Muore a 90 anni Piero Livi, un regista lontano dal Continente

imageSi è spento ieri 2 settembre, in un ospedale romano, Piero Livi, regista indipendente, difficile e instancabile, ma coerente nel ricercare nell’anima dell’isola natia i temi per i propri film, pur non chiudendosi ad ulteriori motivi di conoscenza e confronto.

Livi, infatti, affiancava l’attività di regista a quella di organizzatore culturale. Dal 1957 al 1966, è stato promotore della “Mostra Internazionale del Cinema d’Amatore” di Olbia e, dal 1967 al 1974, della “Mostra Internazionale del Cinema Indipendente” ogni volta legata a singole cinematografie (tedesca, spagnola, slava ecc.) o a tematiche sociali (emigrazione, lotte sociali). Ciò gli ha procurato, con il passare del tempo, una evidente maturazione professionale, anche dietro la macchina da presa.

Il regista olbiese esordisce nel 1957 con il cortometraggio “Marco del mare”, dove il fantasma del protagonista esce dall’acqua, si rende conto della sua morte e rivede le persone care lasciando le impronte bagnate dei piedi e delle mani. L’anno dopo gira un altro cortometraggio, “Visitazione”, una disapprovazione della falsità degli abitanti di un paese sardo e in cui spicca la scena di un prete che celebra la messa in una chiesa deserta. Del 1961 è il terzo cortometraggio: “Il faro”.

pelle_di_bandito_ugo_cardea_piero_livi_001_jpg_uybtNel 1962, Livi gira il mediometraggio (36’) “Una storia sarda”, (1962) rievocazione quasi etnografica della spiritualità del popolo sardo, con delle lunghe sequenze ricche di valori figurativi. Dopo altri due cortometraggi (“I 60 di Berchiddeddu” e “Il cerchio del silenzio”), nel 1969, Livi esordisce con il suo primo lungometraggio, “Pelle di bandito” che, secondo molti, è il miglior film realizzato negli anni sessanta sulle ragioni sociali e psicologiche del banditismo in Sardegna. Il film è presentato alla XXX Mostra di Venezia, nella sezione “Nuove tendenze del Cinema italiano”. Del 1976 è “Dove volano i corvi d’argento”, continuazione ideale di “Pelle di bandito”, con Corrado Pani, Jenny Tamburi, Flavio Bucci, Renzo Montagnani, Regina Bianchi e Giampiero Albertini. È la storia di un pastore, ormai inserito nella realtà continentale, costretto a ritornare in Sardegna per vendicare la morte del fratello che aveva assistito involontariamente a un sequestro di persona e per questo era stato ucciso. Nasce un dissidio tra il giovane e il padre, assetato di vendetta, in quanto il primo, contrariamente alla mentalità tradizionale, è convinto di dover consegnare i colpevoli alla giustizia e di non doverli uccidere personalmente.

Dopo una sosta di quasi un quarto di secolo, nel 1999 Livi torna dietro alla cinepresa con “Sos laribiancos – I dimenticati”, dal romanzo di Francesco Masala “Quelli dalle labbra bianche”. Ambientato nel 1942, gli uomini di un piccolo paesino della Sardegna vengono chiamati alle armi per raggiungere il fronte russo. Nelle lunghe giornate, in attesa dei combattimenti, emergono i caratteri dei personaggi, i ricordi dei cari lasciati nella propria terra e la vita spensierata che, forse, solo ora iniziano ad apprezzare. Soltanto pochi di loro riescono a fare ritorno, dopo alcuni episodi – addirittura – di cannibalismo causato dalla fame e dagli stenti. L’ultimo film girato da Livi è “Maria sì” (2005) una storia d’amore tra adolescenti, con Anna Galiena e Jacques Perrin.

Livi è stato consigliere nazionale, segretario nazionale e vice presidente della FEDIC (Federazione internazionale dei Cineclub); sarà cremato e poi tumulato nel cimitero della sua città natale.

di Federico Bardanzellu

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