Scandagliare il Reale: Oceano Mare di Alessandro Baricco

bariccoLeggendo Oceano Mare ci si ritrova come sospesi in un’aurea senza tempo. I personaggi descritti sembrano, in realtà, fantasmi, in grado di poter svanire da un momento all’altro, dopo essere apparsi, non si sa come, in quella locanda che magicamente fa incrociare le loro storie, i loro passati nebulosi e i loro destini. Eppure, in questa dimensione straniata, ci si cala nelle profondità più recondite del mistero esistenziale, per riemergere permeati di una nuova consapevolezza.

È alla locanda Almayer che i nostri personaggi, così distanti e così diversi, entrano in contatto tra loro, in modo quasi casuale, ognuno per un motivo differente; queste presenze sembrano, in un primo momento, non essere legate da un filo conduttore, ma in realtà si riveleranno indispensabili per lo svolgimento della trama principale, tessuta dall’intrecciarsi delle loro storie.

La più eterea tra tutti, Elisewin, arriverà alla locanda accompagnata da Pluche, suo padre spirituale, per guarire, per tornare ad essere viva, per combattere quella malattia che da dentro la divora: la paura. Il suo medico sosteneva che a guarirla sarebbe stato il mare, invece, a guarire Elisewin sarà un uomo che nel mare ha vissuto, Thomas, il marinaio sopravvissuto al naufragio della nave francese Mèduse vivendo su di una zattera che diverrà scenario di morte e violenza inaudita. I naufraghi, abbandonati dal resto dell’equipaggio nel “ventre del mare”, su quella zattera scoprono l’efferatezza e la capacità umana di diventare spietati pur di sopravvivere, fino a giungere, accecati dalla fame e dalla paura di morire, al cannibalismo.

Il mare aperto, “l’oceano mare”, svela ai naufraghi la realtà della condizione umana, una condizione di miseria che, nelle avversità, giunge al degrado. Lì Thomas sperimenta la paura, l’odio, la bestialità e il dolore per la perdita, quando Savigny, il medico dell’equipaggio, uccide la sua amata Thérèse proprio sotto i suoi occhi. Di fronte al suo corpo inerme, Thomas scopre cos’è il desiderio di vendetta. Per questo per molti anni, celandosi sotto il nome di Adams, resterà a servizio dell’ammiraglio Langlais, con il quale instaurerà un rapporto singolare, aspettando il momento giusto per colpire, rimanendo, nel frattempo, chiuso nel suo mondo, il mondo creatosi nella sua mente dopo l’esperienza di naufragio, una dimensione di conoscenza delle legge universali che lo porta a possedere capacità quasi divine.

Alla locanda Almayer alloggiano poi Plasson, il pittore che, immerso con il suo cavalletto nelle onde del mare, cerca di raffigurarlo usando proprio l’acqua marina, Bartleboom, lo scrittore che, lavorando alla sua “Enciclopedia dei limiti riscontrabili in natura” cerca ossessivamente il punto esatto dove il mare finisce. C’è poi una donna bellissima, madame Deverià, costretta a soggiornare nella locanda per volere del marito, affinché “guarisca” da una “malattia” ben diversa da quella di Elisewin, l’adulterio. Madame Deverià è una donna fragile, che non sa di essere diventata la compagna di un uomo che, per aver ucciso, in passato, una donna, è l’oggetto di un irrefrenabile desiderio di vendetta.

5530_copertinaoceanomare_1258477364La locanda è poi animata dalla presenza di bambini che, stranamente, la dirigono: c’è Dira, la donna-bambina, Dood l’aiutante di Plasson, e Ditz che conosce i sogni degli ospiti della locanda. Figure come magiche, profonde e misteriose, proprio come la locanda, proprio come il mare che le è di fronte. Il mare, attraverso i personaggi, viene scandagliato in tutte le sue sfaccettature, dal suo potere taumaturgico, al suo aspetto terrificante, alla sua capacità di svelare il reale. E la realtà si disvela, alla fine, ed è proprio quella spietata che emerge dal mare stesso, che si concretizza nella mano di Thomas che uccide, nella locanda ormai quasi vuota, Madame Deverià mentre dorme accanto al suo amante, Savigny. E il cerchio si chiude, con Savigny che porta il corpo dell’amata in mare, Thomas che si allontana verso la morte e la locanda che, tutto a un tratto, svanisce. Ma prima di disfarsi, lentamente, nell’aria, da una porta, rimasta chiusa dall’inizio del racconto, fuoriesce un uomo che, rinchiuso lì dentro, era intento a “dire il mare”, e magari sapeva da sempre cosa sarebbe accaduto, cosa doveva accadere nella locanda, senza essere tuttavia toccato da quegli avvenimenti. Forse conosceva le vie tortuose che avrebbero condotto Thomas e Savigny ad incontrarsi, di nuovo, per la resa dei conti. E si allontana quest’uomo mentre, dietro di lui, i ragazzini spariscono e l’edificio si dissolve, come se fosse la divinità di quel piccolo mondo che era la locanda, l’artefice delle vite dei personaggi che, in quel non-luogo, hanno vissuto, unico conoscitore, insieme al mare, della realtà.

di Noemi Cinti

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