Tregua Hezbollah-Israele, vincitori e vinti

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Tregua Hezbollah-Israele. È entrata in vigore alle ore 4.00 del 27 novembre 2024.  La crisi, subito indicata dai media come “Terza guerra israelo-libanese” era ufficialmente iniziata il 17 settembre scorso. Vi furono attacchi aerei israeliani sul territorio libanese e un attacco hacker ai cercapersone, walkie-talkie, radio e pannelli solari del gruppo armato Hezbollah. Forse in futuro qualcuno la chiamerà “guerra dei 70 giorni”. In realtà scontri saltuari tra le parti e i lanci di missili e le operazioni con droni erano già iniziati a partire dal 10 ottobre 2023.

Per capire lo stato dei fatti sono necessarie delle premesse perché il Libano è un paese molto particolare. Il principio ordinatore del suo assetto istituzionale e giuridico è l’appartenenza religiosa di ogni singolo cittadino. In base al “Patto Nazionale” del 1943, il Presidente della Repubblica è cristiano maronita. Il primo ministro è musulmano sunnita e il Presidente del Parlamento è musulmano sciita.

Gli accordi di Taif, che hanno posto fine alla guerra civile tra le confessioni religiose (1975-1991) hanno poi posto altri paletti. Fu introdotta la parità tra cristiani e musulmani relativamente al numero di deputati (prima era 6-5 in favore dei cristiani). Furono poi aumentati i poteri e le prerogative del primo ministro (sunnita) a scapito del presidente della repubblica (cristiano). Tali accordi erano stati imposti con le armi dal dittatore siriano El Assad (padre), a capo di un partito filo-sciita, spalleggiato dall’Iran degli Ayatollah.

La guerra Hezbollah-Israele del 2006

I siriani abbandonarono il Libano lasciando il potere in mano al partito armato Hezbollah, di confessione sciita. Hezbollah, dopo il 1991, non ha mai consegnato le armi all’esercito ufficiale del Libano. I rapporti di forza con esso, al contrario, sono ampiamente scivolati a proprio favore. Inoltre, Hezbollah mira al controllo dei luoghi santi di Gerusalemme da parte sciita e, in quanto filo-iraniano, alla distruzione di Israele. Con tali precedenti, nell’agosto 2006 scoppiò, per 34 giorni, una guerra Hezbollah-Israele, che si concluse con la risoluzione n. 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

La risoluzione 1701 prevedeva il contemporaneo ritiro di Hezbollah a nord del fiume Litani e delle truppe israeliane dal Libano. Le operazioni dovevano essere sorvegliate da una Forza di Interposizione delle Nazioni Unite (UNIFIL) nel sud del Libano. Mentre le forze israeliane abbandonavano il Libano al più tardi nel dicembre 2006, Hezbollah rimase indisturbata sulle sue postazioni. Di lì lanciava, spesso e volentieri, i suoi razzi verso Israele, in particolare dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.

Il tutto, sotto gli occhi del contingente UNIFIL, comandato e composto in maggioranza dall’esercito italiano. Inoltre, da due anni a questa parte, Hezbollah ha impedito l’elezione del Presidente della Repubblica libanese, che, come da accordi, spetterebbe ai cristiani maroniti.

Cosa dicono gli accordi del 27 novembre

Come detto, Israele il 17 settembre 2024 oltrepassava nuovamente il confine libanese. Contemporaneamente dava inizio a una serie di operazioni mirate ad eliminare i capi Hezbollah. Il loro capo supremo Hasan Nasrallah venne ucciso il 27 settembre in un massiccio raid sulla periferia sud di Beirut. Hashem Safieddine, il successore di Nasrallah alla guida dell’organizzazione, fu ucciso in ottobre in un altro pesante raid su Beirut. Sino a giungere, finalmente, agli accordi che hanno consentito la presente tregua.

Il dialogo diretto si è svolto tra Israele e Nabih Berri, presidente del Parlamento libanese, quindi in quota sciita ma non Hezbollah. Governo ed esercito libanese hanno accettato il loro ruolo nel mantenimento della tregua, grazie alla mediazione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Allora, che cosa dicono gli accordi?

La tregua Hezbollah-Israele ripropone la risoluzione ONU del 2006

Sostanzialmente ripropongono la risoluzione ONU n. 1701 del 2006. Il testo prevede il ritiro di Israele entro 60 giorni e la cessazione di voli di ricognizione o bombardamenti sul Libano. Hezbollah dovrà spostare armi e combattenti a nord del fiume Litani, territorio verso cui è oggi già sostanzialmente arretrato di fronte a Israele. Il territorio a sud del Litani sarà presidiato dall’esercito libanese con il supporto dei caschi blu dell’Unifil.

Il Libano si prepara quindi a riprendere il controllo del sud, ma le misure necessarie per completare il dispiegamento del suo esercito hanno bisogno dei tempi necessari. Per questo il governo libanese ha invitato i profughi civili del sud a ritardare il ritorno fino al ritiro completo delle forze israeliane. Sembra che tale comunicato sia stato suggerito dalle stesse forze armate israeliane.

Rispetto al 2006, il nuovo accordo introduce garanti internazionali, tra cui Francia e Stati Uniti, incaricati di monitorare le violazioni e valutare le eventuali reazioni. È appena il caso di notare che l’Italia, pur comandando il contingente UNIFIL, non è citata in nessuna parte dello stesso. Detto ciò, il cronista è sicuramente pessimista che la tregua attuale possa trasformarsi in un vero accordo di pace. Ma non ha dubbi a indicare chi siano stati i vincitori e chi i vinti di questa ennesima guerra.

Chi ha vinto tra Hezbollah e Israele

Hezbollah lascia per la prima volta dal 2006 una buona fetta di territorio a nord di Israele. Inoltre Il mediatore Nabib Berri ha invitato in TV i libanesi ad “affrettare l’elezione di un Presidente della Repubblica”. Dello stesso parere si è espresso il mediatore francese Macron. Infine all’esercito ufficiale libanese è riconosciuto un ruolo per la prima volta dopo decenni. Comunque la si rigiri sono tutti scacchi a Hezbollah.

Israele si ritira all’interno dei suoi confini da cui si era mosso soltanto all’inizio della presente guerra. In 70 giorni ha spinto suoi nemici oggettivamente più a nord. Oggi, quindi, può disporre il ritorno alle loro case dei circa 50.000 sfollati durante le operazioni di guerra. E potrà dare respiro a parte delle sue truppe in attesa di riutilizzarle per la spallata finale a Gaza. Si dirà: ma se Hezbollah ancora una volta non rispetta gli accordi? Il modesto cronista ritiene che stavolta difficilmente rischierà una guerra civile con l’esercito governativo. Inoltre il contingente UNIFIL sarà rinforzato da truppe francesi e USA meno accondiscendenti di quelle italiane. Lo farà solo se accade nuovamente qualcosa di simile all’attacco del 7 ottobre 2023.

La sensazione è comunque che Hezbollah sia molto più debole di 70 giorni fa, anche all’interno dello Stato libanese. I musulmani sciiti sono infatti una minoranza nel paese, anche se negli anni sono stati spalleggiati da molte frange di musulmani sunniti e anche di cristiani. A tali settori sembra strizzare l’occhio Israele per attrarli in qualcosa di simile agli accordi di Abramo stipulati con gli Stati arabi anti-iraniani. Per relegare Hezbollah in alcuni bantustans così come ha fatto con i palestinesi.

Foto di hosny salah da Pixabay

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