Siria, condanna unanime occidentale per il massacro di Hama

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Arriva da tutto l’occidente, a cominciare dalla Francia, dalla Gran Bretagna, dalla Germania e dagli USA lo sdegno e la condanna nei confronti della Siria. Il massacro di civili avvenuto ad Hama, cittadina a 200km a nord di Damasco, dove l’esercito ha aperto il fuoco contro i manifestanti uccidendo oltre cento persone, ha di nuovo ricompattato tutte le forze occidentali dopo gli screzi avuti per la leadership della guerra in Libia.

La condanna contro le violenze dell’esercito siriano sui manifestanti anti governativi arriva anche dal nostro ministro degli Esteri Frattini, il quale ha condannato “questo orribile atto di repressione violenta contro i manifestanti” auspicando che “cessino immediatamente le violenze sui civili”. Tante belle parole, tante prese di posizione decise, tanti buoni propositi ma fatti zero. E a me questo modo di fare, tutto occidentale, sembra però solo opportunismo. Tipo il politichese della prima repubblica: quando i politici di allora, non lontani dagli attuali, parlavano e argomentavano per ore senza dire nulla. Solo perché in quel periodo conveniva fare così.

Ma perché contro le violenze in Siria, che non sono cominciate ieri, si applica un doppiopesismo tipico occidentale? Perché si bombarda Gheddafi ma si evita accuratamente di entrare in conflitto con la Siria? Forse perché troppo vicina ad Israele e Turchia e quindi il rischio di un’escalation militare è troppo alto? O perché la Siria è l’alleato più fedele dell’Iran?  

Va considerato che la popolazione siriana e composta da etnie molto diverse tra di loro: tra queste quasi il 90% è di fede islamica, con la corrente di maggioranza sunnita che va oltre il 70%. Ma notevole è la presenza di sciiti, drusi e alauiti.  Inoltre, c’è anche un forte insediamento di cristiani, circa il 10%, e una limitatissima presenza di ebrei. Probabilmente è proprio questa eterogeneità  della popolazione siriana e il timore di scontri interni che frena le Nazioni Unite. Ma allora non sarebbe meglio prevenire questi massacri di persone inermi con colloqui internazionali preventivi? Perché non applicare sanzioni ed embarghi agli stati tiranni? Perché  non arrivare all’emarginazione politica unanime dei leader violenti? Forse l’industria delle armi e la presenza di petrolio in alcuni paesi arabi direzionano l’ago della bussola internazionale?  Quanto mi piacerebbe avere le risposte a queste domande.  

Enzo Di Stasio  

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Foto: ilgiornale.it

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