22 maggio 1978: legge sull’aborto. D’ora in poi decido io

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Trentotto anni fa veniva approvata la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza (legge n. 194/78). Fino ad allora, l’aborto, in qualsiasi sua forma, era considerato un reato dal codice penale italiano.

Le premesse alla Legge sull’aborto

  • causare l’aborto di una donna non consenziente (o consenziente, ma minore di quattordici anni) era punito con la reclusione da sette a dodici anni (art. 545),
  • causare l’aborto di una donna consenziente era punito con la reclusione da due a cinque anni, comminati sia all’esecutore dell’aborto, sia alla donna stessa (art. 546),
  • procurarsi l’aborto era invece punito con la reclusione da uno a quattro anni (art. 547).
  • istigare all’aborto, o fornire i mezzi per procedere ad esso era punito con la reclusione da sei mesi a due anni (art. 548).

Questo era ciò che prevedeva la nostra Costituzione prima del 1978.

La storia

Nel 1975, militanti radicali come Emma Bonino, il segretario del Partito Radicale Gianfranco Spadaccia e la segretaria del Centro d’Informazione sulla Sterilizzazione dell’Aborto (CISA) Adele Faccio, dopo aver praticato centinaia di aborti -allora illegali- su donne consenzienti, vengono arrestati dopo un’autodenuncia alle autorità.

Il CISA

Il CISA, fondato a Milano nel 1973 da Emma Bonino, Adele Faccio, Luigi de Marchi e Adelaide Aglietta, aveva lo scopo di informare le donne interessate all’interruzione di gravidanza, di fornire loro aiuto, conforto, informazione sulla contraccezione, ma soprattutto di fornire un luogo sterile in cui si potesse praticare l’operazione. Prima le operazioni avvenivano a Londra, poi in Italia, attraverso l’uso della tecnica dell’aspirazione. La stessa Bonino dichiarò successivamente di averne eseguiti oltre diecimila usando una pompa per biciclette.

MANIFESTAZIONE PER UNA MATERNITA LIBERA ©FABIO DE ANGELIS

Unione tra il CISA e il Partito Radicale

Dopo l’arresto di due fondatori, il movimento a sostegno del CISA organizza un incontro prima con Marco Pannella e poi con Gianfranco Spadaccia, che porterà a un’unione del movimento e del Partito Radicale e che porterà alla nascita dell’ambulatorio a Firenze, presso la sede del partito. Successivamente, Pannella e Livio Zanetti –allora direttore dell’Espresso– richiedono un referendum per l’abrogazione degli articoli nn. 546, 547, 548, 549, 2° comma 550, 551, 552, 553, 554, 555 del codice penale, riguardo i reati d’istigazione all’aborto, di aborto su donna consenziente, di sterilizzazione, di incitamento a pratiche contro la procreazione, ecc.

Sì all’IVG

Siamo al 15 aprile 1976 e la raccolta di oltre 700.000 firme porta il decreto alle Camere, che però verranno subito sciolte dal Presidente del Consiglio Leone, preoccupato per l’equilibro dei legami tra i partiti, visto l’esito del referendum per il divorzio dell’anno precedente. Nonostante questo, la legge verrà approvata, col nome di Legge 22 maggio 1978, n. 194.

La prassi per l’IVG oggi

Ad oggi, qualunque donna può esercitare il diritto all’interruzione di gravidanza: occorre rivolgersi ad un medico ginecologo, che sia del consultorio, il medico di famiglia o un qualunque medico di fiducia, entro i primi 90 giorni di gestazione. Il medico è tenuto a porre alla donna soluzioni alternative all’IVG e a suggerirle un periodo di riflessione non inferiore ai sette giorni; rilascerà inoltre un certificato che attesti l’avvenuto colloquio. Solo dopo la settimana di riflessione si potrà prenotare l’appuntamento per l’IVG, in strutture autorizzate, come ospedali e cliniche.

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