Tanti sport diversi o troppo poco sport ?

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All’inizio erano il calcio e la caccia per i ragazzi. Per le donne danza classica, pallavolo e sci. Come sono cambiate le abitudini sportive dei giovani italiani dai tempi della prima rilevazione Istat del 1959? Secondo una ricerca condotta dalla facoltà di sociologia dell’Università Milano Bicocca, oggi come allora il calcio continua a dominare tra i ragazzi, praticato dal 42% dei maschi, e la pallavolo tra le donne, con il 23%.

Ma questo è vero finché si è piccoli e lo sport è soprattutto un momento di aggregazione e socializzazione. E dopo? Guardandoci intorno salta subito all’occhio una situazione ben più sfaccettata. Sempre più spesso le donne si avvicinano agli sport maschili, come kick boxing, basket e motociclismo, mentre gli uomini a quelli tradizionalmente considerati femminili, ad esempio la pallavolo. A determinare questa ecletticità tra i giovani del ventunesimo secolo è senza dubbio l’evoluzione culturale. Nell’era della globalizzazione godiamo di un’istruzione più varia, abbiamo occasione di entrare in contatto con persone di nazionalità diversa, il benessere economico generalizzato fa sì che lo sport non sia questione d’elite. Pensiamo a quanti nuovi sport sono nati negli ultimi anni, grazie alla contaminazione con le discipline orientali:  yoga, power yoga, pilates. A spopolare, tra le donne ma non solo, sono poi le attività bruciagrassi e tonificanti, quasi sempre  d’importazione californiana: jump fit, cardio fitness, acquadynamic, aeroboxe. Fin da bambini ci confrontiamo con coetanei dinamici, iscritti anche a 2, 3 se non quattro corsi contemporaneamente: calcio, karate, inglese, computer. Inevitabilmente ciò stimola la nostra curiosità.

Detto questo, quanto siamo assidui nel praticare un’attività sportiva? Purtroppo non molto. Solo il 20% dei giovani ne pratica una in modo regolare, il 33% in modo saltuario, mentre ben il 43% non pratica alcuno sport. Tra questi, quasi il 20% ha praticato sport da bambino, ma poi lo ha abbandonato. Insomma, a discapito dei consigli di medici e nutrizionisti, i giovani italiani sono troppo  impegnati in attività collaterali. Se prima lo sport rappresentava l’occasione di aggregazione per eccellenza, oggi l’identità di gruppo è cercata altrove e gli happy hour la fanno da padrone. E così scegliamo sempre più spesso sport individuali, praticabili nei ritagli di tempo: dal jogging alle 7 del mattino al nuoto alle 20.30 dopo il lavoro. 

di Eleonora Alice Fornara

Foto: accadueoclub.it

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