Siamo stati (quasi) tutti berlusconiani. Oggi siamo (quasi) tutti contro Berlusconi

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Forse è il caso di tornare ad essere noi stessi.

Silvio Berlusconi è il nome più utilizzato nel nostro Paese. Lo si usa nei seriosi telegiornali, lo si usa come personaggio sfigato delle barzellette o come testimonial e fondatore del club interpartitico dello sfruttamento dell’argomento sesso, nelle sue più becere interpretazioni. Berlusconi è un uomo che ha caratterizzato nel bene e nel male gli ultimi  anni della nostra repubblica.

E’ un uomo che ha capito che dopo il PCI PSI DC gli italiani erano disorientati e non trovavano qualcosa di sufficientemente credibile da votare in Parlamento. E’ stato intelligente perché mentre il PCI DC PSI utilizzavano il mezzo dello sputtanamento, per disegnare agli occhi dell’opinione pubblica chi era più corrotto, lui si è improvvisato come l’uomo in doppio petto blu e cravatta in tinta che garantiva certezza e stabilità. Non c’erano più le sezioni di partito? … poco importa, SB ha messo su una macchina elettorale con le rappresentanze locali delle sue aziende; non c’era più una bandiera credibile e non macchiata dall’olio della corruzione… SB ha usato uno dei pochi simboli sacri nel nostro paese, il tricolore e come nome ha utilizzato il classico FORZA ITALIA, che unisce tutti gli italiani, quando gioca la nazionale italiana di calcio. Non c’era più una classe politica? … poco importa, lui prestava alla politica i suoi uomini della Fininvest che erano bravi a vendere i loro prodotti finanziari e che dovevano essere bravi a vendere la politica senza idee. Oggi, dopo che gli italiani hanno votato in maniera maggioritaria SB, stiamo scoprendo che SB è tutto ciò che può rappresentare il male nel nostro paese. E’ l’uomo che tradisce la moglie, è l’uomo che va al letto con le ragazzine, è l’uomo che si fa le leggi ad personam, è l’uomo che si “aiuta” con qualche nuovo supporto farmacologico per essere ancora sessualmente attivo; è l’uomo che si tinge i capelli, è l’uomo che si mette le scarpe con i tacchi per sembrare più alto; è l’uomo che si fa il lifting per sembrare più giovane; è l’uomo  che si fa le lampade; è l’uomo che racconta le barzellette per sembrare più simpatico, è tutto quello che la maggior parte degli italiani vorrebbero essere e che non potranno mai essere.

 La verità è che SB ha avuto la grande intelligenza di guidare l’Italia quando la magistratura italiana inviava avvisi di garanzia a tutta quella che oggi definiamo casta. E’ stata distrutta una classe dirigente politica; sono stati distrutti i più grandi partiti popolari italiani, sono state ridicolizzate le istituzioni.

L’unica istituzione che regge sempre e che difficilmente si lascia prendere con le mani nel sacco è quella della magistratura. E’ vero che c’è qualche magistrato che ha sfruttato il potere e il fascino della toga per raggiungere obiettivi politici fondando partiti, Di Pietro (Italia dei valori); amministrando per esempio Napoli, la città di Staiano e della Camorra, De Magistris. Oggi siamo veramente nel punto più basso che l’Italia repubblicana abbia mai toccato. Le istituzioni sono alla berlina dei cittadini, i partiti sono morti, i politici ridicolizzati. I giovani non vedono un futuro, le aziende sono in crisi profonda, il debito pubblico ormai va a una velocità più alta di quella della luce.

Tra terremoti e inondazioni non ricordo un momento più difficile di questo. Se vogliamo dare la responsabilità di tutto a SB facciamolo, ma credo che questo non porti da nessuna parte.

Partiamo invece da un dato di fatto, SB e il suo modo d’intendere la politica ha fatto il suo tempo. Non so quanto tempo realmente resterà ancora al governo ma comunque alla sua corsa è stato messo il cartello THE END. Il problema da oggi alla data delle prossime elezioni politiche è quello di realizzare un soggetto politico capace di ridare speranza agli italiani. Non può essere un soggetto che parla però ancora di SB, non interessa più a nessuno. Il Paese ha bisogno di un soggetto politico e di una classe dirigente capaci di rimettere in moto la macchina Italia. C’è una classe dirigente pronta a questo? C’è chi ha le capacità e le competenze per mettersi al capezzale del nostro paese e ridargli vita? Oggi l’Italia ha bisogno di questo, di una nuova speranza che rimetta in moto il volano della nostra economia e quindi della nostra credibilità internazionale. Basta con le chiacchiere da bassa macelleria, non ne possiamo più. Basta con questa satira che ormai vuole ridicolizzare il Papa, Maometto, la famiglia, l’uomo , il giovane, il coatto. Basta! Iniziamo a parlare con i nostri figli, nipoti, togliamo dalle loro mani quei strumenti infernali tecnologici che li stanno portando lontano dalla realtà e che li mettono in un mondo virtuale che non esiste. Responsabilizziamo i nostri giovani e diamo loro la possibilità di ricostruire quello che un uomo, votato democraticamente da decine di milioni di italiani, ha distrutto. Lui è sicuramente il responsabile principale, ma anche noi abbiamo la nostra dose di responsabilità; eravamo troppo impegnati a voler scimmiottare i suoi comportamenti. Abbiamo creato una società dell’apparire dove non si parla più con i figli che spesso restano da soli abbandonati davanti alla Tv. Per un lavoratore è normale chiedere prestiti per la macchina, per il telefonino, per la fotocamera, per la vacanza. Poi arriva una busta paga che è vuota, ma non perché non ha potere d’acquisto ma perché per voler sembrare ciò che non siamo spendiamo tutto prima di aver guadagnato. SB ci ha venduto di tutto e noi ci siamo indebitati con lui e con questo sistema dell’avere a tutti i “costi”. Volevamo diventare come lui, non ci siamo riusciti, abbiamo sbagliato. Adesso dobbiamo dire basta al nostro egoismo e ai nostri sogni impossibili. E’ l’unico modo per uscire da un tunnel che potrebbe portarci al fallimento di tutto e di tutti. L’unico strumento che ci può ridare ossigeno è la Politica, dobbiamo avere la pazienza di riscoprirla, a piccole dosi ma facciamolo in fretta prima che sia troppo tardi.

Enrico Fabbro

Foto: antoniovergara.wordpress.com

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