I dati Anac sulle amministrazioni inadempienti in materia di trasparenza

Amministrazione-trasparenteL’Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione) ha aggiornato i dati sull’attività di vigilanza in materia di trasparenza delle amministrazioni comunali.

L’operazione rientra nelle sue competenze ed è stata pensata per dare voce ai cittadini che giornalmente si imbattono nei vicoli ciechi, derivanti dalle scarse informazioni che le amministrazioni pubbliche sono invece tenute a pubblicare in base alla legge numero 33 del 2013.

Tali informazioni riguardano: compensi, incarichi, performance, presenze, bandi, contratti, appalti, ma anche la mancata pubblicazione di una graduatoria a seguito di concorso da parte del ministero della Giustizia.

Al vaglio degli inquirenti anche la prefettura di Napoli, rea di aver omesso informazioni sugli incarichi conferiti ai dipendenti e che potrebbero generare conflitti d’interesse.

Le segnalazioni sono giunte dal 1 gennaio al 31 dicembre 2013, presso la piattaforma www.campagnatrasparenza.it  per poi essere approfondite dall’anticorruzione.

I risultati?

Dalle indagini su 340 inadempienze segnalate e dopo due anni di lavoro è emerso che solo 18 erano infondate e quindi archiviate, 215 enti sono invece risultati effettivamente inadempienti agli obblighi .

I comuni sotto osservazione sono 176.

Tra questi, c’è Acqui Terme, dove non esiste la sezione “Amministrazione trasparente” e decine e decine di altri comuni che non pubblicano l’elenco dei beni, bandi di gara, incarichi di vertice, informazioni su organi di indirizzo politico, consulenze e via dicendo.

Pachino (22 mila abitanti) la cittadina in provincia di Siracusa, nota per i pomodorini, si attesta tra i 18 enti (11% del totale) che non si sono adeguati affatto.

Non si conoscono infatti la retribuzione e i rimborsi del sindaco, del suo vice, dei tre assessori che compongono la giunta e dei 20 consiglieri.

Per la cittadina sono subito scattate le diffide che preludono, in caso di ulteriore inadempienza a sanzioni disciplinari e amministrative (da 500 a 10 mila euro) a carico dei dirigenti e degli organi di indirizzo politico, nonché la possibilità di invalidare l’efficacia degli atti oggetto di contestazione.

Il Comune di Salerno ha invece reso consultabili gli elenchi dei beneficiari di sovvenzioni, contributi e sussidi, solo dopo il richiamo.

A conti fatti, dopo una seconda verifica, solo 104 amministrazioni si sono presentate con le carte in regola, ovvero il 64%. Ma altre 40 si sono adeguate alle richieste solo “parzialmente” (25%) e 18 (11%) non si sono adeguate affatto.

La lista comprende altresì il Cardarelli, il più costoso ospedale d’Italia, che spende 17.583 euro per posto letto contro una media nazionale di 7.597 (fonte: Centro studi sanità pubblica dell’Università Bicocca di Milano), discariche ed enti di bonifica.

Nel mirino pure l’Asl 5 di Reggio Calabria, che non riporta da nessuna parte l’elenco dei consulenti e dei collaboratori.

Non desta stupore invece la situazione in cui versa l’autorità portuale di Venezia, snodo politico-amministrativo della vicenda Mose e della questione Grandi Navi.

I curriculum dei dirigenti dell’ente che dovrebbero essere pubblici e pubblicati, lo sono in maniera incompleta.

Nell’ambito dei rifiuti svetta invece il Consorzio di Bonifica integrale di Sarno, chiamato qualche mese fa dalla Corte dei Conti per rispondere di mala gestione, dopo aver provocato (dal 2009 al 2013) un danno erariale da 9 milioni di euro: mancato versamento delle ritenute d’acconto e dei contributi ai dipendenti, versamento di emolumenti “privi di controprestazioni lavorative”, la corresponsione di “inutili e onerosi compensi a consulenti esterni”.

Così come inadempiente è risultata l’Azienda lombarda di edilizia regionale, che a Milano ha in conto 100mila case popolari e che ha alimentato fior di polemiche e inchieste per gli affitti a canoni stracciati a beneficio dei soliti noti.

All’Anac era stata segnalata l’omessa “indicazione identificativa degli immobili posseduti, dei canoni di locazione versati e percepiti”.

di Simona Mazza

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