Cinema americano: i 5 migliori film sul razzismo dell’ultimo decennio

La tragica morte del 46enne afroamericano George Floyd, avvenuta martedì scorso a Minneapolis, dopo che un agente di polizia aveva premuto per diversi minuti il ginocchio sul collo dell’uomo sdraiato a terra, ha sconvolto l’opinione pubblica americana e milioni di persone in ogni parte del mondo. Nel Paese dello Zio Sam, quello del razzismo e della discriminazione nei confronti dei neri, è un tema che accompagna da sempre la vita pubblica ed i dibattiti civili e politici. Nonostante nel corso dei decenni siano stati fatti grandi passi avanti in termini di tutele e diritti, sono ancora decisamente frequenti gli atti di intolleranza, odio e violenza razziale ai quali si assiste in terra americana, perpetrati sia da normali cittadini che da membri delle forze dell’ordine.

Uno degli strumenti più efficaci per sviluppare tale tematica è stato, ed è tuttora, certamente il cinema, con la sua capacità di far “immergere” il pubblico in storie, contesti e personaggi diversi, riuscendo a veicolare sensazioni ed emozioni. Riportiamo quindi di seguito, 5 tra i migliori film che hanno alla base il tema del razzismo, scelti esclusivamente tra quelli prodotti nel decennio appena concluso, per evitare di trovarsi davanti ad una quantità sconfinata di titoli, effettuando così una selezione eccessivamente dispersiva.

Specifichiamo che la scelta non è stata effettuata in base a criteri oggettivi (incassi, votazioni della critica, ecc..) ma semplicemente secondo una valutazione personale di chi scrive. L’ordine in cui sono riportati i film non è una classifica, bensì una sequenza dal più recente al più datato.

Green Book (2018) di Peter Farrelly

Ispirato ad una storia vera ed ambientato nei primi anni ‘60 ha come protagonisti un raffinato pianista afroamericano (Don) ed un ex buttafuori di origini italiane (Frank), che dopo aver perso il lavoro viene ingaggiato dal musicista come suo autista ed assistente personale, accompagnandolo in una lunga tournee di concerti in giro per il sud degli Stati Uniti. Durante le tappe del viaggio l’uomo inizia ad accorgersi di tutto ciò che il suo datore di lavoro è costretto a subire per via delle leggi razziali, acclamato sul palco ma discriminato ed umiliato fuori, e per questo attanagliato da solitudine e sofferenza. Tra i due, col passare del tempo, si instaurerà una profonda amicizia, che porterà Frank a decidere di battersi in prima persona per far sì che a Don non venisse più negato alcun diritto a causa del colore della sua pelle.

Oscar per il miglior film e per il miglior attore non protagonista (Mahershala Ali).

BlacKkKlansman (2018) di Spike Lee

Primi anni ’70. Ron Stallworth diventa il primo poliziotto nero della città di Colorado Springs. Nonostante venga assegnato a mansioni d’ufficio, decide ben presto di volersi lavorare sul campo. Viene così fatto infiltrare ad alcuni incontri del movimento per i diritti dei neri, ma in seguito, di propria iniziativa, si finge un suprematista bianco e contatta la sezione locale del Ku Klux Klan per iscriversi ed entrare a far parte del movimento, in modo da scoprire le attività criminali che i membri progettavano come forma di oppressione verso gli afroamericani del luogo. Per fare ciò, si serve dell’aiuto di un suo collega bianco, che fungerà da infiltrato nel Klan, mettendolo al corrente di tutti i piani. La situazione si farà ancora più complessa quando verranno a conoscenza  dell’intenzione, da parte dei vertici dell’organizzazione, di provocare una strage durante la marcia per i diritti civili dei neri.

Spike Lee, che ha dedicato buona parte della sua cinematografia al tema razziale, mostra in questo film, in maniera cruda, la follia e la brutalità dei membri del Klan e delle azioni da essi compiute.

Oscar per la miglior sceneggiatura non originale allo stesso Spike Lee.

Selma – La strada per la libertà (2014) di Ava DuVernay

La pellicola, incentrata sulle battaglie civili di Martin Luther King nei suoi ultimi anni vita prima dell’assassinio, pone l’attenzione, oltre che sulla sete di giustizia delle minoranze di colore, anche sulla barbarie delle azioni delle forze dell’ordine. Il punto focale è rappresentato, in questa circostanza, dalle richieste di King al presidente Lyndon Johnson per la concessione del diritto di voto ai neri negli Stati del sud. Riscontrata una certa ritrosia al dialogo da parte delle istituzioni, vengono organizzate numerose manifestazioni di protesta, le quali sono puntualmente represse con violenze e spargimenti di sangue.

La svolta arriva con la marcia organizzata a Selma, in Alabama, durante la quale la polizia uccide il giovane Jimmie Lee Jackson. L’accaduto,  al quale si aggiungono i numerosi altri pestaggi, sconvolge l’opinione pubblica a tal punto che la successiva marcia viene documentata in diretta dalla Tv , con il presidente che, a quel punto, per calmare le acque si trova costretto a concedere il diritto di voto secondo le richieste di King.

Nomination agli Oscar per il miglior film.

12 anni schiavo (2013) di Steve McQueen

Tratto dall’autobiografia di Solomon Northup. Il protagonista, apprezzato violinista afroamericano, vive una vita tranquilla con la sua famiglia in un piccolo centro dello Stato di New York, quando, nel 1841, viene attirato con l’inganno da due uomini che lo rapiscono per poi venderlo ad un proprietario terriero. Inizia così la sua nuova vita da schiavo nelle piantagioni della Louisiana, dove sarà sfruttato e maltrattato, venendo venduto da padrone a padrone per ben 12 anni, nei quali vedrà morire tanti suoi compagni di “lavoro”, riuscendo però a mantenere sempre la schiena dritta e la speranza di poter un giorno rivedere sua moglie e i suoi figli.

Ad un certo punto, una svolta inaspettata cambierà un destino che sembrava ormai scritto.

Oscar per il miglior film e per la migliore attrice non protagonista (Lupita Nyong’o).

The Help (2011)  di Tate Taylor

Mississippi, 1963. Eugenia è una giovane ragazza appena laureata, figlia di ricchi proprietari terrieri, che cerca di realizzarsi in ambito lavorativo. Inizia perciò a lavorare presso un quotidiano locale nella città di Jackson, seguendo così la sua grande passione per la scrittura. Iniziata la carriera in città, forse per la prima volta si rende veramente conto delle enormi disuguaglianze sociali (e soprattutto razziali) presenti nello Stato. Stringe così amicizia con alcune domestiche afroamericane impiegate presso famiglie benestanti e costrette a subire continui soprusi. Grazie a tali rapporti sorge dentro di lei l’idea di iniziare a scrivere un libro nel quale racconterà le esperienze e le condizioni di vita di questa categoria di lavoratrici, raccogliendo direttamente le testimonianze delle dirette interessate.

Non sarà però così facile trovare fin da subito tante donne disposte ad aderire al progetto, data la paura di queste di subire ritorsioni da parte dei loro datori di lavoro.

Oscar come miglior attrice non protagonista a Octavia Spencer e nomination come miglior film.

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