Donald Trump: la vittoria e le nuove prospettive geopolitiche ed economiche

Donald Trump

La rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca segna un punto di svolta per gli Stati Uniti, con ripercussioni su scala globale sia dal punto di vista politico sia economico. Questo trionfo, maturato in un contesto di polarizzazione ideologica e forti sfide, riflette le dinamiche di un Paese profondamente diviso ma anche motivato da aspirazioni di stabilità e sicurezza. 

Lungo il cammino verso la vittoria, Trump ha saputo convogliare il consenso popolare e superare resistenze influenti, riaccendendo il dibattito su tematiche come sovranità, sicurezza e politica estera.

Dalle ragioni del suo successo elettorale agli appoggi strategici ottenuti lungo il percorso, questa rielezione non rappresenta soltanto un evento politico ma anche una finestra su nuove alleanze internazionali e prospettive di sviluppo, sia in patria che nel mondo intero.

La prima elezione di Trump e le dinamiche del ritiro di Joe Biden

L’elezione di Trump nel 2016 ha rappresentato un radicale cambiamento per gli Stati Uniti. Presentandosi come outsider e promotore di una politica “America First,” il “Tycoon” ha promesso di ridurre il coinvolgimento degli Stati Uniti in conflitti esteri e di rafforzare l’economia interna riducendo la dipendenza dalla Cina. 

Durante il suo primo mandato, ha adottato una linea protezionistica e ha mostrato un approccio assertivo, cercando di rinegoziare accordi commerciali e limitare il peso delle istituzioni multilaterali. 

Nel 2020, tuttavia, la sua sconfitta per mano di Joe Biden ha riflettuto il desiderio di parte dell’elettorato di riportare il Paese verso la stabilità diplomatica e una maggiore cooperazione internazionale. 

Biden ha puntato su un approccio inclusivo e multilateralista, cercando di ricucire i rapporti con gli alleati storici e rafforzare le relazioni internazionali.

Con il 2024 in corso, però, Biden ha annunciato a sorpresa il ritiro dalla corsa presidenziale, una decisione motivata da pressioni interne al Partito Democratico. Alcuni membri del partito nutrivano dubbi sulla sua capacità di competere efficacemente contro Trump. Con il suo dietro- front, Kamala Harris, vicepresidente e figura di spicco nel panorama democratico, è diventata la candidata numero uno alla Casa Bianca.

Kamala Harris e l’effetto boomerang

Harris ha rappresentato una candidatura storica come prima donna di origini afroamericane e asiatiche a correre per la prestigiosa carica di presidente degli Stati Uniti. 

La sua campagna è stata sostenuta da un ampio fronte culturale, con celebrità come Taylor Swift, Bruce Springsteen, Jennifer Lopez, Julia Roberts, Beyoncé e molti altri che hanno utilizzato la propria influenza per promuovere un messaggio inclusivo e progressista, associandosi ai valori di giustizia sociale e di uguaglianza che la Harris incarna. 

Tuttavia, il compito che Kamala Harris ha dovuto affrontare era estremamente complesso. Da un lato, aveva il dovere di riunire un Partito Democratico frammentato e in cerca di una guida unitaria; dall’altro, doveva competere con un avversario politicamente navigato come Donald Trump, che aveva saputo costruire una base elettorale forte e radicata. 

Risultato elezioni

L’appoggio di celebrità e media ha portato a un effetto boomerang che, anziché rafforzare la candidatura della Harris, ha finito per giovare a “The Donald”. Presentandosi come il candidato anti-establishment, il “due volte” Presidente ha potuto consolidare il sostegno di elettori che vedevano nel progressismo e nell’appoggio di figure dell’élite culturale un allontanamento dai valori tradizionali. 

Questa opposizione culturale ha quindi permesso a Trump di posizionarsi come difensore degli interessi nazionali e della “vera” identità americana, amplificando la percezione di una spaccatura tra il popolo comune e l’élite progressista.

Ma un personaggio in particolare ha sicuramente contribuito all’effetto sorpresa e, forse, è stato determinante per la vittoria finale: Elon Musk.

Elon Musk: un sostegno strategico e un cambio di orientamento

Il genio della tecnologia e dell’industria ha contribuito finanziariamente alla campagna con oltre cento milioni di dollari e ha utilizzato la sua piattaforma X per promuovere la candidatura del Tycoon. 

Questo appoggio ha suscitato parecchie perplessità e dubbi, dato che Musk, negli anni precedenti, si era identificato con posizioni progressiste. 

Il cambio di rotta è avvenuto nel 2022, quando, frustrato da regolamentazioni e politiche fiscali percepite come ostacoli all’innovazione, il “padre di Tesla” ha avvicinato la sua visione a una filosofia conservatrice e più favorevole a un contesto di deregolamentazione.

Il successo elettorale di Trump ha avuto un impatto positivo anche sulle attività economiche di Musk: le azioni di Tesla sono aumentate del 15%. Cosa che riflette una prospettiva di crescita per le industrie tecnologiche e una minore ingerenza governativa nel settore. 

L’alleanza tra Musk e Trump dimostra come la convergenza tra interessi imprenditoriali e visioni politiche possa influenzare le dinamiche elettorali. 

Reazioni internazionali: Meloni, Draghi e il futuro dei rapporti con l’Italia

La rielezione di Trump ha suscitato reazioni a livello globale, in particolare in Italia. La premier Giorgia Meloni ha espresso le sue congratulazioni, sottolineando l’importanza delle relazioni tra Italia e Stati Uniti. 

La Meloni ha anche contattato Musk, affermando di vedere in lui una risorsa preziosa per i rapporti bilaterali, soprattutto nei settori della tecnologia e dell’energia.

Mario Draghi, ex premier italiano, ha commentato la vittoria di Trump con cautela, descrivendola come “un cambiamento non per forza negativo.” 

Questo riflette una posizione aperta verso nuove opportunità economiche e industriali tra i due paesi, e suggerisce una potenziale sinergia soprattutto in ambiti tecnologici e energetici.

Promesse di pace e prospettive geopolitiche

Uno degli aspetti centrali della campagna di Trump è stata la sua promessa di ridurre il coinvolgimento americano nei conflitti internazionali. Durante il primo mandato, Trump aveva cercato di limitare l’impegno militare degli Stati Uniti all’estero, preferendo una politica più concentrata sulla difesa degli interessi interni. 

Sebbene Trump sia noto per un approccio “muscolare” in politica estera, ha evitato di avviare nuovi conflitti, mantenendo un dialogo aperto con Paesi come la Russia e la Corea del Nord. 

Dopo la sua rielezione, leader internazionali come Vladimir Putin, Benjamin Netanyahu e Volodymyr Zelensky hanno mostrato interesse per una cooperazione. Anche la Cina, solitamente competitiva nei confronti degli Stati Uniti, ha dimostrato apertura verso un dialogo improntato al rispetto reciproco e alla collaborazione. 

Questo approccio lascerebbe presupporre che il leader rieletto intenda gestire al meglio le relazioni internazionali, mantenendo cioè un equilibrio tra difesa degli interessi americani e pragmatismo strategico ed evitando una polarizzazione netta che avrebbe potuto esasperare le tensioni globali.

Il successo di questo nuovo mandato dipenderà dalla sua abilità nel mantenere le promesse, e nel rispettare le aspettative di un elettorato che cerca una guida sicura e una politica estera meno interventista.

Una cosa è certa, le sfide che il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America dovrà affrontare saranno complesse.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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