idea di casa.

I luoghi geografici in cui il tenente Henry si sposta sono molti, nell’ordine: Gorizia, Bainsizza, Milano, Caporetto, Pinzano, di nuovo Milano, Stresa, Brissago, Locarno, Montreux, Losanna.

Mappa degli spostamenti dei protagonisti per comprendere l'immaginario americano.

Questo frenetico movimento in alcuni casi è obbligato dalla guerra, in altri, come nell’ultimo tratto da Stresa in poi, sono spostamenti decisi dal protagonista per fuggire dalla stessa. Frederic, in sintonia con l’immaginario americano richiamato finora, risponde al conflitto cercando nuovi spazi.

Il secondo livello dello spazio è rappresentato dall’insistenza con cui l’autore descrive l’attraversamento dei ponti da parte del protagonista. Gli attraversamenti di Frederic sono dei continui passaggi dalla morte alla rinascita.

Infine, nel testo si parla spesso di casa, non rispettando propriamente l’immaginario americano. Frederic non ha intenzione di tornare in America – non la chiama mai neanche una volta con l’appellativo di casa durante la storia. Lui e Catherine denominano casa l’ospedale e le stanze dei diversi alberghi in cui alloggiano. Casa sono tutti i luoghi della loro relazione.

La casa del protagonista però non è mai un luogo stabile al contrario di come solitamente la intende l’immaginario.

È interessante notare un elemento ricorrente in tutti gli spazi percorsi dal protagonista: la pioggia. Essa è l’elemento che indica la costante presenza della predestinazione all’interno della storia. È con questa che entra in gioco nel romanzo, in maniera evidente, la matrice puritana.

L’immaginario americano: la frontiera e gli ideali del puritanesimo

La funzione dell’opera non è altro che quella di cercare di creare nuovi spazi in cui fuggire per far fronte alla distruzione della guerra, purtroppo senza avere successo. Come il bimbo di Catherine non riesce a nascere, allo stesso modo fallisce il tentativo di creare nuovi orizzonti in cui essere felici. È qui il più grande stravolgimento dell’immaginario americano operato da Hemingway.  

Come preannunciato all’inizio dell’analisi, è possibile vedere in più punti la matrice puritana e quella della frontiera confermate e stravolte. Il protagonista si arruola per contribuire al conflitto, ma alla fine fugge, senza, però, tornare veramente a casa alla fine della storia.

Il tenente e Catherine non credono in Dio, ma tutta la vicenda è imperniata sulla predestinazione. L’autore del romanzo prende, quindi, i fondamenti dell’immaginario e in alcuni casi decide di mantenerli inalterati, in altri decide di stravolgerli contribuendo a rendere l’idea di precarietà che, come volontario durante la Prima guerra mondiale, deve aver provato.

Il conflitto – nel caso specifico la Prima guerra mondiale – viene descritto attraverso gli occhi del protagonista come inconcludente, violento e sterile. L’unico modo per farvi fronte è lo spostamento continuo, ma soprattutto la fuga che comunque non porta ad una situazione di tranquillità – morte di Catherine e del bambino – e che si esplica con un farwell to arms: un addio non solo alle armi, ma anche agli abbracci perché quello che Hemingway vuole trasmettere saltando dall’immaginario della frontiera a quello puritano è che dalla guerra non può nascere nulla se non devastazione.

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