Dopo le proteste NoExpo, Milano si spezza

20150501_NoExpo_Milano-800x500Dopo il MayDay contro Expo 2015 organizzato con un corteo che ha attraversato Milano, la cittadinanza si è spaccata in due.

Nessuno poteva pensare come sarebbe finita la grande manifestazione simbolo della protesta contro la “grande opera” su cui l’Italia lavora ormai da otto anni. Tensione alle stelle e pressione mediatica fino al giorno prima del corteo, eppure gli scontri non ci sono stati. Ebbene si, neanche un contatto fisico tra le forze dell’ordine e i manifestanti, ma lo scontro è stato portato avanti tra lanci di lacrimogeni, petardi e tiri di oggetti.

Cosa abbia portato questa volta la polizia a non avanzare con manganelli e scudi non è dato saperlo, se non la possibile comunicazione ferrata da parte del Ministero dell’Interno di non intervenire in alcun caso, per mantenere forse degna l’immagine del paese che sotto i riflettori di tutto il mondo era al centro del palco esibendo l’inaugurazione dell’apertura di Expo 2015. Quale figura barbina avrebbe trascinato il paese se ancora una volta, come nel dicembre 2010 e nell’ottobre 2011, vi fossero stati sotto le telecamere solamente scontri e disagi con tanto di feriti o ingenti danni economici?

Eppure è andata molto peggio, soprattutto per quegli antagonisti protagonisti della “devastazione” che ha invaso Milano il primo maggio. “Milano a ferro e fuoco” urlano i telegiornali e sbattono in prima pagina i quotidiani. Il Messaggero c’ha tenuto a specificare come Milano non venisse calpestata in questo modo dal 1977, di cui lo stesso quotidiano ricorda la celebre foto di Giuseppe Memeo con la pistola in mano che prende di mira la polizia in Via de Amicis durante gli scontri.

E’ possibile paragonare il corteo NoExpo alle manifestazioni degli Anni di piombo, o di Genova 2001, o alle manifestazioni di Roma del 14 dicembre 2010 o del 15 ottobre 2011? No. No perchè qui si parla di qualcosa di diverso di una semplice protesta contro un evento come Expo; qui bisognerebbe forse spiegare a chi crede nella grandezza di questo evento che i movimenti non si sono riuniti in piazza per qualche capriccio di poco conto o per il diletto di rompere vetrine o lanciare molotov.

I pro Expo capirebbero che i NoExpo non sono contrari all’Expo di per sè solo se decidessero di non essere soggiogati dalla manipolazione mediatica. Perchè purtroppo anche il messaggio mediatico è fondamentale, soprattutto se esso deve essere portavoce di quelle proteste che, anche se opinabili da parte di qualcuno, in quanto tali necessitano di essere spiegate, e quindi trattate.

Sotto un cielo grigio attraversato da frecce tricolori, l’Expo ha aperto i battenti più o meno nello stesso momento in cui migliaia di manifestanti sfilavano a Milano. In cammino già da un paio d’ore, il corteo raggiunge Cadorna, ma le televisioni, le radio e i notiziari online non si azzardano nemmeno a pronunciare la parola NoExpo, perchè nello stesso identico momento Renzi veniva plaudito e finalmente si inaugurava quello che sarebbe stato il “domani dell’Italia”.

Ed ecco che virato il corteo, tra Via Boccaccio e piazza Virgilio, cambia un intero scenario. L’esaltazione si arresta, il fomento anche. Gli occhi curiosi di chi seguiva in diretta le parole del premier, di Pisapia e dell’intera equipe legata ad Expo, vengono sottoposti al più orrendo scenario che ci si potesse aspettare: fumo, fuoco e fiamme per le vie del centro di Milano.

Da qui Expo tace, e da radio e tv finalmente si parla della manifestazione di protesta che in molti neanche sapevano ci fosse. Eppure nessuno mostra il contenuto di mille voci che gridano No Expo, ma le sole immagini e riprese che vengono rese note all’opinione pubblica sono, come già detto, le solite: uomini incappucciati in procinto di lanciare bottiglie infiammate; autovetture incendiate; maschere antigas; getti di idranti contro i manifestanti e sassi contro la polizia. “Ancora?” dice qualcuno, “Ma che siamo a Kabul?” dice qualcun’altro. Sorvoliamo sui luoghi comuni, e soffermiamoci un secondo sulla vera questione.

Perchè ciò che conta davvero è che gli antagonisti hanno nuovamente perso, ma questa volta la sconfitta è stata forse molto più grande di quanto ci si aspettasse. Si, perchè questa volta l’indomani non è stato attraversato da solite critiche provinciali o da paroloni istituzionali.

Ciò che più ha ferito quella parte di popolazione che è stanca di sopportare soprusi e sfruttamenti, è stata l’altra parte della popolazione, quella che da ieri ha lanciato l’iniziativa “Nessuno tocchi Milano”, nella quale migliaia di cittadini si sono riuniti per ripulire la città che, secondo loro, è stata lasciata devastata.

Quale più altro orrendo risvolto avrebbe potuto avere questa storia, se non quello di creare un divario tra coloro che solo insieme potrebbero creare finalmente un’alternativa alla soppressione dei diritti e della dignità?

Come è facile indignarsi di fronte a ciò che non è legale ma legittimo, perchè di questo si parla quando si parla di Expo. Non sempre ciò che viene fatto alla luce del sole è trasparente e non presenta buchi oscuri, perchè tra i padiglioni costruiti a Rho vi sono più cancri di quanti ne pensiate. In fondo basta chiedersi: ma a chi serve Expo?

di Chiara Tamburello

foto Left

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