Foto dallo spazio: il pallido puntino blu

Questa è la storia di una fotografia. Una foto che fu chiamata “Pale blue dot”.  Tradotto dall’inglese vuol dire pallido puntino blu.

Ci sono molti protagonisti in essa ma in fondo, questa storia, è il racconto di tutti noi.

La scienza è l’ultima perfezione della nostra anima.

Lo diceva Dante Alighieri nel suo “Convivio”.  E’ un insieme di concetti che hanno spinto l’uomo ad interrogarsi. A cercare la spiegazione di qualcosa che incuriosisce ed affascina allo stesso tempo.

I risvolti che ne conseguono implicano riflessioni sul perché delle cose e da quale evento esse abbiano avuto origine. Per questo, soprattutto l’astronomia, ci permette di spingerci in riflessioni umanistiche.

Proprio come accade nella storia di questa fotografia.

Una sonda, un uomo ed un pianeta.

Questi sono i protagonisti della vicenda che iniziò alla fine dell’estate del 1977. Il 5 settembre venne lanciata nello spazio la sonda Voyager 1. Fa parte di una missione spaziale di grande livello ideata e realizzata dalla Nasa. Connessa anche con il progetto SETI (argomento che tratteremo in un altro articolo) è in funzione da poco più di 43 anni. Ancora oggi invia dati scientifici alla Terra dal punto lontanissimo in cui si trova.

E’ l’oggetto artificiale più lontano dal nostro pianeta.

La Terra si trova a circa 150 milioni di km. dal Sole. La luce solare impiega 8 minuti e 20 secondi per raggiungerci cioè 8,33 minuti/luce. Questa distanza, benché enorme, viene presa come unità di misura delle distanze nello spazio. Viene Chiamata Unità Astronomica; in abbreviazione UA.

In questo momento la sonda spaziale Voyager 1 si trova a più di 144 UA dalla Terra. Tradotto in termini più comprensibili si tratta di 21 miliardi e 450 milioni km. Si trova a 20 ore/luce che significa che la luce solare impiega 20 ore per raggiungerla. La Voyager 1 ci ha messo 43 anni per coprire questa distanza viaggiando a 62.140 km orari di media.

Questo parallelo serve per capire meglio quanto effettivamente essa sia lontana ed anche quanto lo siano le altre stelle intorno a noi. La più vicina, infatti, dista più di 4 anni luce.

Era partita per sorvolare Giove, Saturno e soprattutto il suo interessantissimo satellite Titano.

La sua missione fu poi prolungata ed è stato il primo oggetto costruito dall’uomo ad esplorare il Sistema Solare Esterno portando risultati strabilianti per la conoscenza.

E’ entrata nello spazio interstellare (Lo spazio non occupato da altre stelle o sistemi planetari) nel 2013. Ciò la rende il primo oggetto costruito dall’uomo ad uscire dal Sistema Solare.

Ad un certo punto di questo viaggio, nel 1990, un uomo prese una decisione, spinto dalla curiosità di cui sopra, capovolgendo il modo di vedere le cose. Cambiò il punto di vista da cui osservare.

Quest’uomo è Carl Sagan (foto a destra).

E’ stato uno dei più influenti astrofisici, astrobiologi, astrochimici ed astronomi del secolo scorso. Ha scritto centinaia di pubblicazioni tra articoli, ricerche e libri. E’ il padre del programma SETI che si prefigge la ricerca di forme di vita intelligenti nell’Universo.

Placca del pioneer

Applicò la celeberrima “targa” con la nostra  immagine ed alcuni messaggi sulla sonda Pioneer 10. Ebbe l’idea di mettere un disco in oro contenente i suoni della Terra sulle sonde Voyager 1 e 2. In caso esse fossero state intercettate da qualcuno là fuori.

Visionario e pacifista fu anche un prolifico scrittore e divulgatore scientifico.

Ebbe l’idea di girare la fotocamera montata sulla sonda verso la Terra e di scattare una foto.

Il risultato fu la fotografia chiamata Pale blue dot. Ritrae il terzo protagonista della nostra storia. Che è un pianeta lontano 6 miliardi di km. Dalla Voyager.  Il nostro pianeta.

In essa, in mezzo ad alcune bande di vari colori, si vede un piccolo, pallido puntino azzurro.

Pale Blue Dot

E’ la Terra.

Mostra quanto sia piccolo, se paragonato alla vastità dell’Universo, il luogo in cui viviamo. Luogo che, a noi, sembra essere immenso.

Luogo che, a noi, sembra il centro di tutto.

La fotografia ha avuto un impatto mediatico devastante. Ha scosso coscienze ed a trasmesso un messaggio, appunto, di carattere umanistico che si può facilmente riassumere con le prime parole del saggio che Sagan stesso scrisse:

“Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse. Ma per noi, è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L’insieme delle nostre gioie e dolori […] ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore […] è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole.

[…] È stato detto che l’astronomia è un’esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c’è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l’uno dell’altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l’unica casa che abbiamo mai conosciuto.”

Un discorso che, molti, hanno definito memorabile.

Per chi ama la scienza, a tratti, commovente. Perché ci permette di inserire concetti come il rispetto per l’ambiente, l’amore per il prossimo, l’importanza delle nostre esperienze in un contesto scientifico apparentemente asettico e privo di emozioni.

Carl Sagan se ne è andato nel 1996 a 62 anni.

La fotografia è stata inserita nella lista delle 10 migliori immagini scientifiche di tutti i tempi.

La sonda Cassini, in tempi recenti, ha scattato numerose fotografie simili a questa. Le ha riprese mentre si trovava tra gli anelli di Saturno. Qualcuna di queste immagini è stata pubblicata da diversi media in queste settimane.

Pochi sanno che, in realtà, si è trattato di un omaggio alla Pale blue dot.

La sonda Voyager 1 continuerà a funzionare fino al 2025. Quando il suo generatore di energia elettrica smetterà di funzionare.

La storia che volevamo raccontare è giunta al termine. O forse no.

Fonti:

  1. Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space – Carl Sagan;
  2. Communication with Extraterrestrial Intelligence – Carl Sagan;
  3. NASA Voyager website;
  4. L’Universo alle soglie del Terzo Millennio – Margherita Hack;
  5. Cosmic Connection: An Extraterrestrial Perspective – Carl Sagan;

Immagini:

  1. Pale Blue Dot;
  2. Placca del Pioneer;
  3. Voyager Golden Record;

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