Tour 2019. Prende il via la corsa ciclistica a tappe più famosa del mondo. Tre settimane in bici sotto un sole cocente da Bruxelles a Parigi, passando per i Pirenei e le Alpi. Quest’anno si festeggia anche il centenario della maglia gialla. L’indumento simbolo del primato che indica il corridore in testa alla corsa.
Ventuno le tappe. Si parte da Bruxelles il 6 luglio, in onore di Eddy Merckx, cinque volte vincitore della corsa che qui nacque e, cinquant’anni fa, si aggiudicò per la prima volta il Tour. Come lui, hanno vinto cinque volte i francesi Jacques Anquetil e Bernard Hinault. Gli italiani hanno trionfato solo dieci volte e con soli sette corridori in 116 anni.
I dieci trionfi italiani al Tour de France
Iniziò nel 1924 Ottavio Bottecchia, un emigrato in Francia e semisconosciuto in Italia. Era già arrivato secondo l’anno prima e si ripeté l’anno successivo, indossando la maglia gialla dalla prima all’ultima tappa. Nel 1937, Gino Bartali, dopo aver vinto il Giro d’Italia, tentò di fare doppietta anche Oltralpe. Cadde però in discesa; finì in un fosso e, febbricitante fu costretto al ritiro. Ci riprovò l’anno dopo, dopo aver rinunciato alla corsa italiana e trionfò. Nel 1948, dopo dieci anni, Bartali compì a 35 anni la sua più grande impresa, giungendo primo a Parigi, dopo aver vinto otto tappe.
L’accoppiata Giro-Tour sembrava impossibile ma riuscì a un certo Fausto Coppi, nel 1949. Come Bartali, l’anno precedente, il piemontese aveva accumulato un notevole ritardo nelle prime tappe. Poi, l’unico suo avversario fu proprio il toscano, al quale strappò la maglia gialle sulle Alpi e, infine, staccò a cronometro. Coppi ripeté l’accoppiata Giro-Tour nel 1952.
Nel 1960, il toscano Gastone Nencini, vincendo il Tour, dette il dispiacere al francese Anquetil di ripetere l’impresa di Coppi (Giro+Tour nello stesso anno). Il normanno vi riuscì poi nel 1964. Il giovane Felice Gimondi giunse in maglia gialla a Parigi, nel 1965, dopo aver indossato il simbolo del primato sin dalla terza tappa.
Per tornare a vedere un italiano sul gradino più alto del podio finale si dovette attendere il 1998, con Marco Pantani. Il romagnolo fu anche l’ultimo a compiere l’accoppiata Giro-Tour nello stesso anno. Infine, nel 2014 fu la volta del siciliano Vincenzo Nibali a giungere primo sotto l’Arc de Triomphe.
Il percorso del Tour 2019
Quest’anno, come detto, si parte da Bruxelles. Contrariamente al Giro d’Italia degli ultimi trent’anni, infatti, una partenza fuori dai confini è irrituale, al Tour. Nella prima tappa, di 192 km si scala il mitico Muro di Grammont, simbolo del Giro delle Fiandre ma troppo lontano dal traguardo per fare selezione.
Qualcosa si comincerà a capire nella seconda tappa, a cronometro per squadre. Il primo arrivo in salita si ha alla sesta tappa, Mulhouse-La Planche des Belles Filles. Sette chilometri con pendenza media all’8,7% con il tratto finale al 20%. Molto dura anche l’ottava tappa Macon-Saint Etiènne, il 13 luglio, con ben cinque Gran premi della montagna. Il 16 luglio, primo giorno di riposo.
I Pirenei si cominciano ad assaggiare alla 12^ tappa: due montagne molto dure ma arrivo in discesa. Il 19 luglio (13^ tappa), l’unica cronometro individuale della corsa, di soli 27 chilometri. Tappa fondamentale è la successiva, con arrivo in cima al durissimo Tourmalet, anticipato da un altro difficile colle. Insidiosissima anche la 15^ tappa, con tre Gdm e arrivo in salita. Nuovo giorno di riposo il 22 luglio.
Le Alpi si affrontano alla 18^ tappa, il 25 luglio. Tre le montagne storiche da scalare: il Vars, l’Izoard e il Galibier (2500 metri) con arrivo in discesa. Nella 19^ tappa, ancora tre colli, con arrivo in salita. Ultima tappa di montagna, la ventesima. Altri due Gdm, prima della interminabile salita finale di 30 chilometri con tratti oltre il 10%. L’ultima tappa è la consueta passerella finale a Parigi.
Pronostici per il Tour 2019
E’ sicuramente un Tour de France per scalatori. L’unica tappa a cronometro, di soli 27 chilometri, è posta infatti in una posizione tale da incidere minimamente. Non per nulla i grandi cronomen, Chris Froome e Tom Dumoulin, pur non disdegnando le salite, hanno preferito rinunciare alla partenza.
A noi piace molto il colombiano Nairo Quintana, vincitore del Giro 2014 e della Vuelta 2016. Grande scalatore, al Tour è giunto due volte secondo e una volta terzo, sempre dietro a chi, a cronometro si è dimostrato più forte di lui. Quest’anno può anche beneficiare dell’apporto di due gregari di lusso come gli spagnoli Landa e Valverde.
Lo scorso anno ha vinto il gallese Geraint Thomas e, per tale motivo, è tra i favoriti anche quest’anno. In squadra, però, ha un altro colombiano, il giovane Egan Bernal che, avendo appena vinto il Giro della Svizzera, non pensiamo che se la senti di fargli da gregario. Due galli a cantare nella stessa squadra, difficilmente portano alla vittoria. A meno che, come nel mitico 1949, non si chiamino Coppi e Bartali.
Non possiamo, come sempre, non citare nei nostri pronostici, il messinese Vincenzo Nibali. Secondo al recente Giro d’Italia, ha dimostrato, negli ultimi giorni, di aver superato il grave infortunio subito l’anno scorso, proprio al Tour de France. Conoscendolo, ci aspettiamo che, sui Pirenei, lasci che i suoi avversari si elimino a vicenda. Se sulle Alpi avrà ancora fiato – e noi pensiamo di sì – potrà dire la sua. Forza Vincenzo!
Fonte foto: Paris Match
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