La nomofobia: la dipendenza da smartphone in un corto animato

Nella vita di oggi siamo talmente attenti ad essere sempre online nel mondo virtuale, che finiamo per essere perennemente, o quasi, offline nella vita reale. Siamo talmente presi dai nostri dispositivi mobili che a volte ci perdiamo tutto ciò succede intorno, preferendo quello che succede dentro i nostri telefoni. Lo studente cinese Xie Chenglin ha voluto rappresentare proprio questa triste realtà quando ha girato il filmato d’animazione vincitore nel 2014 del premio annuale della Central Academy of Fine Arts.

Questa divertente, quanto amara, animazione prende in giro la dipendenza da smartphone, mostrando personaggi di un cartone animato talmente ossessionati dai loro telefoni da non accorgersi assolutamente di tutto ciò che accade loro intorno.  Non esiste dialogo e gli occhi sono perennemente attaccati al dispositivo.

La dipendenza da smartphone tecnicamente si chiama nomofobia. La parola deriva proprio da “no-mobile” e un numero sempre maggiore di italiani sembra soffrirne, tanto che il termine è stato inserito all’interno del vocabolario Zingarelli 2015 come nuovo lemma.

“In concreto viene meno l’accedere alla dimensione online delle relazioni”, spiega il dottor Federico Tonioni, psichiatra dell’Ospedale Gemelli di Roma. E questo può provocare reazioni differenti, a seconda dell’età.

“Negli adolescenti – aggiunge Tonioni – che sono nativi digitali e non hanno mai conosciuto un vita prima del computer, quello online è davvero un nuovo modo di comunicare e pensare. Negli adulti, invece, che un prima del computer lo hanno conosciuto, ci sono più i caratteri della dipendenza patologica e, quindi, è ipotizzabile che un adulto senza il suo telefonino si senta un po’ mutilato, come se perdesse il controllo della realtà”.

In genere “il nomofobico – continua Tonioni – è un soggetto ansioso, può anche avere degli spunti paranoidei, difficoltà nel perdere il controllo sugli altri, ma potrebbe essere anche una persona con dei tratti narcisistici molto spiccati, che ha sempre bisogno di avere una conferma da parte degli altri, di sapere che ha un seguito”. “Questa però – specifica lo psichiatra –non è considerabile come una vera e propria patologia. Per questo si parla di fobia: è una paura non giustificata dalla realtà.”, conclude il medico.

life-smartphoneLa dipendenza da smartphone oggi è quindi un problema reale per molte persone, tanto che si è pensato ad un’applicazione che ci aiuti a rendercene conto. Si chiama Checky ed è stata pensata proprio per darci un’idea di quanto spesso usiamo lo smartphone e creare più consapevolezza sulla smartphone-dipendenza. Checky traccia il nostro comportamento e indica, molto semplicemente, il numero esatto di volte in cui è stato controllato lo smartphone nell’arco della giornata, oltre a delineare una mappa dei luoghi è stato usato.

E tu sei ne sei dipendente?

di Arianna Orlando

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