Più tasse e pochi tagli alla spesa pubblica: Monti scopre l’acqua calda

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Ritorna l’ICI, aumenta l’IVA di due punti e arriva la tassa sui beni di lusso: il professor Monti ha scoperto l’acqua calda. Mancano per ora, perché pare che arrivino anche questi, gli aumenti della benzina e il ritocchino alle sigarette e si chiude il cerchio degli aumenti facili e di rito nella prima Repubblica. Tuttavia il presidente del Consiglio ha dichiarato che rinuncerà al suo stipendio da premier, non però a quello da senatore a vita: 300mila euro l’anno.

 

Per fare una manovra così elementare non era necessario scomodare tanti illustri professori, bastava fare una telefonata al senatore Andreotti, che già paghiamo da decenni e che in passato di queste manovre ne ha fatte a decine, e ci evitavamo pure il costoso ambaradam di liquidazioni varie e nuove nomine effettuate per il cambio di governo. Tanto le elezioni erano ormai nella mente di ognuno e il passo indietro di Berlusconi sarebbe stato comunque inevitabile.

 

Sembra incredibile che chiunque vada a governare non possa far altro che aumentare le tasse dimenticando, quasi completamente, di tagliare la spesa pubblica e ridurre i costi della politica. Ci sono carrozzoni pubblici, come le varie Commissioni di controllo, le Authority per le tutele varie e decine di altri enti inutili, messi in piedi solo per regalare posti di lavoro ad ex parlamentari e amici di questi, eppure mai nessuno si ricorda di abolirli. E poi le caserme dismesse, che tra manutenzione e spese di gestione ci costano ancora decine di migliaia di euro mensili; le residenze estive e invernali a disposizione di dipendenti statali, per vacanze a prezzi simbolici per loro ma con costi elevatissimi per il resto della popolazione. Perché non bloccare questi privilegi? Si potrebbero vendere gli immobili di proprietà dello Stato o affittarli a qualche tour operator per realizzarci cifre importanti utili a tutta la comunità e non solo a pochi eletti.

 

Non sono un economista ma credo che ulteriori tasse frenino solo i consumi e di conseguenza lo sviluppo e la crescita del Paese. In questo modo non si permette al cittadino medio, ma nemmeno a quello con capitali consistenti, di ricominciare a spendere, a comprare e a far ripartire l’economia.  Inoltre una manovra finanziaria senza liberalizzazioni importanti non crea quella concorrenza commerciale necessaria alla diminuzione dei prezzi, volano per la ripresa economica.

 

La dura realtà è che le imprese chiudono, i lavoratori perdono i posti di lavoro e i consumi restano stagnanti ormai da anni. Purtroppo siamo destinati a soffrire e a mantenere caste di tecnici e di politici incompetenti.

 

Enzo Di Stasio

 

foto: panorama.it

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