Roma e la Porta Portese di Claudio Baglioni

Porta Portese è una delle porte di Roma, costruita nel 1644 – per volontà di Papa Urbano VIII Barberini in sostituzione della più antica Porta Portuensis  – durante l’edificazione delle Mura gianicolensi e l’ampliamento delle Mura Leonine poste a difesa del Gianicolo. Venne però inaugurata dal successivo Papa Innocenzo X Pamphilj, che impose il proprio stemma sulla porta.

Si presenta come una porta ‘incompiuta’, dallo stile semplice e distante dai più tradizionali canoni di eleganza architettonica; da Porta Portese inizia la Via Portuense che conduce al Porto – in località “Foce del Tevere” nei pressi di Ostia – punto strategico per i rifornimenti della città di Roma. Proprio vicino alla Porta, all’interno delle mura, era collocato il porto fluviale più importante di Roma, chiamato appunto “Ripa Grande”; al di là della Porta (per non far gravare dal dazio i materiali destinati ai cantieri pontifici) venne costruito l’arsenale pontificio.

Dopo la costruzione dei muraglioni, oltre al nome non restò praticamente nulla del ‘porto’ che sorgeva nel tratto del Lungotevere tra il Complesso Monumentale del San Michele e la rampa lungo il fiume; dell’antico arsenale rimane soltanto il grande capannone in muratura, riconvertito successivamente in deposito di materiali edili (il c.d. smorzo).

Per molti anni questa zona di Roma venne destinata a servizi secondari e di scarso pregio: strutture connesse al sistema, depositi di merce, il vecchio canile municipale ed un deposito delle vetture destinate al trasporto urbano. Un’area sostanzialmente “staccata” dalla città, nella quale hanno proliferato soltanto baracche e magazzini abusivi, senza alcun progetto di risanamento urbanistico; addirittura, il maestoso complesso monumentale di San Michele a Ripa Grande (trasformato e destinato in parte a carcere minorile fino al 1938), è rimasto in totale abbandono fino a quando, nel 1969, ebbe inizio il restauro perché fosse adibito ad uffici e laboratori del MiBAC.

Attualmente Porta Portese è celebre per essere la sede del “mercato” di Roma per antonomasia: un luogo unico, vivace e tipico, fonte d’ispirazione per registri e scrittori oltre che per artisti musicali. Ai tradizionali venditori locali si sono aggiunti gli ambulanti stranieri, i quali hanno contribuito a rendere Porta Portese un mercato multi‐etnico; ciò ha senz’altro apportato un fascino “internazionale” al posto ma ha anche contribuito a snaturare l’originaria peculiarità del mercato, un tempo più ‘mercatino delle pulci’ dove si trovavano soltanto oggetti d’antiquariato e modernariato, cianfrusaglie, giocattoli e libri.

Ciò nonostante, Porta Portese resta uno dei luoghi più particolari e caratteristici di Roma, dove si può ancora percepire l’idea dell’atmosfera tipica della città di un tempo.

Un giovane Claudio Baglioni ambienta la sua canzone nel mercato di Porta Portese, da cui deriva il titolo: “È domenica mattina si è svegliato già il mercato”, è l’inizio, e racconta la storia di un ragazzo che, rientrato a Roma per una licenza militare, si reca al mercato per acquistare un paio di blue jeans.

La canzone descrive alcuni personaggi che caratterizzano il mercato e la merce che espongono sui loro banchetti: la signora anziana che vende le fotografie di Papa Giovanni XXIII (“c’è la vecchia che ha sul banco foto di Papa Giovanni”), il tipo che rifila ‘patacche’ (“le patacche che ti ammolla quello là”) e che propone di tutto alla “gente che si affolla”: tra pezzi di ricambio delle automobili, spade antiche e quadri falsi si possono trovare le fotografie di Brigitte Bardot nuda.

Porta Portese ha iniziato ad ospitare il mercato alla fine della seconda guerra mondiale, divenendo la nuova sede della cosiddetta ‘borsa nera’ (che prima si teneva a Campo de’ Fiori); già da allora nel mercato i romani potevano comprare, vendere o barattare di tutto: cose nuove o preferibilmente “usate”, spesso provenienti da traffici illeciti o veri e propri “falsi” proposti come autentici.

A Baglioni va il merito di aver contributo a rendere ancora più celebre questo luogo magico di Roma, con una efficace descrizione dell’ambiente e dei personaggi che lo animano.

Antonio Coggio, produttore del primo Baglioni e coautore del brano, ricorda così l’album di cui Porta Portese è parte:

«Il disco in questione, Questo piccolo grande amore, era un concept album e, in quel momento, pensavamo – nello svolgimento della storia di due giovani innamorati – che avesse bisogno come ambientazione di luoghi popolari. Uno di questi abbiamo creduto che fosse proprio un mercato e, nella fattispecie, quello di Porta Portese, storico luogo frequentato dal popolo della Capitale di cui Claudio era sicuramente figlio e voce.

È qui che casualmente volendo fare una sorpresa all’innamorata – al rientro a Roma per una licenza durante il servizio di leva – Claudio si accorge di essere stato tradito. Una giusta location per far terminare la loro storia d’amore.

Claudio fu bravo a darne i colori, le descrizioni e i riferimenti e, a tutti noi, che partecipavano tecnicamente al progetto, bastò cercarne i giusti suoni».

(Porta Portese, di C. Baglioni / A. Coggio, 1972, interprete Claudio Baglioni, Album “Questo piccolo grande amore”, RCA).

Foto di Gerhard Bögner da Pixabay

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