Profezia: il dono e la condanna di Cassandra

cassandra profezia

La parola profezia viene dal greco profemi (predire), è composta da  pro (avanti) e femi (dire) e significa dire prima. La profezia infatti è l’annuncio di qualcosa che deve ancora accadere, un messaggio spesso criptico che scaturisce dalla capacità di prevedere il futuro (dal latino praevidere = vedere prima). Le profezie sono presenti nelle culture di tutto il mondo: dai miti greco-romani ai drammi di Shakespeare, dal Corano al Vangelo, dal mondo magico degli Inca alla profezia della venuta di Maitreya. Insegnano e soprattutto muovono i destini di chi vuole fare in modo (o evitare) che la previsione si avveri, ridisegnando — oltre che evocando — il futuro. 

Perché questo accada non basta che il veggente formuli la profezia, è necessario che qualcuno la raccolga e, credendoci ciecamente, la faccia agire sulla propria storia. Senza un destinatario, la missione del profeta non si compie ed egli resta solo uno spettatore impotente, condannato alla fama di millantatore, all’emarginazione, alla punizione. È il caso della mitica Cassandra, figlia di Priamo (ultimo re di Troia) e della moglie Ecuba, nota come profetessa inascoltata e dal triste destino. 

Il dono di Cassandra

Oggi “fare la Cassandra” significa  predire avvenimenti catastrofici e luttuosi senza essere creduti. In Psicologia esiste anche la sindrome di Cassandra, propria di quei soggetti (spesso affetti da depressione o ansia psicologica) che hanno una visione eccessivamente pessimistica del futuro e che formulano continuamente previsioni negative, spesso infondate. Al contrario, le previsioni della Cassandra mitologica sono assolutamente attendibili perché il suo dono ha origine divina. Ci sono due leggende che trattano di come l’abbia ricevuto.

La prima narra che alla nascita di Cassandra e del gemello Eleno, Priamo e Ecuba organizzano un banchetto nel tempio di Apollo Timbreo, fuori dalle porte di Troia. La sera, a causa del vino, i sovrani partono e dimenticano i bambini nel santuario. Il giorno dopo vanno a cercarli e li trovano addormentati, mentre due serpenti lambiscono loro le orecchie per purificarli. Grazie a questa purificazione i gemelli assumono capacità divinatorie. L’altra leggenda invece racconta che Cassandra riceve il dono della preveggenza direttamente dal dio Apollo. Egli le promette di insegnarle a vedere il futuro, ma in cambio vuole che lei gli si conceda. Cassandra accetta, si lascia istruire e poi viene meno al patto. Allora Apollo, offeso, le sputa sulla bocca e la condanna a non essere mai creduta. 

La condanna di Cassandra

Cassandra si trova così a possedere un dono che non può esercitare, il che è peggio che perdere il dono stesso. Nessuno le crede quando, alla nascita di Paride, prevede che quel bambino da grande sarà la rovina di Troia. Allo stesso modo nessuno la ascolta quando predice che il rapimento di Elena causerà la rovina della città. Stessa cosa quando — appoggiata stavolta dall’indovino Laocoonte — avverte che il cavallo di Troia è pieno di guerrieri armati. 

Laocoonte non riesce a dimostrare l’insidia degli Achei perché viene ucciso insieme ai suoi figli dai serpenti inviati come punizione da Apollo. Cassandra invece non ha bisogno di morire, le sue parole senza credito valgono meno del silenzio. E sarà così fino alla fine. Dopo la distruzione di Troia, la donna diventa ostaggio di Agamennone e viene condotta a Micene come concubina. Raggiunta la città, profetizza al suo rapitore la sua rovina, che avverrà per mano della moglie Clitennestra. Agamennone non le crede così Clitennestra — pazza di gelosia per l’amore del marito nei confronti di Cassandra — uccide entrambi. E il destino si compie senza ostacoli, come se nessuno vi avesse mai guardato attraverso.

Foto di Stefan Keller da Pixabay

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