Salvatore Quasimodo: l’Ermetismo, la guerra e la svolta

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Nel 1959 il poeta siciliano Salvatore Quasimodo vince il Nobel per la letteratura. Il premio gli viene assegnato «Per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi». Questo avviene quando il poeta ha cinquantadue anni e la sua poetica ha già raggiunto la maturità. Il dramma della Seconda guerra mondiale è certamente una tappa fondamentale nel suo percorso di maturazione letteraria. È il grande e terribile imprevisto che segna — o comunque accelera — la svolta senza la quale non si potrebbe parlare né di «ardente classicità» né di poetica che «esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi».

È alla luce degli eventi bellici che nascono la famosa poesia Alle fronde dei salici (1946) e le raccolte Con il piede straniero sopra il cuore (1946), Giorno dopo giorno (1947), La vita non è un sogno (1949), Il falso e il vero verde (1956), La terra impareggiabile (1958), Dare e avere (1966). Tutte imprese letterarie che affondano le radici nella necessità di testimoniare e nella coscienza della responsabilità civile del poeta nei confronti di una società scossa, rivoluzionata. La lirica di Quasimodo inizia così a muoversi sul piano della storia, a lasciarsi ispirare dai fatti di cronaca, a produrre messaggi più accessibili e discorsivi. Ma com’era la sua poetica prima della guerra?

La fase dell’Ermetismo

Da certi punti di vista il percorso poetico di Quasimodo ricorda molto quello di Giuseppe  Ungaretti. Ungaretti passa dallo stile nominale e frantumato di L’Allegria al recupero di forme più tradizionali in Sentimento del tempo e Il dolore. Allo stesso modo, prima della fase della poesia etica, Quasimodo attraversa l’esperienza dalla lirica individualistica, metafisica e ermetica di Acque e terre (1930). Se Ungaretti è da considerare un precursore dell’Ermetismo, il giovane Quasimodo ne è uno degli esponenti più significativi. Gli arditi accostamenti analogici, i simboli, la ricerca del valore assoluto della parola, l’indeterminatezza, ma soprattutto la tendenza a portare in primo piano le problematiche interiori e esistenziali sono gli ingredienti fondamentali della ricerca ermetica che anima Acque e terre

Qui la vita diventa letteratura e la letteratura diventa vita. Anche se viene pubblicata prima, la raccolta sembra obbedire alla lezione che verrà espressa da Carlo Bo nel saggio Letteratura come vita (uscito nel 1938 sulla rivista «Frontespizio»). Bo afferma: «è chiaro come non possa esistere […] un’opposizione fra letteratura e vita. Per noi sono tutt’e due, e in egual misura, strumenti di ricerca e quindi di verità: mezzi per raggiungere l’assoluta necessità di sapere qualcosa di noi». Parla anche di «condizione di reperibilità», ovvero la possibilità di ritrovare i nessi e i valori autentici dell’esistenza.

La solitudine dell’uomo e il sopraggiungere della sera 

Dunque anche se la ricerca ermetica è individuale, ha per oggetto la verità universale che alberga in fondo alle coscienze di ognuno. Lo dimostra bene Quasimodo nella lirica simbolo della sua prima fase: Ed è subito sera. La poesia, brevissima, recita: «Ognuno sta solo sul cuor della terra/trafitto da un raggio di sole:/ed è subito sera». Il messaggio è che tutti gli uomini stanno soli al centro del pulsare della vita, che li attraversa e li ferisce con la sua luce e il suo calore, e la morte sopraggiunge all’improvviso. Un messaggio profondo, radicale che riguarda l’intera umanità. Una verità che viene evocata dalle parole-simbolo, ma che si estende oltre a esse per invadere anche i campi infiniti del silenzio. 

In tre versi Quasimodo ci racconta la condizione umana in tutta la sua precarietà. Rilegge la solitudine ontologica dell’individuo nel solco dell’avvento subitaneo della «sera», della fine. Ma non solo, ci parla anche di «cuor della terra» che sta sia per centro della vita esteriore (quindi centro delle cose) sia per centro della vita interiore (quindi origine dei sentimenti e delle pulsioni). Pertanto si può dire che Ed è subito sera sia un viaggio che segue una doppia traiettoria: tra la vita e la morte e tra il dentro e il fuori. Così Quasimodo vuole abbracciare per intero il senso dell’esistenza senza che il suo messaggio si sgrani nei particolari e tenendosi a debita distanza dalle contingenze storiche. Ma sempre con il gusto per l’analogia e la sensibilità che continueranno a accompagnarlo anche quando proprio le contingenze storiche si imporranno come prime attrici nel teatro della sua poetica.

Foto di S. Hermann / F. Richter da Pixabay

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