Vent’anni senza Gino Bartali, ci manca il suo ‘E’ tutto sbagliato!’

Esattamente 20 anni fa, il 5 maggio 2000, scompariva Gino Bartali. Si era ritirato dal ciclismo agonistico a quarant’anni, nel 1954. Da allora, per altri quarantacinque anni lo avevamo visto tante volte in Tv, a polemizzare contro i corridori italiani al “Processo alla Tappa” e – addirittura – a “Striscia la Notizia”, che lo ebbe per un anno tra i suoi conduttori.

A ottant’anni fu vittima di uno scippo alla Stazione di Firenze: inseguì l’ignaro ladruncolo e recuperò il suo borsello, dimostrando ancora una volta uno scatto micidiale! Ma oltre ad essere stato un grandissimo campione, durante la guerra contribuì a salvare centinaia di ebrei dall’Olocausto. Per questo fu riconosciuto come Giusto tra le Nazioni.

Bartali, il toscanaccio polemico

Nato a Ponte a Ema, oggi frazione di Firenze, il 18 luglio 1914, Bartali esordì al professionismo a poco più di vent’anni, in una Milano-Sanremo dove arrivò quarto, dopo aver condotto per molti chilometri da solo. In seguito, trionfò quattro volte nella “classicissima di primavera”, record tuttora imbattuto, tra gli italiani. Nei due anni successivi (1936 e 1937), vinse due Giri d’Italia e si sentì pronto per il Tour de France.

Nessuno era mai riuscito a trionfare nello stesso anno nei due grandi giri a tappe: Gino, dopo qualche giorno era già in maglia gialla. Purtroppo, però, incappò in una brutta caduta in un torrente e fu costretto al ritiro. Ci riprovò l’anno successivo, dopo aver appositamente rinunciato al Giro d’Italia e fu un trionfo: sette vittorie di tappa e vittoria finale.

Passarono due anni e, nel 1940, tra i gregari della sua squadra (la mitica “Legnano”), fu ingaggiato un ragazzo ventenne di Castellania, provincia di Alessandria: tale Fausto Coppi. Destino volle che Gino incorse in un’altra caduta (per evitare un cane che gli attraversava la strada, disse poi) e il gregario ventenne si prese la maglia rosa e poi il Giro d’Italia, vincendo una tappa appenninica per distacco.

Nacque così quella rivalità che ha contrassegnato la storia del ciclismo e dello sport italiano: Coppi-Bartali. Tra i due, Gino rappresentò sempre il contraltare irascibile e polemico del silenzioso Coppi. 1946: Giro d’Italia a Gino e Milano Sanremo a Fausto; 1947: Giro d’Italia a Fausto e Milano-Sanremo a Gino.

Bartali e Coppi simboli di un’Italia spaccata

L’Italia si era spaccata in due ma non solo in campo sportivo, tra Coppi e Bartali. Il 18 aprile 1948 vi furono le prime elezioni politiche della Repubblica italiana. Si doveva decidere se dovessero governare i partiti democratici o il blocco socialcomunista filo-sovietico. Il cattolico Bartali fu identificato come appartenente al primo gruppo. Coppi, che pensava solo alla bicicletta (e alle donne) fu arbitrariamente collocato tra i socialcomunisti.

Nel 1948, Gino, ormai trentaquattrenne si iscrisse nuovamente al Tour de France. Nel frattempo, uno studente anticomunista sparava addosso al segretario del PCI, Palmiro Togliatti, che fu ricoverato in gravissime condizioni. Le “leggende metropolitane” di allora recitano che, grazie a una grandissima vittoria di tappa, Gino salvò l’Italia dalla guerra civile. In realtà fu lo stesso Togliatti, appena ripresa conoscenza, a parlare ai microfoni della radio per placare gli animi.

Fatto sta che Gino ottenne il suo più grande trionfo, distogliendo sicuramente gli italiani da altri pensieri. 8 vittorie di tappa (record soltanto uguagliato venticinque anni più tardi dal belga Eddy Merckx) e vittoria finale con ventisei minuti di distacco sul secondo classificato! Nessuno è ancora riuscito a vincere due Tour a dieci anni di distanza l’uno dall’altro.

L’è tutto sbagliato!

A Bartali piaceva alimentare il mito intorno a sé: “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!” era la sua frase preferita. Nel 1950, a trentasei anni, vinse nuovamente la Milano-Sanremo, imponendosi in volata sul gruppo compatto, che annoverava fior di velocisti; il tempo di scendere dalla bici e nuovamente a polemizzare: “mi sarebbe bastato che non avesse vinto Coppi, ma va bene anche così!”.

Eppure, i due si rispettavano e, qualche volta hanno anche solidarizzato: nel 1949, al Tour, Bartali e Coppi militavano nuovamente nella stessa squadra; a poche tappe dal termine, Gino, indossando la maglia gialla del primato, era in fuga insieme al rivale di sempre, ma cadde e forò. Fausto cominciò a rallentare per attenderlo, ma Gino lo rimproverò: “Vai via, Coppi, vincila tu questa tappa!” (Fausto, oltre alla tappa, gli strappò anche la maglia del primato e vinse il Tour, ma questa è un’altra storia).

Il 103° Giro d’Italia, quest’anno, chissà se inizierà. Sicuramente non avrà Bartali né tra i suoi protagonisti, né tra i suoi più polemici spettatori. Ci mancherà anche questa volta, il “Toscanaccio”. E, in questo periodo di emergenza sanitaria, avremmo ancora bisogno di sentire la sua vociaccia, tuonare polemicamente: “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!”

Foto: La Nazione

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