L’esempio della mamma di Caserta: perdona l’infermiera che le ha portato via il figlio

La parola di Dio di questa domenica ci pone dinanzi il cuore di Dio, già contemplato qualche giorno fa in occasione della chiusura dell’Anno Sacerdotale. Il cuore di Dio è un cuore grande e diventa sempre più grande soprattutto quando lo offendiamo. Egli infatti, a differenza nostra, non conosce odio, non attua vendetta, non nutre sentimenti malvagi. Giorno per giorno noi uomini, pur essendo stati creati ad immagine di Dio, ci rendiamo conto di essere il suo perfetto contrario: pronti al giudizio, alla vendetta, al turpiloquio, al non-amore. Ma non è sempre così: porto a voi l’esempio di quella mamma di Caserta a cui l’infermiera qualche giorno fa ha sottratto furtivamente il piccolo neonato; dopo aver ritrovato il piccolo, la sig.ra Fortunato ha avuto il coraggio di perdonare pubblicamente l’ infermiera che le aveva fatto del male. Esempi questi che in una società come la nostra colpiscono profondamente e lasciano attoniti; infatti, chi di noi avrebbe il coraggio di perdonare il rapitore di nostro figlio? La liturgia odierna ci dona la possibilità di poter riflettere sul perdono, sulla grazia del perdono. Perdonare non è facile, lo sappiamo, soprattutto quando si è coinvolti in prima persona e quando si considera che il male arrecato è una ferita aperta che chiede tempo per potersi rimarginare. Nel frattempo abbiamo anche bisogno di chi ci comprenda e di chi ci aiuti a ritrovare la via della riconciliazione. Carissimi, perdoniamo coloro che ci hanno fatto del male! Pentiamoci del male che abbiamo arrecato! Ci illudiamo se, dando ascolto ai cattivi maestri, pensiamo di costruire la nostra società su basi di violenza e di paura, su strutture di peccato che volutamente annientano la dignità della persona. Siamo ciechi e figli del peccato se, per raggiungere l’affermazione tanto ambita, ricorriamo a strategie ingiuste e disoneste che calpestano la meritocrazia e i sani valori, fondanti una qualsiasi civiltà dell’amore. Leggendo la prima lettura di questa domenica risalta immediatamente la disonestà di Davide che fece uccidere in battaglia Uria l’Hittita. Questa triste vicenda ci rivela come il peccato sia antico quanto la vita stessa dell’uomo. Ma Dio perdona sempre il peccato dell’uomo e anche Davide infatti, venne perdonato. Allo stesso modo, anche il Vangelo ci parla di perdono. Quanto grande è la misericordia di Dio! Una misura infinita che è difficile anche solo immaginarla. E questo racconto si pone sulla stessa linea del figliol prodigo ma stavolta è il turno di una peccatrice che, a quanto pare, si immette seriamente sul cammino della conversione. Incredibile il coraggio di questa donna da tutti conosciuta come donna di strada e, quindi, di facili costumi o di pochi scrupoli; Dio solo però sa quale cammino abbia percorso per uscire dal buio di quella vita ed entrare finalmente nella luce; è una donna che non ha paura di farsi largo tra gente “perbene”, e, insensibile ai loro commenti, va diritta ai piedi di Gesù. Una meravigliosa icona, tipica della nostra epoca, che illustra tanti di noi che, oppressi dal peso del peccato e della fragilità umana, cercano ininterrottamente la luce che liberi da questa schiavitù. Noi, tutti peccatori in diversi modi, teniamo nascosto agli sguardi degli altri ciò che veramente siamo; e tante volte ciò lo facciamo per apparire giusti, mentre in realtà non lo siamo: agli occhi del mondo amiamo apparire giusti e disdegniamo di essere giusti. È un’ipocrisia che l’uomo della nostra epoca vive in maniera frequente, soprattutto sul posto di lavoro, in famiglia, tra i “presunti” amici, nei rapporti con gli altri, nella nostra vita professionale, nella società. “Io valgo per quello che appaio e non per quello che sono veramente”; un aspro dissidio questo, che ha spezzato in due la vera identità della persona umana: essere ed apparire. Ma il Vangelo poi continua e ci propone l’immagine di un fariseo, colui che invitò Gesù a mangiare da lui. Questi pensa tra sé: “colei che lo tocca è una peccatrice”. Ed ecco la risposta di Gesù che ha un Cuore misericordioso, anche quando noi lo offendiamo: “le sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Poi disse a lei: La tua fede ti ha salvata: va’ in pace!” (Lc 7, 36-50). Leggendo questo racconto della Misericordia forse ci commuoveremmo; quante volte anche noi indossiamo i panni della donna peccatrice! anche noi, a volte siamo come Simone il fariseo che non sa accettare chi si converte. Ma c’è Gesù. quando avvertiamo il peso del nostro peccato, c’è Gesù; quando ci troviamo in imbarazzo di fronte a Dio c’è Gesù che insegna amorevolmente la strada per raggiungere la misericordia; anche a noi ripete “Ha molto amato”. Vuoi ottenere per te la misericordia di Dio? Ama molto! Vuoi ottenere per te il perdono di Dio? Perdona tanto! Da tempo si sta diffondendo un’immagine molto bella di Gesù Misericordioso che viene ritratto come è apparso più volte a Suor Faustina, dichiarata santa da Giovanni Paolo II il 30 aprile 2000. Nulla all’esterno aveva mai rivelato la sua vita mistica, eccezionalmente ricca. L’immagine di Gesù Misericordioso le fu mostrata in una visione del 22 febbraio 1931. Il messaggio della Divina Misericordia è implicitamente anche un messaggio sul valore di ogni uomo: ogni persona è preziosa agli occhi di Dio. Preghiamo anche noi S. Faustina, dono di Dio al nostro tempo, perché possiamo percepire la profondità della Misericordia divina, aiutarci a farne esperienza viva e a testimoniarla ai fratelli. Il suo messaggio di luce si diffonda in tutto il mondo, spinga alla conversione, apra gli uomini e le nazioni all’amore perchè tutti abbiamo bisogno della Sua Misericordia!

 Fra Frisina

Foto: www.giornalisticamente.it 

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