Argentina, dopo la morte dell’ex dittatore Videla le mamme dei desaparecidos chiedono giustizia

General-Jorge-Videla-who--007Jorge Rafael Videla è morto venerdì per cause naturali a 87 anni nel carcere di Marcos Paz, alla periferia di Buenos Aires.

Era il simbolo della dittatura militare, definito a ragione, il “terrore ideologico della peggiore dittatura Argentina”. Appena due mesi fa, alla stessa età di Videla, era morto il suo ministro dell’Economia José Alfredo Martínez de Hoz, condannato per il rapimento di due uomini d’affari.

Il figlio aveva detto “dobbiamo raccontarlo a Bergoglio “. La differenza è che Videla ha trascorso i suoi ultimi giorni in una stanza del carcere di Marcos Paz, mentre Martinez de Hoz, ha goduto degli arresti domiciliari di fronte a Plaza San Martin.

Lo scorso martedì aveva rifiutato di testimoniare nel caso del piano Condor, in cui 25 militari erano imputati di crimini contro l’umanità commessi sotto la sua dittatura. L’ex dittatore aveva giustificato il suo diniego, come unico modo per evitare la giurisdizione dei tribunali di fronte ai crimini efferati da lui compiuti, affermando di essere un “prigioniero politico” e di soffrire di “crisi di memoria”.

L’hanno ricordato in pochi nei necrologi: solo amici, stretti familiari e qualche nostalgico, come il presidente dell’Associazione familiari e amici dei prigionieri politici d’Argentina “ Videla è morto a causa di una prigionia illegale, perché quando furono commessi i fatti che gli si attribuiscono, non esistevano i crimini di lesa umanità e se volessimo fare un uso retroattivo della legge, dovremmo processare anche i guerriglieri, molti dei quali stanno ancora oggi a fianco del presidente, Cristina Kirchner”.

Al di là del commento discutibile, dato dai sostenitori di una ragione di Stato necessaria per porre fine al terrorismo civile, è opportuno fare chiarezza su un personaggio storico che ha provocato la morte di migliaia di cittadini.

Utile a tal proposito specificare che grazie a numerose inchieste, è stato ampiamente dimostrato che la “lotta anti sovversiva”, investì interi strati sociali assolutamente privi di colpe, come il caso dei neonati arbitrariamente sottratti alle madri detenute.

Nato a Mercedes il 2 agosto 1925 è morto, da solo in carcere, lasciando in sospeso gli innumerevoli debiti di giustizia collezionati in anni di massacri e con il silenzio assenso della gerarchia ecclesiastica.

Ripercorriamo alcune tappe della sua carriera militare e politica:

Fu a capo dell’esercito dalla metà del 1975 e presidente “ de facto” scelto dalla giunta militare dal 1976 al 1981 quando fu sostituito da Roberto Viola. Videla fu l’unico superstite della prima giunta militare e del “golpe” che ilo 24 marzo 1976, detronizzò Isabelita Peron.

Fu protagonista dei voli della morte con Emilio Massera e con il generale dell’aviazione Agosti Ramon. Un altro dei protagonisti, l’aviatore Graffigna Omar ancora in vita, è stato assolto nel 1985 ma quest’anno è stato detenuto dal giudice federale Daniel Rafecas, che ha sequestrato presso la sua abitazione gli atti segreti della giunta militare e materiale d’intelligence.

I Voli della Morte rientravano nel cosiddetto “ Plan Condor “che prevedeva l’annientamento della sinistra latinoamericana attraverso l’incarcerazione, la tortura e la sparizione di leader e militanti.

Nel 1983, dopo il ritorno della democrazia, fu condannato a un ergastolo e privato dei gradi militari per i numerosi crimini di lesa umanità ma il suo nome viene soprattutto associato a un concetto ben preciso: desaparecidos.

Nora Cortinas, una delle anziane madri che nell’aprile del 77 scese in Plaza de Mayo per cercare il figlio disperso oggi afferma “ noi non festeggiamo la morte di nessuno, noi celebriamo quando si fa giustizia”.

Nel maggio 2010, Videla era stato condannato all’ergastolo per i reati di omicidio e tortura contro i detenuti nella prigione di Unit 1 Córdoba.  La Corte aveva chiesto 50 anni di carcere per il rapimento, detenzione e occultamento di minori.

Parlando della vicenda dei bambini, Videla affermò “tutte le gestanti, che rispetto come madri, erano militanti attive della macchina del terrorismo. Usavano i loro figli come scudi umani” Ma nessuna di queste condanne fu definitiva. Il Cordoba il UP1 è stato ratificato nel giugno 2012 dalla Corte d’Appello, ma era pendente presso la Corte Suprema.

Per il piano sistematico di sottrazione dei bambini nati nelle carceri dalle madri “attiviste”, fu condannato dalla Corte, ma la sentenza non è mai stata trattata dai tribunali superiori.

Inoltre era stato processato in altri nove casi, per i reati commessi in vari campi di concentramento I Corpo d’Armata, e nella capitale federale, Santiago del Estero, Bahía Blanca, Campo de Mayo, Santa Fe, La Rioja, Chubut e Cordoba. Uno degli ultimi processi è stato l’Operazione Condor, Martedì scorso aveva tuttavia rifiutato di testimoniare davanti alla Corte Penale. Buenos Aires considera la sua responsabilità nel quadro dell’attuazione dei nefasti voli del Condor. I prigionieri politici venivano condotti  sugli aerei e gettati in mare o altrove).

Dei 106 casi oggetto d’indagine, 44 di essi vedevano Videla come unico imputato.  Era inoltre stato incriminato in altri tre processi, nessuno dei quali tuttavia aveva ancora avuto inizio.

Del totale dei casi aperti solo un quarto è venuto a un giudizio. Ma il 59 per cento di tali sentenze sono di primo grado, il 24 per cento sono state confermate in appello, il 2 per cento erano in appello alla Corte Suprema e solo il 15 per cento ha ricevuto la conferma della Corte Suprema.

Piccola curiosità: Il 28 settembre 1977, la rivista Semana, aveva illustrato la copertina del suo n ° 48, con una fotografia di Farrah Fawcett, una delle “Charlie ‘s Angels”. La serie tv fu messa in onda la stessa settimana del golpe militare inaugurando una stagione di tv spazzatura e di controllo mediatico senza precedenti.

Dal settimanale Clarin sostengono, infatti, che Videla creò da subito un meccanismo di controllo eufemisticamente battezzato “sistema di libera lettura preventiva” e ha dato agli editori una tabella di marcia, inclusi i problemi e le persone da evitare.

Dopo un mese tuttavia si capì che e censori avevano cominciato ad aderire alle pratiche dittatoriali.

Celebre rimase tuttavia l’intervento di Rodolfo J. Walsh che in sua lettera aperta datata 25 marzo 1977, denunciò la giunta militare. Walsh parlò di ‘”uccisione sistematica di ostaggi in campi aperti e ore del mattino, con il pretesto di combattere immaginari tentativi di fuga “.

Il giornalista scrisse per mesi la stessa cosa, senza flessioni o cedimenti, fino a quando non sparì misteriosamente. Successivamente Clarin e La Nacion annunciarono di aver acquistato azioni di “Papel Prensa “.

Insomma, la pratica di mettere a tacere i giornali e i personaggi scomodi era pane quotidiano.

Videla, nonostante i crimini commessi, avevaamicizia di alcune tra le più alte cariche ecclesiastiche: In occasione del Bicentenario del Te Deum, il 25 maggio 2010, il Vescovo di Mercedes-Luján, Agostino Radrizzani, consegnò all’Executive una richiesta di amnistia firmata da Videla e altri condannati per crimini contro l’umanità. Poiché non era accompagnato da alcuna nota di stile, il presidente CFK la rimandò indietro senza risposta. Lo scorso anno, in diverse interviste sui giornali, Videla ha parlato del sostegno e la collaborazione della Nunziatura Apostolica e dell’episcopato argentino durante la repressione e ha altresì affermato di essere amico del presidente della Chiesa Cattolica, il cardinale Raúl Primatesta.

Resta poi emblematica una sua dichiarazione sul quotidiano argentino Pagina 12 “la Chiesa fu prudente non mi creò problemi né seguì la tendenza di sinistra e terzomondista di altre Chiese del continente. Condannava alcuni eccessi ma senza rompere le relazioni”.

Il giornalista Adolfo Ruiz, durante l’intervista parlò della presenza di “uomo dai capelli grigi venuto per dare l’Eucaristia” a Videla.

La cosa destò scalpore, in quanto non era impensabile che un ex dittatore ricevesse l’Eucarestia, ma immediato fu l’intervento della Conferenza Episcopale che sottolineò l’importanza del “libero accesso e regolare per l’Eucarestia”.

Pochi giorni prima di morire, Jorge Rafael Videla, senza mostrare segni di pentimento, aveva ancora una volta insistito sulla sua posizione di diretto responsabile di tutto ciò che avevano fatto i suoi subordinati e aveva precisato di voler essere ricordato considerato come il crociato che non abbandona il suo scopo, a seconda del successo o il fallimento, il soldato di una causa, che secondo Videla, ” non deve appartenere solo al passato”.

Non diremo che l’atteggiamento del dittatore merita il nostro rispetto perché Videla appartiene a quella categoria di persone, come Hitler, che non si possono amare, ma vale la pena di riflettere sulle ragioni che rafforzano questa determinazione. A mio avviso, Videla aveva capito che nessun pentimento può modificare la tua fortuna oggi, ma pensava di continuare a rappresentare una corrente di pensiero storico argentino. Anche se non il colpo di stato è stato usato come capro espiatorio, e non mancano denunce sull’abbandono della politica, Videla aveva buone ragioni per credere di aver vinto un posto nella storia della destra Argentina.

C’è da dire che la politica militaresca dittatoriale di Jorge Videla non fu un atto isolato ma faceva parte di un patto di eradicazione violenta della sinistra che coinvolgeva altri paesi quali: Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay e Uruguay.  Washington ebbe poi parte attiva nella vicenda, grazie all’addestramento di molti militari golpisti alla Escuela de las Americas.

Nel confronto che aveva diviso l’esercito negli anni ’60, Videla era con la frazione rossa. Dopo il ’73 raggiunge il personale della sede centrale, che mostra un presunto pregiudizio Molti sono stati indotti a credere che la presa del potere da parte dei militari sarebbe finita la repressione illegale.

Videla diede da subito la prova d’inclinazioni autoritarie. Alla fine del 1975, in due discorsi, alla Conferenza degli eserciti american, affermò che se necessario, avrebbe utilizzato la forza per raggiungere gli obiettivi prefissi, incluso la tortura e le sparizioni. L’ex dittatore, ha sempre sostenuto, circa quella che è stata definita una “guerra sporca” 2non è stato affatto difficile per me, era tutto sotto controllo, io sapevo tutto”.

Ha tuttavia sempre ricusato il termine “guerra sporca”- sostenendo “non esistono guerre sporche. Il Cristianesimo crede nelle guerre sporche. E la nostra fu giusta”.

A oggi le Associazioni che si battono per i diritti umani calcolano circa 30mila vittime del regime.

di Redazione

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