Unione Europea: chi entra e chi esce

Ue nuova_0Chi entra e chi vorrebbe entrare, ovvero la sudditanza ucraina alla Russia

In settimana, Moldavia e Georgia hanno firmato gli accordi di associazione con l’Unione Europea, primo vero passo verso il Libero Scambio e per entrare a fare parte -in un futuro ancora remoto- della Ue. Non firmataria è stata però il pesce più grosso, l’Ucraina, rivelando il veto russo sulla decisione. Mosca, infatti, intende lanciare una Unione doganale Euroasiatica di cui facciano parte proprio Russia, Ucraina, Bielorussia e Kazakistan: un progetto incompatibile con gli eventuali accordi europei. Nel caso non fossero bastate le dolci promesse, Putin aveva minacciato gravi ripercussioni economiche tra i due Paesi. Un ulteriore ostacolo alla sigla dell’accordo con l’Unione Europea era anche la partita di Julia Tymoshenko: la sua scarcerazione sarebbe stata fondamentale.

Mentre la classe dirigente ucraina balbettava quel suo dasvidania a Bruxelles (in “stretto” dialetto moscovita), le piazze di Kiev rigurgitavano migliaia di manifestanti che chiedevano le dimissioni di chi (il presidente Yakunovich tra tutti) negava loro il sogno europeo. Ci ha pensato una carica all’alba di circa duemila poliziotti in assetto antisommossa a sedare con l’uso della violenza ogni tipo di protesta.  

Chi esce e chi vorrebbe uscire, ovvero gli incontentabili

Mentre il popolo ucraino chiede a gran voce un passo verso l’Occidente, l’Unione Europea si prepara a rinnovare il suo Parlamento (elezioni di maggio 2014) con crescente preoccupazione.

Si teme, infatti, il boom delle forze euroscettiche: basti pensare ad Alba Dorata in Grecia che, secondo i sondaggi, si afferma al 26% come primo partito; il Front National di Marine Le Pen guarda Ump e i socialisti francesi dall’alto del suo 24% che significa primato d’Oltralpe.

In Italia – mentre la resuscitata Forza Italia e gli scissionisti di Nuovo Centrodestra si arrampicano al primo posto nei sondaggi – il Movimento 5 Stelle resta saldo al 22%.

Balzo in avanti anche del Partito della Libertà di Geert Wilders -estrema destra- che potrebbe raggiungere 24 seggi nella Camera Bassa del Parlamento olandese (contro i 30 del premier Mark Rutte).

Dunque, il rischio per le ottave elezioni europee è proprio quello di un Parlamento con una corposa presenza “anti-europeista”, maggioritaria in quegli Stati che hanno dovuto subire, su diktat di Bruxelles, severe misure di austerità rivelatesi estremamente dannose.  

di Giovanni Succhielli

foto: attivitaeuropee.cnr.it

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