Archetipi femminili: le sette dee presenti in ogni donna

La psicologa Jean B. Bolen ha identificato sette archetipi che aiutano a comprendere il misterioso universo femminile 

donne

Archetipi e origine dei comportamenti innati femminili

Archetipi. Lo psichiatra e psicologo svizzero C. G. Jung (1875-1961), definì gli archetipi (dal latino archety̆pum) come “l’immagine primordiale contenuta nell’inconscio collettivo, la quale riunisce le esperienze della specie umana e della vita animale che la precedette, costituendo gli elementi simbolici delle favole, delle leggende e dei sogni” (cit. Treccani).

Relativamente alla psiche femminile, la psicologia Jean B. Bolen, ha identificato sette dee dell’antica Grecia, quali archetipi che racchiudono la quintessenza dei comportamenti innati di ogni donna. Individuare quale dea ci rappresenta, risalire all’archetipo, può essere un utile strumento di indagine interiore.

“Le dee dentro la donna” di Bolen 

Le sette dee di cui parla Bolen sono: Artemide, Atena, Estia, Era, Demetra, Persefone e Afrodite

Ognuna di essa ha delle caratteristiche peculiari, un profilo emotivo e psicologico ben definito, nel quale possiamo rispecchiarci. In certi casi, potremmo notare somiglianze con più di una divinità. Inoltre, nel corso della nostra vita, potremmo passare da un archetipo all’altro, per via di una naturale evoluzione del nostro carattere.

Dee vergini: Artemide, Atena, Estia

Queste tre divinità rappresentano l’archetipo dell’indipendenza e dell’autosufficienza. La verginità,  simboleggia il superamento dell’approvazione maschile. La donna, rinunciando alla penetrazione, non è più oggetto di possesso da parte dell’uomo ed esiste di per sé, interamente separata da lui. In loro non esiste alcun senso di vittimismo. 

Entriamo nel dettaglio, analizzando ogni caratteristica delle dee in questione.

Artemide dea della caccia: l’archetipi della decisone 

Chiamata Diana dagli antichi romani, Artemide era la dea della caccia, della luna, della vita selvaggia. Viveva in stretta simbiosi con la natura ed era invocata dalle donne nel momento del parto. 

Rappresenta l’archetipo della decisione e della risolutezza. Era rapida sia nel fornire aiuto a chi glielo chiedeva, sia a punire chi la offendeva. Una donna che incarna questo archetipo, è sicuramente una creatura decisa, sicura, autosufficiente, ma anche competitiva. 

La “donna Artemide” tende ad appassionarsi alle cause sociali ed essendo l’incarnazione della dea della caccia, anche nelle relazioni con gli uomini, è predisposta a collezionare trofei. Nel rapporto a due, non è mai sottomessa e in ambito lavorativo, cerca di occupare posizioni di rilievo.

Punti di debolezza: essendo cacciatrice, la “donna Artemide”, risulta fredda, spietata e vendicativa. Chi si identifica con questo archetipo dovrebbe lavorare su tali aspetti, imparando ad accettare la vulnerabilità nelle altre persone, senza giudicarle.

Atena: l’archetipi della razionalità 

La Minerva dei romani, nota per le sue strategie vincenti, rappresenta l’archetipo della razionalità, la supremazia della mente sul cuore.

La “donna Atena” riesce a mantenere il controllo in ogni situazione. E’ obiettiva, impersonale e intraprendente. 

Punti di debolezza: la sua corazza protettiva fa sì che manifesti una certa insensibilità nei confronti degli altri. Intimidisce per via del suo aspetto autoritario e ipercritico. Con gli uomini non si lascia mai andare del tutto, in quanto la mente prevale sul cuore e sul corpo. 

Chi si identifica nell’archetipo di Atena, dovrebbe imparare a lasciarsi andare e ricucire l’equilibrio mente, anima e corpo.

Estia: la dea del focolare, archetipo del fuoco sacro

Per i romani, Veste, la dea del focolare rappresenta l’archetipo del fuoco sacro, della purezza e della verità.

La “donna Estia” crede molto nei valori della famiglia ed è ossessionata per la casa. Ha una forte spiritualità e talora la sua religiosità è eccessivamente rigida. Non nutre ambizioni, non è invadente e preferisce la tranquillità. Ha scarso interesse per il sesso.

Punti di debolezza: tende a chiudersi nel suo mondo interiore e a isolarsi. Fuori dall’ambiente domestico si sente a disagio e non riuscendo a imporsi, spesso subisce passivamente la supremazia altrui.

Chi si riconosce in questo archetipo, dovrebbe imparare ad esprimere i propri sentimenti in maniera più decisa.

Dee vulnerabili: Era, Demetra, Persefone 

Diversamente dalle prime tre, Era, Demetra e Persefone rappresentano l’archetipo dei ruoli tradizionalmente assegnati alla donna. Sono rispettivamente, la Moglie, la Madre e la Figlia, in senso assoluto. Hanno dunque bisogno di consenso, approvazione e questo le pone ad essere spesso vittime del comportamento maschile, da cui dipendono totalmente.

Era: l’archetipo della forza

Chiamata Giunone dai romani, era la dea del matrimonio, moglie di Zeus.

Questi era un incallito adultero, ma Era scagliava la sua rabbia contro la amanti, anziché contro di lui. Come accennato, rappresenta l’archetipo della forza.

La “donna Era”, hasempre bisogno di uomo, di calore, di un marito potente che la protegga.

Punti di debolezza: la donna Era, non ama le amicizie, il lavoro ha un aspetto secondario, reagisce con troppa ira, è eccessivamente gelosa e cade spesso nel vittimismo. Nel matrimonio, tende a subire ogni angheria e a mantenerlo intatto nonostante tutto.

Chi si riconosce in questo archetipo, dovrebbe imparare a fare scelte più gratificanti, evitando di lasciare agli altri, sopratutto al marito, ogni aspetto decisionale della sua vita.

Demetra: archetipo della madre

I romani la conoscevano come Cerere ed era la protettrice delle messi.

Rappresenta l’archetipo della madre, dell’istinto materno. Questo la spinge ad essere protettiva, disinteressata, perseverante e generosa.

Punti di debolezza: la “donna Demetra”, può cadere in depressione quando i figli abbandonano il nido materno. Predilige uomini immaturi, nei confronti dei quali può continuare a esercitare il ruolo di madre. Questo tipo di donna è vulnerabile, ha difficoltà a dire di no anche quando è molto stanca. Manifesta inoltre  vittimismo e la sua smania di controllo, può scatenarsi in rabbia cieca.

Chi si identifica in questo archetipo dovrebbe imparare a lasciarsi andare e abbandonare ogni smania di controllo.

Persefone: la dea degli inferi

Dai romani era chiamata Proserpina o Core. Come regina degli inferi, Persefone era una donna che regnava sulle anime dei morti, guidava i viventi negli inferi e pretendeva per sé ciò che desiderava. 

Rappresenta l’archetipo dell’inconsapevolezza fra la realtà egoica del mondo oggettivo e la realtà inconscia della psiche.

La “donna Persefone” ha un comportamento condiscendente ed un atteggiamento passivo.
Tende ad essere compiacente e adattarsi ai desideri altrui. E’ altresì molto duttile, vitale e recettiva ai cambiamenti.

Punti di debolezza: nei confronti degli uomini, tende ad essere sempre una donna-bambina, fragile e bisognosa di protezione e guida. Il suo narcisismo, che la rende dipendente dal giudizio altrui, può sfociare in depressione.

Dal punto di vita lavorativo, generalmente passa da un lavoro all’altro, alla costante ricerca di ciò che la soddisfi al meglio. 

Chi si rispecchia in questo archetipo dovrebbe imparare a essere più autonomo e ad avere consapevolezza delle proprie qualità, trasformandosi, come Persefone, in una guida spirituale. 

Afrodite: la dea alchemica del piacere 

Afrodite dell’amore e della bellezza. Definita “dea alchemica”, per il potere di trasformazione che lei sola possedeva, viene collocata in una categoria a sé stante. Chiamata dai romani Venere, Afrodite incuteva reverenza. Era in grado di fare innamorare mortali e dei ed era simbolo del concepimento. 

Essa rappresenta l’archetipo del piacere in ogni sua declinazione. 

La “donna Afrodite” è estroversa, selvaggia,  seducente, egocentrica, creativa. Per lei è difficile realizzare un matrimonio monogamo e durevole. Il lavoro che non la coinvolge da un punto di vista emotivo non la interessa. 

Punti di debolezza: in amore tende a essere ossessiva, cosa che la porta a soffrire quando non è  corrisposta e in certi casi, a essere autolesionista. 

Chi si riconosce in questo archetipo dovrebbe imparare a non lasciarsi ferire, a mantenere una cera soglia di distanza emotiva dai rapporti e sviluppare il proprio potere personale, rimanendo al contempo una persona tenera e comprensiva. Dovrebbe imparare a dire no se necessario, al fine di non subire imposizioni.

Conclusioni 

Ripercorrere archetipicamente le caratteristiche delle divinità greche, riconoscere ogni valore e ogni punto di debolezza, può aiutare le donne a trovare un equilibrio, il proprio centro di gravità permanente? 

Fonte: Jean S. Bolen, “Le dee dentro la donna, Una nuova psicologia femminile

Foto di Pexels da Pixabay

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