Le fondamenta del Rap Alternativo: De La Soul

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New York è la culla della musica Hip-Hop. A cavallo fra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 in città si è sviluppato il giusto dosaggio fra l’emersione della street-culture, e una proposta musicale nuova e giovane che di quella società divenne la voce. La musica Hip-Hop nasceva nelle sale da ballo dove i DJ cominciarono a sviluppare un modo di “suonare” i brani: invece di lasciare semplicemente i vinili eseguire i loro pezzi, provarono a sovrapporre due brani differenti manomettendo il normale avanzamento delle tracce. In pratica eseguivano contemporaneamente la parte ritmica di un disco assieme alla parte melodica di un altro (normalmente le prime postazioni avevano due spazi per i dischi a disposizione). Perché questo è importante? Perché per i DJ divenne imperativo perfezionare la gestione delle tracce musicali per andare incontro ai ballerini, in particolare ai break-dancers; questi eseguivano i loro balli più elaborati nei momenti breakdown dei brani, cioè quegli intermezzi ritmici, privi di voce o melodia, solitamente posti prima delle strofe o dei ritornelli ma che durano generalmente solo pochi secondi. I DJ quindi mettevano mano ai dischi facendo ripetere questi momenti per prolungarli cosicché i ballerini avessero più tempo per le loro performance acrobatiche. Questi momenti musicali divennero anche la base per il rap: in quei punti i DJ stessi muniti di un microfono improvvisavano frasi e incitamenti in rima che poi sarebbero stati ripresi a modello dai primi rapper.

In realtà forme di improvvisazione canora esistevano già da decenni, applicate dai reverendi cristiani americani nelle comunità di discendenza africana nei momenti responsoriali, ma anche diffusi fra la cultura giovanile in episodi di sfida comunicativa fra gruppi. Poiché il rap altro non è che una forma di comunicazione. Ma ci vollero anni per assumere questa veste, cioè quella di elaborazione e divulgazione di paure, emozioni e speranze di tutta quella società periferica dell’America degli anni ’80 e seguenti.

Come detto sopra, i primi a introdurre forme di parlato a un largo pubblico furono gli stessi DJ che si avallarono di microfoni per incitare i ballerini. Per questo motivo i primi rapper erano (e sono ancora) chiamati MC, diminutivo di microphone, e spesso i loro testi erano espressione di una gioventù che si gode una serata, balla, abborda ragazze. Una delle prime canzoni in questa direzione di maggior successo fu quella della Sugarhill Gang: Rapper’s Delight. Qui troviamo l’eredità della vecchia musica: il funky che accompagna tutto il pezzo che altro non è che un loop di alcune parti del brano Good Times degli Chic (avendone escluso voci, melodie e assoli strumentali); e l’introduzione della nuova musica: un gruppo di rapper che si alternano in esecuzioni improvvisate, in cui si presentano ed evidenziano le proprie abilità canore (o screditano quelle altrui).

Questa è la base ma in pochi anni il rap divenne un genere in grado di dare voce e mercato a numerosi artisti e a disegnare una nuova scena che avrebbe velocemente valicato i confini delle città e infine degli stessi USA. Un altro punto di svolta fu la pubblicazione nel 1982 del singolo The Message dei Grandmaster Flash and the Furious Five. In questa canzone è delineato il panorama urbano e ghettizzato della società afroamericana: povero, indigente, precario, vessato dalle istituzioni e dalla polizia. Questa espressione di disagio verrà sempre più acuminata fino a brani come Fuck tha Police (1988) degli N.W.A., un brano di protesta contro le forze dell’ordine e i trattamenti subiti dalla comunità afroamericana. Questo è anche l’inizio del gangsta rap, una corrente del rap contraddistinta da posizioni più violente e critiche della cultura rapper e musicata da cantanti spesso affiliati alle bande cittadine di New York o Los Angeles.

Sebbene quest’ultima sia diventata spesso la più stereotipata e ripresa proposta nel panorama rap americano, in realtà l’Hip Hop conserva moltitudini di generi legati a diverse posizioni culturali o a influenze musicali. Ed è con questo sfondo che si presentano i De La Soul.

Gli Inizi

I De La Soul cominciano la loro esperienza come una band giovanile di amici, frequentavano la stessa scuola e nel 1986 cominciarono a trovarsi per fare musica nel tempo libero. Tutti e tre cantavano ma se Posdnuos e Trugoy erano per lo più la parte vocale, Maseo era il producer, cioè il DJ che metteva le mani ai dischi. Questi furono le fondamenta del sound del trio, poiché, come abbiamo visto sopra, la scelta dei brani prepara lo stile stesso di un gruppo Hip-Hop. Nel contesto americano new yorkese della fine degli anni ’80, i De La Soul seppero distinguersi proprio per i brani proposti: non solo rielaborazioni della musica funky, come per i primi DJ, e neanche musica originale sintetizzata contemporanea, bensì una miscela di antico e moderno. I loro brani andavano a cercare materiale musicale da qualsiasi provenienza: colonne sonore, brani jazz, musica rock, ovviamente il funky, o anche altra musica Hip-Hop. I tre infatti ascoltavano di tutto avendo a disposizione le collezioni di vinili dei genitori, e si noti che ciò non sia scontato in quegli anni dove i DJ facevano a gara per accaparrarsi gli album più accattivanti del momento e dove molti artisti dovevano affittare sale studio per poter lavorare con un giradischi o un synth. Il loro primo singolo, il demo Plug Tunin, fu portato al producer Prince Paul che lo editò e lo propose alla casa discografica Tommy Boy che mise il trio sotto contratto per la produzione del loro primo album: 3 Feet High Rising (1989).

Stile

Il primo album ebbe un notevole successo di pubblico per vari motivi. Il primo, come visto, è il mix innovativo fra stili musicali spesso già conosciuti dal pubblico di riferimento. Il brano Me Myself and I per esempio ha come sottofondo principale un brano di dieci anni prima, (Not Just) Knee Deep dei Funkadelic, molto conosciuto e ballato nelle sale da ballo frequentate dai giovani De La Soul. Il remix, la re-interpretazione, è uno dei fattori fondamentali della musica Hip-Hop (causando anche a volte dispute legali sulla proprietà dei diritti d’autore fra artisti). Oltre alla loro ricerca di un contenuto musicale quanto più ampio possibile, un altro fattore che fece la loro fortuna fu proporre delle liriche che uscivano dallo stereotipo che si stava andando a creare dell’immaginario rapper: urbano, aggressivo, hardcore, gangster. Invece i contenuti dei testi dei De La Soul sono leggeri, allegorici, i loro video proposti in veste comica, vennero indicati come gli hippie del Hip-Hop neyorkese. Altro fattore centrale per la loro carriera e per tutta la scena cittadina fu la fondazione del collettivo Native Tongues, assieme ai Jungle Brothers e ai A Tribe Called Quest. Il fine di questo collettivo era proporre un gruppo e una musica inclusiva, alternativa ma legata a una coscienza afro-centrica come già aveva fatto il DJ neyorkese Afrika Bambaataa nella sua esperienza con il gruppo Zulu Nation. Native Tongues, essendo un collettivo, proseguì con collaborazioni e produzioni e l’alternarsi di diversi artisti, mentre i De La Soul proseguirono la loro carriera fra fortune alterne.

Carriera

Il secondo album, De La Soul is Dead (1991 – Tommy Boy), accentua le sue critiche verso il rap più aggressivo, il quale invero incontrava più successo di pubblico rispetto alla proposta del trio newyorkese, spensierata e culturalmente impegnata. Infatti, questo album non otterrà il successo del primo e otterrà critiche variegate nel mondo musicale, tuttavia oggi è considerato un cult del genere alternative e jazz-rap. Gli album seguenti vedono un’ulteriore sperimentazione nonché numerose collaborazioni con artisti dai più vari stili: il sassofono funky di Maceo Parker in Patti Dooke, o il duo rapper giapponese SPD in Long Island Wildin’. Gli album a fine anni ’90 e inizio 2000 sono invece una ricerca verso un sound più urban e tradizionale, forse dovuto anche alla mancanza di Prince Paul ai contributi fra la produzione, fino a quel momento sempre presente. Lo stesso stile si può riscontrare nei sucessivi: Art Official Intelligence: Mosaic Thump (2000 – Tommy Boy) e AOI: Bionix (2001 – Tommy Boy). Notevole la loro collaborazione nel 2006 con i Gorillaz per il brano Feel Good Inc. e che portò alle due formazioni la vincita del famoso premio Grammy Awards come migliore collaborazione vocale Pop. L’ultimo album è, per il momento, And the Anonymous Nobody, del 2016 che propone un mix ricercato di stili e la collaborazione con numerosi artisti fra cui Snoop Dogg, David Byrne e i Little Dragon, in questi casi si potrebbe quasi notare un piegamento della proposta stilistica assecondando gli ospiti e rendendo così l’album quanto più innovativo e vario.

Passato, presente e futuro

Come notato, sono numerosi gli artisti che hanno collaborato con i De La Soul apparendo nei loro album, ma è anche vero l’opposto: con i De La Soul che sono apparsi (in trio o individualmente) in album di numerosi artisti della scena musicale internazionale. Questo approccio collaborativo è quasi scontato seppur incredibilmente contraddittorio in un settore che conserva una certa competitività e dove l’offesa e l’insulto fanno parte del repertorio di numerosi artisti. Come visto non è il caso dei De La Soul che invece traggono parte del loro successo da una ricerca musicale complessa che prende spunto da generi di tutti i tipi e tempi. Mantengono la coerenza nella loro proposta lirica e incidono ancora oggi i palchi americani e di tutto il mondo, sia con originalità, sia come indiscusso precursore dell’alternative rap.

Fonte foto: Facebook/DeLaSoul

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