L’estate si avvicina. Melanina o melatonina?

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L’estate si avvicina e la melanina è sulla bocca (e sulla pelle) di tutti noi.

Ma per una analogia lessicale, solo una sillaba di differenza, qualcuno la scambia con la melatonina, una molecola diversa e con diverse funzioni. E allora eccomi qua, la vostra biochimica di fiducia, per fare chiarezza.

La melanina, o meglio le melanine naturali sono polimeri insolubili di metaboliti della tirosina (un amminoacido) che causano la pigmentazione della pelle e dei capelli. Sono prodotte da cellule dette melanociti quando sono esposti alla luce, in particolare alla radiazione ultravioletta detta UVA, presente nello spettro della luce solare. Le melanine ci proteggono dalla luce del sole perché sono in grado di convertire l’energia dei fotoni in piccole quantità di calore, assolutamente innocue, evitando la formazione di radicali liberi, dannosi per l’organismo umano.

Le melanine sono pigmenti e possono presentarsi in diversi colori, brune, rosse o gialle, a seconda del corredo genetico degli individui, che avranno quindi pelle e capelli di diversi colori. Il nome deriva dal greco melas melanos, che significa nero. Anche i neuroni contengono un tipo di melanina detta neuromelanina, la cui funzione non è ancora del tutto nota, e infatti sono di colore scuro.

Anche piante ed animali producono melanine. Gli individui che non producono melanina sono detti albini, e spesso questa variazione genetica è associata a problemi della vista.

Osservava Darwin che «Occorre un fatto curioso: i gatti bianchi, se hanno gli occhi blu, sono quasi sempre sordi.»

Che succede se cambiamo una lettera?

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La melanina non va confusa con la melamina (o melammina), che è una materiale sintetico usato per fabbricare stoviglie leggere ed infrangibili!

E se aggiungiamo una sillaba?

La melatonina (N-acetil-5-metossitriptamina) è invece un ormone, prodotto in assenza di luce dalla ghiandola pineale di tutti i mammiferi. La sua biosintesi segue un ritmo circadiano che dipende dall’alternanza giorno-notte. Poco dopo la comparsa dell’oscurità, le sue concentrazioni nel sangue aumentano rapidamente e raggiungono il massimo tra le 2 e le 4 del mattino per poi ridursi gradualmente. La luce del giorno ha la capacità di inibirne la biosintesi influenzando anche il ritmo sonno-veglia. Il livello di secrezione della melatonina differisce da un individuo ad un altro ed è determinato geneticamente; la sua concentrazione nel sangue decresce con l’età ed a causa di malattie tumorali, ipertrofia prostatica, fumo, consumo di alcolici e assunzione di diuretici e farmaci betabloccanti.

Una modificazione del ritmo di sintesi della melatonina è considerata un indicatore di stress, ad esempio dovuta al lavoro notturno. La somministrazione di melatonina dovrebbe quindi aumentarne la concentrazione plasmatica e favorire il sonno, quindi ne viene suggerito l’uso come “sonnifero naturale”, soprattutto se utilizzata in modo occasionale, come per esempio per contrastare il jet-lag.

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In Europa la melatonina da 1 mg è considerata un prodotto da banco mentre quella da 2 mg è classificata come un vero e proprio farmaco per il quale è necessario la ricetta del medico. Non ci sono ancora studi sugli effetti collaterali a lungo termine né per alti dosaggi, quindi viene consigliato di non assumerla in modo continuativo.

Anche in questa parola troviamo la radice della parola greca melas (nero), associata in questo caso al buio della notte.

Quindi…

Bisogna fare molta attenzione ai nomi delle sostanze chimiche. Basta una sillaba o una lettera  di differenza e si cambia totalmente argomento, passando da uno stimolante dell’abbronzatura ad un ormone che concilia il sonno, passando per delle colorate tazze infrangibili!

*Biochimico, direttrice del  Laboratorio Rischio Agenti Chimici dell’INAIL

Foto di copertina di Capri23auto da Pixabay

Foto 2 di PDPics da Pixabay

Foto 3 di Claudio_Scott da Pixabay 

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