
Un recente studio di Yale ha confermato ciò che molti sospettavano: guadagnare di più aumenta la soddisfazione, ma anche lo stress. Tuttavia, mentre i ricchi si angosciano per i loro investimenti, i lavoratori precari si stressano per pagare l’affitto. Il capitalismo, insomma, non fa sconti a nessuno—ma c’è chi paga un prezzo più alto…
Capitalismo: il denaro compra la felicità? Sì, ma con gli interessi
Da anni economisti e psicologi tentano di rispondere alla fatidica domanda: “Il denaro fa la felicità?” La risposta sembra essere un sonoro “dipende”. Secondo un recente studio pubblicato su Communications Psychology, guadagnare di più migliora la qualità della vita, ma fino a un certo punto. Superata una certa soglia (stimata intorno ai 63mila dollari l’anno), il guadagno extra non porta più benessere, ma solo ansia.
Chi ha un buon stipendio, infatti, si trova ad affrontare responsabilità crescenti, scadenze più pressanti e una competizione spietata. Insomma, si finisce per passare più tempo a rispondere alle mail del capo che a godersi il frutto del proprio lavoro. Più guadagni, più sei schiavo del tuo tempo.
Il vero paradosso? Questa crisi esistenziale riguarda solo chi ha già una certa stabilità economica. Gli altri, quelli che arrancano con stipendi ridicoli e contratti precari, non hanno il tempo di preoccuparsi dello stress da “carriera di successo”. Loro sono impegnati a capire come sopravvivere.
I lavoratori sfruttati: stressati senza bonus
Parliamo chiaro: chi davvero soffre nel sistema capitalistico non è il manager che si lamenta della pressione per il prossimo trimestre. Sono i milioni di lavoratori sottopagati e sfruttati, quelli che non possono neanche permettersi il lusso di stressarsi per un investimento sbagliato.
Prendiamo il caso del giornalismo, per esempio. Un mestiere che un tempo godeva di prestigio e rispetto, oggi è diventato una corsa al ribasso. Giornalisti freelance pagati meno di chi pulisce i bagni negli uffici lussuosi per cui scrivono (e qui nessuna critica a chi pulisce, anzi: sono lavori essenziali e dignitosi, solo che il valore del lavoro intellettuale è stato svenduto al mercato del clickbait).
Il giornalismo moderno è un inferno di precarietà: articoli a cottimo, deadline impossibili, redazioni sempre più svuotate e aziende editoriali che tagliano sul personale per “ottimizzare i costi”. Il risultato? Un esercito di reporter pagati quattro soldi per coprire notizie in tempo record, senza ferie, senza sicurezza, senza speranze. Se una volta il giornalismo era il Quarto Potere, oggi è diventato il Quarto Precariato. Tanto c’è ChatGPT…
E se vogliamo allargare il discorso, la situazione non è molto diversa in altri settori: ristorazione, commercio, logistica, sanità. Turni massacranti, stipendi da fame, zero tutele. Chi lavora in queste condizioni non ha il tempo di preoccuparsi se “il denaro causa stress”. L’unico stress che conoscono è il conto in rosso a fine mese.
Il capitalismo: una gabbia dorata per pochi, una trappola per molti
Alla fine, il capitalismo moderno sembra aver creato due classi di stressati:
1. I benestanti in crisi di nervi, che guadagnano tanto ma non riescono a trovare un senso alla propria vita;
2. I poveri schiacciati dal sistema, che non guadagnano abbastanza per permettersi di fermarsi e pensare.
Chi vince in questa partita? I veri padroni del sistema: multinazionali, banche e grandi capitalisti, che si nutrono del lavoro degli uni e delle frustrazioni degli altri.
E mentre i ricchi si pagano la terapia dallo psicologo per gestire l’ansia da carriera, i precari si chiedono se riusciranno a permettersi la prossima visita dal dentista.
Forse, invece di preoccuparci dello stress di chi ha già tutto, dovremmo iniziare a pensare a chi non ha nulla. Perché a questo punto la vera domanda non è più “il denaro fa la felicità?”, ma piuttosto: “Perché c’è chi ne ha troppo e chi non ne ha abbastanza?”
Foto di Steve Buissinne da Pixabay
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