Gustav Klimt: “Le Tre Età della Donna” , simbolico, crudo e meraviglioso

Passeggiamo oggi tra i quadri, per la serie “un dipinto a settimana”, esaminando la Galleria Nazionale D’Arte Moderna, a Roma.

La GNAM è la più grande collezione di arte contemporanea italiana. Possiede oltre 4400 opere di pittura e scultura e circa 13000 disegni e stampe di artisti – prevalentemente italiani – dell’Ottocento e del Novecento. Tra gli artisti in collezione permanente: Klimt, Modigliani, Picasso, Duchamp, Morandi, Balla, Boccioni, Braque, Mirò, Giacometti, Man Ray, De Chirico, Carrà, Morandi, Guttuso, Pollock, Fontana, Schifano, Burri, Calder, Rodin, Van Gogh, Monet, Degas, Courbet, Hayez, Canova.

Proprio alla GNAM infatti, è conservato in esposizione e mostra permanente il capolavoro del grande Gustav Klimt, notissimo artista austriaco, “Le tre età della Donna”, realizzato nel 1905.

klimtgnam2Klimt espose quest’opera alla Biennale di Venezia del 1910, provocando un grande scandalo. In quel momento infatti l’arte era divisa tra simbolista ed espressionista e sembrava quindi qualcosa di assolutamente fuori dal tempo. Successivamente poi il quadro fu molto apprezzato, nel tempo. Il dipinto rivisita in modo simbolico tre momenti (o fasi) della vita femminile: l’infanzia, la maternità e la vecchiaia. Un blocco unico, non privo di suggestione e simbolismo; le fasi che appartengono alla nostra vita, al nostro passaggio terreno ed in particolare a noi donne. Quel che maggiormente resta impresso, molto sinceramente, è la figura della donna anziana, a sinistra, che si copre il volto con la mano. Un forte significato umano ma anche spirituale: la rinuncia al passato, la vita trascorsa, la morte che incombe insieme all’età avanzata, in forte contrasto con la sottile ed eterea figura della donna giovane, la pelle chiara, luminosa, la folta capigliatura rosso-dorata, la maternità, la vita che inizia, la figura del bambino. Il celeberrimo dipinto è un’esplicita allegoria alla nostra vita che scorre, alle fasi che tutti (in questo caso, l’universo femminile) dobbiamo passare, un capolavoro di realismo, presente e futuro, grande malinconia. Guardo sempre con “tristezza” questo dipinto, amando moltissimo la pittura di Klimt, avendo visto mostre a Roma, Firenze, Barcellona e Vienna; forse delle tre fasi della vita della donna, è il simbolismo tra il progressivo degrado della gioia dell’infanzia fino alla decadenza della vecchiaia che colpisce particolarmente e ci induce a riflettere sul senso della vita. Dove andiamo, dove resteremo. Potremmo vederlo anche come una rinascita, invece, dalla decadenza al rinnovamento, osservandolo per così dire al contrario. Resta il fatto che ci troviamo davanti ad un vero capolavoro, dorato, illuminato e luminoso, astratto ma fortemente terreno.

Consigliato a chi si appresta ad arrivare a Roma, magari proprio per il prossimo ponte dei Santi.

di Alessandra Paparelli

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