Un grande artista, Edvard Munch nacque il 12 dicembre 1863; ricordiamo oggi il grande pittore, precursore dell’Espressionismo e famoso per essersi interessato ai temi della passione, della vita e della morte.
Tra i tanti capolavori di Munch, oggi per ricordarlo e rendergli omaggio , prendiamo in esame il celeberrimo “Urlo”, del 1893. Un quadro profondo, angosciante, in olio, tempera e pastello. Un uomo cammina lungo una balaustra, si ferma e si mette ad urlare, tappandosi le orecchie. Sullo sfondo si allontanano due personaggi che indossano cappelli a cilindro. Continuano a camminare sulla strada che costeggia la cima di una collina a picco sulla città di Oslo, la capitale della Norvegia.
Sotto si scorgono delle navi che passano sulle acque cupe del fondo; il cielo, di colore rosso/arancio, sembra attraversato da lingue di fuoco. Era davvero così il cielo, nel 1883, a causa dell’eruzione del vulcano endonesiano Krakatoa. Munch si sarebbe ricordato di quella eruzione, strano fenomeno, per dipingere il cielo tormentato del suo Urlo, dieci anni dopo.
La domanda che il semplice spettatore si pone è la seguente: perchè quest’uomo urla? Cosa lo angoscia, cosa lo spaventa? Con quel suo volto appiattito dal terrore, liscio, a malapena umano e la testa calva, ci fa pensare ad una mummia o ad un teschio; ci guarda e ci fa immaginare che tutto il paesaggio intorno a lui si contorca in una maschera di terrore, esattamente tale e quale a lui. E’ un vero grido d’angoscia. Per sottolineare quell’immensa sofferenza, l’artista è ricorso a colori forti, complementari, che stridono l’uno con l’altro, il blu e l’arancione.
Quindi un contrasto cromatico decisamente forte. Tutte le risposte le troviamo nel dipinto stesso: l’uomo che urla è Munch stesso, sta pensando alla sorella Laura, ricoverata in un ospedale psichiatrico. Pensa anche alla madre ed all’altra sorella, morte entrambe di tubercolosi. Il pittore è rimasto molto colpito dai gravi lutti familiari e dalla malattia della sorella e dunque urla tutto il suo dolore, una disperazione muta, soffocata; coinvolge noi spettatori in un unico abbraccio e grido di disperazione.
Una curiosità: di questo notissimo quadro, sono state fatte tantissime parodie satiriche e spiritose, testimonianza del forte impatto tra il pubblico e la notorietà popolare del dipinto stesso.
Ho mostrato questo dipinto a mio figlio, un ragazzino di 12 anni: volevo vedere come interpretasse questo dipinto, molto angosciante. Ha mostrato curiosità, come tutti i ragazzini della sua età ma il suo pensiero è andato invece alla guerra, alla disperazione di ogni guerra. Come tanti, è coinvolto dalla crisi internazionale e dalla paura del terrorismo e delle guerre che si svolgono in tante parti del Mondo. Molti bambini e ragazzi immaginano infatti questo “urlo” come grido rivolto per la paura della guerra e dei bombardamenti.
Questo dipinto è molto profondo, di grande empatia ed impatto fisico e psicologico. L’artista ha un grido “muto” che risuona nelle nostre teste e ci perseguita. La pazzia.
di Alessandra Paparelli
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