The Clara Ward Singers. E una breve storia del Gospel

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Prima di parlare di Clara Ward è necessario fare una veloce panoramica sulla musica Gospel. Questa musica è strettamente legata alla religione cristiana protestante, più in particolare alla corrente pentecostale americana. Questa mette al centro della fede il libro sacro, la Bibbia, nonché la figura di Gesù e i suoi miracoli.

Nel XIX secolo le chiese americane protestanti danno largo spazio ai momenti canori, per lo più con inni già previsti dalla tradizione inglese, molti dei quali composti da Issac Watts all’inizio del XIII secolo. Questi inni sono eseguiti da cori professionisti presenti nelle chiese delle grandi città, ma nell’America rurale del secolo molti non sapevano leggere la musica o non avevano comunque a disposizione delle parti da seguire. In queste zone vengono praticati i canti denominati “spirituals”. Nacquero dall’evoluzione dei canti di lavoro degli schiavi africani, uniti a testi dal carattere sacro e cristiano.

Si noti che gli schiavi delle magioni americane e provenienti dall’Africa spesso non parlavano la stessa lingua tuttavia seguivano rituali religiosi simili. I proprietari temevano questi riti e imponevano quindi loro la fede cristiana eseguendo funzioni religiose all’interno delle piantagioni. Qui gli schiavi impararono i precetti del cristianesimo ma continuarono a seguire i modus-operandi ereditati dai riti pagani ora però arricchiti dai canti spirituals. Sono canti in un certo senso allegorico: che parlano della libertà dell’anima ma in realtà anche della libertà dal padrone opprimente, del viaggio verso Dio ma anche del viaggio per scappare dalle torture del campo. Si evidenzia come un canto dove la centralità è l’espressione delle emozioni: di speranza, di gioia, di riscatto. Inoltre rimangono legati in parte con i rituali ormai dimenticati dove gli astanti intervenivano, gridavano la loro presenza. In seguito, questa co-partecipazione, rimase nei momenti a “chiamata e risposta” con un solista (magari lo stesso officiante) che canta un pezzo che poi viene ripetuto a corale dai fedeli presenti.

Dopo la guerra civile americana (1861-1865) le comunità nere del Sud crearono le proprie chiese. Qui gli spiritual ebbero una prima evoluzione nell’incontro col Blues: i momenti musicali quindi mischiarono le caratteristiche armoniche e tecniche di questa musica profana con i testi sacri. Però non è ancora musica Gospel.

Prima fu necessario il passaggio di un artista fondamentale: Thomas Dorsey (1899-1993) che nacque ad Atlanta dove imparò il blues e poi si spostò nel 1918 a Chicago a cercare fortuna. In questi anni sono numerosi gli americani che si spostano dagli stati del Sud alle grandi città del nord per lavorare. Qui Thomas Dorsey ebbe modo di vistare le chiese delle comunità nere, ma le funzioni in queste parrocchie seguivano ancora lo stile europeo con inni di compositori bianchi eseguiti da cori professionisti. Vi trovò una celebrazione piuttosto formale lontana da quella partecipata conosciuta in precedenza: nelle chiese del Sud tutti possono cantare, muoversi, battere le mani, partecipare con cenni e grida di gioia “Halleluya”. A Chicago Dorsey si fece velocemente conoscere come musicista ed esecutore di talento e promosse la musica Blues in diversi quartieri. Nonostante il successo, tra il 1926 e 1928 cadde in depressione e solo a seguito di una tragica perdita riuscì a trovare conforto nella fede.

Dorsey fece una cosa apparentemente banale ma mai sviluppata prima: unì il suo stile musicale con canti dedicati a Dio, alla speranza e alla religione. Sono canzoni che si riferiscono al sacro ma in realtà veicolano emozioni che tutti provano nella vita. Chiamò le sue nuove raccolte di canzoni: gospel-blues, per la prima volta questo stile mischiato con elementi del blues e del jazz viene messo per iscritto. Viaggiò di chiesa in chiesa con un gruppo proponendo la sua musica (e vendendo i canzonieri). Dopo di lui a diffondere il genere Gospel in tutta l’America fu Mahalia Jackson (1911-1972), che ebbe già modo in giovane età di conoscere tutte le forme del jazz a New Orleans dove nacque. Lei ebbe il merito di portare il Gospel fuori dalle chiese pentecostali e incidere registrazioni che poi chiunque avrebbe potuto ascoltare direttamente da casa. La sua voce fu una delle prime a essere apprezzata anche dal pubblico bianco delle sale da concerto.

Il legame della musica Gospel con le chiese oggi è dato per scontato, in realtà il canto è una delle caratteristiche principali della fede cristiana fin dai suoi albori e proprio nella fede pentecostale raggiunge ulteriore risalto in quanto la bellezza della parola cantata la avvicina di più a Dio. Inoltre, l’idea è che se Dio ha donato una voce e una dote performativa, è giusto impiegarla per cantare le lodi e fare arrivare il messaggio tramite la musica a quanti più fedeli possibili.

The Ward Singers

Nel 1931, a Philadelphia, Gertrude Mae Ward assieme alle figlie Clara e Willa fonda un gruppo canoro per la chiesa cittadina. All’epoca era un modesto gruppo familiare e solo dopo qualche anno cominciò a ricevere (e ricercare) un certo successo di pubblico, precedentemente rilegato alle funzioni religiose pentecostali. I concerti in chiesa per queste formazioni erano più numerosi rispetto a quelli eseguiti per un pubblico laico su palchi di sale da ballo e club. Il Trio in pochi anni divenne un quartetto: la madre Gertrude lasciò l’esecuzione canora per dedicarsi totalmente all’attività manageriale mentre alle due sorelle si aggiunsero la contralto Henrietta Waddy e poi la soprano Marion Williams (quest’ultima sarebbe poi diventata piuttosto famosa).

A questo punto la carriera delle Ward Singers può partire. Il Gospel già da una decina d’anni riscontrava un certo successo di pubblico fuori dalle chiese grazie alle diffusioni tramite radio e vinili, mentre alcuni gruppi canori iniziarono a esibirsi in sale e arene anche per un pubblico laico, come nel caso dei Five Blind Boys of Mississippi e i Five Blind Boys of Alabama. Fra la fine degli anni ’40 e l’inizio dei ’50 le Ward Singers girano tutti gli Stati Uniti e registrano i primi singoli in 78 giri: When I Get Home (Savoy Records, 1947); Who Could Ask For Anything Else (Savoy Records, 1950); The Fountain (Gotham, 1951).

The Clara Ward Singers

Tuttavia sembra che i successi non fossero equamente ripartiti a livello economico. Nel 1958 Henrietta e Marion lasciano il quartetto e formano un proprio gruppo. Pare che la manager Gertrude e la figlia Clara tenessero per sé la maggior parte delle entrate derivate da esecuzioni e registrazioni e che le altre cantanti dovessero pagarsi da sé le trasferte e gli alloggi. Si noti come i dissidi causati dai pagamenti non erano una rarità fra gli artisti di grande calibro: Mile Davis si lamentava di quante volte abbia dovuto insistere violentemente con Charlie Parker per essere pagato e lo stesso successe a Maceo Parker che finì per lasciare la band di James Brown.

Dal 1953 il quartetto cambiò il nome in The Clara Ward Singers, spostando quindi l’attenzione alla posizione leader di Clara ma mantenendo in realtà lo stile che le aveva contraddistinte fino ad allora. Clara ebbe pure l’occasione di registrare alcuni album da solista tutt’altro che Gospel: Hang Your Tears Out to Dry (Verve Records, 1966) che include brani country, folk e pop fra cui una cover di Help dei Beatles; Soul And Inspiration (Capitol Records, 1969), con brani di genere Soul e R&B. Clara e il suo gruppo apparvero spesso in Show televisivi americani (The Mike Douglas Show) e in alcuni film fra cui A Time to Sing (Arthur Dreifuss, 1968). Nel 1968 e nel 1969 The Clara Ward Singers fecero due tour in Vietnam su richiesta del dipartimento di stato americano per intrattenere le truppe durante il conflitto. In realtà in quegli anni si esibirono anche in Indonesia, Thailandia, Giappone, Australia, nonché in Europa. Continuarono sempre i concerti nelle chiese, i più frequenti a Los Angeles i quali venivano diffusi tramite la radio locale gestita ancora dalla madre Getrude.

Clara non visse una vita spensierata, in giovane età fu violentata dal cugino e successivamente soffrì molto la figura onnipresente della madre che controllava ogni aspetto della sua vita e si adoperò per evitare che la figlia avesse relazioni con uomini che ne avrebbero minato la carriera. Ebbe spesso episodi di alcolismo e collassi che nel 1973 la indussero in coma e poi alla morte all’età di 48 anni. Sua sorella, che ne curò la biografia, segnala come Clara ebbe però sempre momenti di gioia durante il canto e passando il tempo con altre importanti figure della musica gospel fra cui il reverendo Clarence Franklin (il padre di Aretha) e l’importantissima cantante Mahalia Jackson.

Stile

Come visto nella storia del Gospel, negli anni ’30 e ’40 la musica sacra si è unita con elementi del blues e del jazz. Questo è il caso del The Clara Ward Singers che seguivano lo stile dei gruppi corali ma mettendo in particolare risalto tutte le voci delle componenti. Non è quindi la regola del botta-e-risposta, né del solita accompagnato, bensì un turbinio di alternanze di parti soliste e controcanti con spazi lasciati a tutte le esecutrici (non sempre Clara Ward spiccava sulle colleghe nonostante fosse la leader). Ed è proprio il caso di dire “turbinio” poiché quasi tutte le canzoni del gruppo sono cariche, allegre, frenetiche, molte volte lontane da brani più intimi e riflessivi della musica gospel (e infatti saranno criticate per il loro eccessivo entusiasmo da palcoscenico ben visibile nei video dell’epoca). L’energia è riscontrabile in Travelin’ Shoes, brano di cui si possono ascoltare diverse registrazioni online, mentre il virtuosismo delle singole parti si individua nel live del 1968 alla Playboy Mansion in cui eseguono la famosa His Eye is on the Sparrow, mentre la carica solista di Clara emerge nella celebre When the Saints go Marching In (We Gotta Shout, 1963).

Epilogo

Con la morte di Clara Ward nel 1973 l’attività delle Ward Singers non si è fermata, hanno continuato a eseguire canti gospel nelle chiese e nei palchi. Nonostante la dipartita dei grandi nomi di questo genere (già Mahalia Jackson nel 1972, o Thomas Dorsey nel 1993) il Gospel ha saputo continuare la sua strada nelle chiese e nell’influenzare generi successivi di largo successo anche lontano dal contesto sacro, fra cui la musica Soul, con Aretha Franklin, James Brown e Sam Cooke. Oggi Il Gospel afroamericano si propone con sonorità urban e con voci nate e cresciute nello stile rap.

Foto di Samuele Schirò da Pixabay

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