Vegetariani e vegani in aumento secondo le stime Nielsen

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Nel 2004 erano 5 milioni e mezzo, oggi sono più di 7 milioni. A tanto ammontano, secondo le stime Nielsen, gli italiani che si sono convertiti al vegetarismo. E la tendenza è certamente in aumento: sempre più persone ogni anno fanno questa scelta, nel rispetto della natura e della propria salute.

Sia i vegetariani, sia i vegani, dicono no agli allevamenti intensivi di carne e pesce che riforniscono per la maggior parte negozi e supermercati e, quindi, le nostre tavole. I metodi di allevamento e macellazione sono visti come una crudeltà contro gli animali. Crudeltà peraltro inutile, in quanto il consumo di proteine di origine animale, storicamente un lusso che solo i ricchi potevano concedersi, non sarebbe necessario al miglioramento della nostra salute. Anzi, aumenterebbe addirittura l’incidenza di tumori e malattie cardiovascolari.

I vegani si spingono oltre, eliminando dalla dieta anche uova, latticini  e miele. Questo perché anche le mucche da latte e le galline dopo circa due anni diventano carne da macello.
Limitarsi a scegliere carne certificata e non proveniente da allevamenti industriali non basta? Secondo i difensori del vegetarismo no, in quanto l’impatto ambientale in termini di acqua, suolo, mangimi ed energia è comunque troppo elevato in un mondo sovraffollato e in perenne scarsità di risorse come il nostro.

Insomma, la sfida continua, tra chi sostiene che una dieta bilanciata debba prevedere anche le proteine nobili della carne, il calcio dei latticini e gli acidi grassi come gli Omega 3 del pesce e chi invece è convinto che le stesse sostanze si ritrovino negli alimenti di origine vegetale. Il segreto starebbe nella varietà: sostituendo cento piatti contenenti proteine animali con cento piatti a base di vegetali, si otterrebbero gli stessi nutrienti, con un minor sovraccarico per il nostro organismo.

Molti di noi non sono pronti all’impatto psicologico di un totale cambiamento delle abitudini alimentari. Spesso il principale colpevole è la mancanza di tempo: una volta alla settimana corriamo affannati tra gli scaffali del supermercato in chiusura e non ci rendiamo nemmeno conto che ciò che compriamo non è ciò che sentiamo ci farebbe stare meglio e in armonia con noi stessi, bensì quello che le multinazionali e le pubblicità ci fanno percepire come indispensabile alla sopravvivenza.

Se solo ci fermassimo a pensare, scopriremmo che la scelta vegetariana non si discosta poi tanto dalla dieta Mediterranea, eletta dall’UNESCO patrimonio intangibile dell’umanità. Un pasto a base di antipasto di verdure, primo piatto con cereali, legumi e olio extravergine di oliva e un frutto di stagione è probabilmente l’alternativa più salutista, gustosa, veloce ed economica. Senza dimenticare che è anche la più sostenibile, dal momento che con quello che mangia un onnivoro si sfamano 10 vegetariani e 20 vegani. 

di Eleonora Alice Fornara

Foto: amoyoga.it

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