Tutti a “squola”

squolaSono assistente di Procedura Penale all’Università di Roma La Sapienza e spesso devo trattenermi dal bocciare studenti dell’ultimo anno per errori, anzi orrori lessicali. Mi chiedo chi accusare di questa ignoranza dilagante.

Le famiglie? Le scuole? La politica?

In base ai lavori parlamentari di questi giorni, la maturità del 2019 potrebbe presentare diverse novità, la più eclatante delle quali, a mia opinione, è l’indifferenza rispetto ad eventuali valutazioni negative nel rendimento scolastico, potendo, gli studenti, accedere all’esame di maturità anche con insufficienze, se la media finale raggiunge il 6.

Innanzi tutto questo sistema implica una sostanziale equità nel valore delle materie, a prescindere dall’indirizzo scelto. Ed è assurdo. Al liceo scientifico la matematica ha necessariamente un peso maggiore di altre materie, così come latino e greco al classico, o francese ed inglese al linguistico. Affermare che possa sostenere l’esame di maturità uno studente del classico che abbia quattro in latino ed otto in geografia astronomica non è ragionevole, anche se mi aiuta a spiegare quello strano fenomeno universitario che è il latino maccheronico applicato alla giurisprudenza, dal quale fuoriescono i vari post guerram, provvedimento a brupto e via dicendo.

Inoltre, un simile sistema rappresenta un escamotage furbesco che potrebbe incentivare un lavorio di equilibri, al posto di un serio impegno sui libri.

A ciò aggiungiamo famiglie distratte, a volte assenti, che preferiscono una sana mediocrità al rischio di una bocciatura, che implica nuove tasse scolastiche, lezioni private, e maggiore attenzione al profitto dei figli.

La cultura, quella vera; l’amore per il sapere, infatti, arriva da lì, dalla famiglia e, poi, viene preso e coltivato, con cura e bravura, da insegnanti seri secondo programmi completi e regole ragionevoli. Nel quadro della preparazione culturale degli studenti d’oggi è il mondo inverso: alle famiglie va benissimo che non studino ed anzi attaccano apertamente quegli insegnanti che sanno fare il proprio lavoro; la scuola, spesso, non offre strumenti didattici sufficienti e non sempre gli insegnanti sono in grado di ricoprire quel ruolo; la politica, infine, gioca con la scuola facendo esperimenti che nemmeno il dottor Frankestein di Mel Brooks oserebbe fare.

Il risultato?

“Il Pubblico Ministero non può rimanere inerme di fronte ad una notizia di reato”

“Forse vuole dire inerte!”

“E’ uguale: sono sinonimi”

di Raffaella Bonsignori

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