Il conflitto tra amore e matrimonio che attraversa la letteratura

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Il pensatore Michel Foucault diceva: «Il limite e la trasgressione devono l’uno all’altra la densità del loro essere». Questo concetto può essere applicato a qualsiasi ambito della vita. Soprattutto all’amore, che se non implica la libertà di scelta si riduce a forme vuote che vengono inevitabilmente tradite e trasgredite. In passato le unioni erano per lo più imposte, soprattutto in quelle classi sociali che a lungo sono state oggetto privilegiato delle opere letterarie. In letteratura infatti l’amore con la “A” maiuscola è molto spesso un sentimento vissuto in maniera illegittima. Un’avventura passionale e profonda che si colloca al di fuori di quel contratto — talvolta basato su accordi tra famiglie o calcoli di natura economica — chiamato matrimonio. 

Passioni proibite e matrimoni infelici nella letteratura

Gli esempi possono essere molti. Si pensi agli amori proibiti e travolgenti di Ginevra e Lancillotto, di Paolo e Francesca che scontano la loro pena nell’Inferno dantesco; oppure al sentimento puro e profondo che lega lo stesso Dante a Beatrice, Petrarca a Laura, Boccaccio a Fiammetta. Si ricordino gli amanti di Lady Chatterley (Lady Chatterley’s Lover), la nuova Eloisa e il suo precettore Saint-Preux (Julie ou la Nouvelle Héloïse), la Gertrude manzoniana che viene meno al suo vincolo matrimoniale con Dio per smarrire se stessa nell’amore per Egidio (I promessi sposi)… 

Ma si tengano presenti anche gli altrettanti matrimoni infelici: quello di Mattia Pascal con Romilda Pescatore (Il fu Mattia Pascal), di Emma con il dottor Bovary (Madame Bovary), di Zeno Cosini con Augusta (La coscienza di Zeno), di Isotta con re Mark (mito arturiano di Tristano e Isotta), di Gesualdo con Bianca Trao (Mastro-don Gesualdo)… Unioni imposte, di ripiego o di convenienza in cui i personaggi si scoprono incompleti, insoddisfatti, e da cui sentono il bisogno di evadere.

L’adulterio nella mitologia e in Il giorno

In realtà il culto dell’amore passionale in contrasto con l’istituzione del matrimonio ha radici molto più antiche delle letterature nazionali. Radici che affondano nella classicità, in quelle storie chiamate “miti” che nascono per spiegare i diversi aspetti della natura umana. La mitologia pullula di amori traditi. Il tradimento mitico più celebre è probabilmente quello messo in atto da Afrodite e Ares nei confronti di Efesto, il dio più brutto dell’Olimpo che la dea era stata costretta a sposare per volere del padre Zeus.

Ma una delle favole mitologiche che meglio rappresentano l’origine di questo senso di inconciliabilità tra legame coniugale e legame affettivo, la troviamo — seppur introdotta con l’intento polemico e antifrastico di dimostrare quanto ci sia di sbagliato nell’adulterio — in Il giorno di Giuseppe Parini. Si tratta della favola di Amore e Imene.

La favola mitologica di Amore e Imene

L’episodio racconta di due fratelli: lo scavezzacollo e cieco Amore (dio della passione amorosa) e il coscienzioso Imene (dio che presiede alle legittime nozze). Per impedire che Amore corra qualche pericolo, la madre Venere lo affida alla custodia di Imene. Dice: «Ite o figli del par; tu più possente/ il dardo scocca, e tu più cauto il reggi/ a certa meta. Così ognor congiunta/iva la dolce coppia; e in un sol regno, e d’un nodo comun l’alme strignea».

Poi crescendo Amore si insuperbisce e rivendica di fronte alla madre la sua indipendenza. Vuole agire a sua discrezione sui cuori degli esseri umani e farli innamorare e disamorare a suo piacimento. Afferma: «Or genitrice intendi:/ vaglio e vo’ regnar solo. A tuo piacere/ tra noi parti l’impero ond’io con teco/abbia ormai pace; e in compagnia d’Imene/me non veggan mai più le umane genti.». Allora Venere è costretta a cedere e, da questo momento, Imene domina sui corpi e sulla notte (quando ogni sposo giace con la sua legittima sposa) e Amore sulle anime e sul giorno (quando gli spiriti innamorati possono lasciarsi guidare dalle passioni al di fuori del vincolo matrimoniale). 

Foto di Narcis Ciocan da Pixabay

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