La Kyenge a Milano parla dello sfruttamento minorile (e non della sua scorta)

img1024-700_dettaglio2_Kyenge«In questi giorni ho letto che dicono di me che sono la prima ministra di colore: io non sono di colore, sono nera, lo ribadisco con fierezza.  Bisogna cominciare ad usare le parole giuste». Era il 3 maggio quando la ministra per l’Integrazione Cecile Kyenge, parlò così chiaramente ai giornalisti presenti in sala durante la sua prima conferenza stampa. Una donna con le idee chiare e che chiede la stessa chiarezza da parte di chi scrive o parla di lei.

Dunque c’è da chiedersi cosa penserà oggi la ministra, quando leggerà i tanti articoli usciti che raccontano del suo arrivo a Milano. Anzi dell’arrivo della sua scorta a Milano. E si, perché gran parte dell’attenzione è stata dedicata, più che all’evento a cui la Keynge ha partecipato, all’arrivo contromano e a sirene spianate delle auto che l’hanno scortata.

In realtà tutto questo clamore, risulta essere un po’ eccessivo, soprattutto quando si perde di vista il vero motivo per cui la ministra si trovasse a Milano. La Keynge, infatti, è stata la prima ospite a Villa Clerici dell’incontro “Per una cultura del diritto. Quali responsabilità? Quali prospettive?”, un importante convegno contro lo sfruttamento del lavoro minorile. A riguardo la ministra dell’Integrazione ha subito sollevato una spinosa questione: l’inarrestabile aumento del tasso di disoccupazione giovanile e lo sfruttamento dei bambini nel mondo del lavoro.

Secondo i dati di Save the children e dell’Istituto Bruno Trentin, in Italia sono 260 mila i minori che lavorano, 150milioni nel mondo. Il credo della ministra Keynge è “Rafforzare una nuova cittadinanza. Distribuire ugualmente i diritti e trasformare le buone pratiche della cittadinanza in sistema”.

Dunque se è vero che le auto della scorta non sono arrivate in sordina, per una questione di sicurezza, è altrettanto vero che la partecipazione della Keynge, ad un convegno dai temi così importanti, non deve essere sottovalutato né messo in secondo piano.

La stessa ministra ha infatti affermato che “le scelte riguardo la sicurezza vengono fatte in base al programma e alla vita della persona. Quelle scelte non le fa la sottoscritta”.

di Silvia Trupo

foto: Agi.it

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