Diverso parere: la responsabilità dei 43 morti di Genova non è di “Autostrade”

Si sono appena svolti i funerali delle 43 vittime del crollo del “Ponte Morandi” di Genova, mentre altri feriti gravi sono ancora ricoverati e lottano tra la vita e la morte. In realtà il crollo ha riguardato uno dei ponti realizzati su progetto dell’ing. Morandi sul viadotto Polcevera dell’A10, lungo circa 1,2 chilometri.

Il tratto autostradale, comunque di proprietà dello Stato, è gestito dalla società oggi privata “Autostrade per l’Italia”, in base a un contratto stipulato nel 2007 con il quale si affidava. all’organismo suddetto, la manutenzione ordinaria e straordinaria di circa 3000 chilometri di autostrade, compresa la A10, in cambio degli introiti derivanti dai pedaggi.

Sull’onda del sentimento dell’opinione pubblica, che richiede a gran voce l’individuazione dei responsabili del disastro e la loro punizione in base alla legge, l’attuale governo in carica – prescindendo da ogni verifica tecnica sulle cause del disastro, nonché dalle risultanze dell’inchiesta della magistratura ed eventuale sentenza di colpevolezza – ha subito emesso un verdetto: la responsabile dei 43 morti e dei danni subiti è “Autostrade” e la gravità delle sue inadempienze è tale da comportare la decadenza-risoluzione del contratto relativo a tutti e 3000 chilometri di autostrade, comprendenti alcune centinaia di ponti tuttora in piedi, ma di cui sembrerebbe aleatorio garantire la sicurezza.

La “mossa” del governo – che ha prevenuto in tal modo l’attribuzione di ogni responsabilità a carico dello Stato – ha avuto la condivisione pressoché totale da parte dell’opinione pubblica tanto che, ai funerali solenni di alcune delle vittime, i presenti hanno rivolto forti applausi al Presidente del Consiglio e, soprattutto, ai due vice presidenti Di Maio e Salvini. Il cronista la pensa diversamente, con la premessa che la definizione di “Stato” prescinde dalla formula politica di chi lo governa ma investe l’istituzione al di là dei partiti e delle persone che la ricoprono.

Sia ben chiaro, qui non si tratta di prendere le difese di “Autostrade” ma di guardare il problema senza fare del facile populismo. Esaminiamo allora i fatti sin dall’inizio e tenendo comunque presente che l’inchiesta giudiziaria è tuttora in corso e potrà benissimo smentire le risultanze dei nostri ragionamenti.

La responsabilità della vita e della sicurezza dei cittadini è, in primis, sempre dello Stato

Il viadotto Polcevera, comprendente il ponte crollato in quella maledetta giornata della vigilia di ferragosto, è stato realizzato tra il 1964 e il 1967. Sembra che fosse garantito per sopportare un traffico di 20000 automezzi al giorno, del peso medio dell’epoca. Dopo quarant’anni (2007) era già percorso dal triplo di automezzi che, nel caso dei TIR, oggi pesano tre volte i più grossi autocarri di allora.

Ora, nel 2007, lo Stato – proprietario della struttura – che fa? Ne affida la gestione ad “Autostrade” per altri trent’anni, retribuendola con il canone del pedaggio autostradale in cambio della sua manutenzione ordinaria e straordinaria. Già nel 2008, però, lo Stato ritiene inadeguato il collegamento autostradale comprendente il “Morandi” (o, meglio, “i Morandi”) e affida ad “Autostrade” anche la progettazione e la realizzazione di una parallela “bretella autostradale” detta “Gronda”, in cambio della proroga del contratto sino al 2012. Purtroppo, le pressioni ambientalistiche, al momento, non hanno ancora reso possibile la realizzazione del nuovo tratto stradale. E’ colpa di “Autostrade”?

A nostro parere ci sembra illogico pensare che per salvare un ponte che crolla dopo undici anni dall’affidamento della sua gestione (2007-2018) basti la semplice manutenzione, sia pur comprensiva di quella “straordinaria”. E per quanto tempo? Per altri dieci anni? Sino al 2042? Un ponte che crolla nel 2018, tu Stato, nel 2007 non lo dovevi dare in concessione, tenuto anche conto che, nel frattempo, il traffico si è quadruplicato, rispetto ai parametri di progetto. Perché è lo Stato che è istituzionalmente tenuto a prendersi carico della vita dei cittadini. Chi è, allora, che non si sta assumendo le proprie responsabilità?

Alcuni esperti avevano già rilevato la fragilità “strutturale” del Ponte di Genova

Contrariamente a quanto succede ogni volta in Italia – patria del “Io l’avevo detto!” – le “Cassandre” che avevano dubitato della sicurezza del “ponte Morandi”, prima del suo crollo erano isolate. Una di queste era l’ing. Antonio Bencich, docente di “Costruzioni” all’Università di Genova, il quale ha dichiarato (fonte: Il Sole 24 Ore): “Molti lo ritengono [il ponte Morandi] un capolavoro dell’ingegneria, io lo ritengo un fallimento dell’ingegneria… La storia ha dimostrato delle carenze strutturali su Genova e Maracaibo, non solo oggi ma nel passato. Sono esempi di come non si progettano i ponti”.

A domanda se la causa del crollo fosse dovuta a “fragilità strutturale”, Bencich ha risposto: “Questo è evidente … So che quel ponte ha sempre avuto manutenzione, è il caso in cui non si può dire che mancasse la manutenzione… Era sotto controllo da molto tempo. Non è un caso di disattenzione e mancanza di investimenti”.

In base a quanto dichiarato da Bencich, quindi, non può essere attribuita alcuna colpa ad “Autostrade” per il disastro di Genova. Se così fosse, ciò significa che il contratto di concessione del 2007 era vessatorio per il concessionario, in quanto l’opera conteneva dei “vizi occulti”. Ne consegue che, quanto meno nel 2007, tutto il viadotto Polcevera doveva essere buttato giù e costruita una nuova struttura con criteri differenti.

Clausole strane e, in parte, ancora sconosciute

Il cronista, tuttavia, non può non rilevare le stranezze di alcune clausole contrattuali, per quanto ha potuto leggere dai resoconti di stampa: 1) Non è possibile che il concessionario introiti tutti i pedaggi in cambio di una manutenzione di cui solo lui può decidere il come e il quantum; 2) Sembra che esista un allegato su cui è posto il segreto di Stato e sul quale non può intervenire nemmeno la magistratura sino a che il segreto sia mantenuto. Per quanto riguarda il suo contenuto, pare singolare che “Autostrade” firmi un contratto di concessione 35ennale su 3000 km di autostrade senza essersi garantita in caso di disastri come quello che è accaduto a Genova.

In caso della dichiarazione di decadenza del contratto del 2007-2008, sicuramente “Autostrade” si rivolgerà alla magistratura civile o amministrativa. Anche in tal caso sarà la magistratura a pronunciarsi definitivamente. Nel frattempo, chiediamo allo Stato di fare il suo dovere di garante della sicurezza dei cittadini e di controllare la resistenza di tutte le opere pubbliche stradali o autostradale costruite cinquanta o quaranta anni fa. E, soprattutto, che si butti giù al più presto quel che resta di quel brutto viadotto, già in parte crollato, che passa in mezzo alle case.

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