L’enciclopedismo, la Scolastica e Tommaso d’Aquino

enciclopedismo

Come è noto, la Commedia di Dante non è soltanto un viaggio allegorico nei tre regni dell’Oltretomba. È anche un grande compendio di tutto il sapere dell’autore e dei suoi tempi. Si pensi a tutte le conoscenze letterarie, filosofiche, geografiche, storiche, mitologiche, astronomiche, scientifiche disseminate nella mastodontica opera dantesca. Essa costituisce un esempio illustre di quell’enciclopedismo che domina la visione medievale del mondo e che mira a un sapere che comprenda tutte le manifestazioni del reale, sistematizzate in un ordine che rispecchia quello oggettivo del mondo. 

Si tratta di una classificazione che affonda le radici nelle categorie aristoteliche, ma che si rinnova alla luce di un Cristianesimo fortemente sentito e professato. L’idea di un sistema integrale del sapere deriva dalla concezione medievale per cui la molteplicità e la varietà del reale sono riconducibili a un ordine divino che ha al vertice Dio: se il Creatore ha dato un ordine al Creato, perché anche la conoscenza del Creato non può essere sistematizzata? Questa mentalità fa della teologia (scienza di Dio) la disciplina a cui subordinare tutti gli altri settori del sapere, la base di tutte le diramazioni della conoscenza. 

La Scolastica e Tommaso d’Aquino

Il tentativo più rilevante di sistemare tutto il sapere su base teologica è quello compiuto dalla Scolastica. Si tratta di una corrente filosofica che nasce nelle scuole monastiche e tra XII e XIII secolo si afferma nelle grandi università, in particolare quella di Parigi. Caratteristica fondamentale della Scolastica è l’integrazione della teologia con il razionalismo dei sistemi filosofici greco-ellenistici. Il pensiero di Aristotele, in particolare, viene reso compatibile con i dogmi della fede, interpretato dunque in chiave cristiana. Una novità, dato che i filosofi arabi Avicenna e Averroè — che hanno diffuso la filosofia aristotelica in Occidente attraverso i loro commenti — avevano sempre ritenuto che il pensiero del filosofo fosse inconciliabile con il cristianesimo.

Protagonista indiscusso nella ricerca di un equilibrio tra aristotelismo e teologia è il domenicano Tommaso d’Aquino, vissuto tra il 1225 e il 1274, massimo esponente della Scolastica. Nelle sue summae (compendi) egli tocca e sistematizza il sapere dell’epoca in tutte le sue articolazioni. Tratta dai problemi metafisici a quelli morali, dai problemi politici a quelli sociali, dalle scienze naturali alle manifestazioni letterarie e artistiche. Tommaso d’Aquino insegna anche all’università di Parigi, dunque è perfettamente inserito nel contrasto tra la visione averroistica del pensiero di Aristotele e il rifiuto della filosofia aristotelica da parte delle autorità ecclesiastiche. Adattando l’aristotelismo al cristianesimo determina il superamento della discussione e impone la propria idea come base ufficiale dell’insegnamento della Chiesa.

L’argomentazione razionale

Nella Summa Theologiae, possiamo osservare come Tommaso d’Aquino applichi una rigida sistematicità non soltanto nella classificazione degli argomenti, ma anche nella loro trattazione. L’argomentazione tipica della Scolastica si concretizza in un procedimento rigorosamente razionale, costituito da premesse e deduzioni che rivelano la consequenzialità del ragionamento. Inizialmente si pongono ipotesi a favore e contrarie alla tesi da dimostrare, poi si traggono le conclusioni. 

Per esempio, la parte dedicata alla verità si apre con una serie interrogativi che fanno da premessa: «Su questo argomento si pongono otto quesiti: 1. Se la verità sia nelle cose o soltanto nella mente; 2. Se sia l’intelletto che afferma o nega; 3. Sulla relazione tra il vero e l’ente; 4. Sulla relazione tra il vero ed il bene; 5. Se Dio sia la verità; 6. Se sia una sola la verità delle cose; 7. Sull’eternità della verità; 8. Sulla sua immutabilità». Dopodiché d’Aquino tratta con ordine ogni singolo punto, apportando argomenti a favore alla tesi e confutando le antitesi. Interessante è la confutazione della concezione di Sant’Agostino per cui la verità è «la somiglianza delle cose con il loro principio». A questa il domenicano contrappone l’affermazione: «è vero che qualcuno pecca. Dunque Dio dovrebbe esserne la causa. Il che evidentemente è falso».

La contrapposizione tra Scolastica e misticismo agostiniano

Il misticismo, che si rifà alla filosofia di Sant’Agostino e di Platone, è la corrente filosofica antagonista della Scolastica. I teologi mistici (per lo più francescani) non condividono che il rapporto tra l’uomo e la divinità possa essere mediato dalla ragione. Essi credono invece che questo rapporto debba essere contrassegnato da uno slancio d’amore verso Dio, ente in cui la personalità individuale si annulla e si identifica. La ripresa della filosofia agostiniana da parte di Petrarca segnerà in letteratura una svolta. Dall’enciclopedismo di Dante — tutto proiettato all’analisi fisica e morale della realtà esterna all’io — si approderà all’indagine interiore, al dissidio, alla ricerca della vera conoscenza non fuori ma dentro di sé.  

Foto di Peter H da Pixabay

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