Pittura medioevale, non solo Giotto e Cimabue ma anche la scuola romana

pittura

Pittura medioevale. I meravigliosi affreschi di Giotto alla Cappella degli Scrovegni di Padova sono stati ammessi al Patrimonio UNESCO dell’Umanità. Un doveroso riconoscimento all’artista toscano considerato il padre della pittura italiana. Così come il fiorentino Dante lo fu nel campo della lingua. All’epoca, però, non vi era soltanto Giotto o il suo maestro Cimabue, anch’egli toscano. Un’importante scuola di pittura era attiva anche a Roma. Il suo esponente principale fu Pietro Cavallini.

Giorgio Vasari, grande storico dell’arte italiana, cita il Cavallini come autore di alcuni affreschi nella volta a crociera della basilica inferiore di Assisi. “Toscanocentrico”, Vasari lo relega tra gli allievi di Giotto, da lui considerato il deus ex machina della basilica francescana. L’attività del genio toscano ad Assisi risulterebbe, però, tra il 1290 e il 1295. I conti quindi non tornano perché Cavallini nacque presumibilmente tra il 1240 e il 1250 mentre Giotto era del 1267. Come fa un artista 40-50enne ad essere allievo di un giovane di 22-23 anni?

Inoltre gli affreschi attribuiti da Vasari a Cavallini, sembrano essere datati intorno al 1255 ed eseguiti da pittori locali. Sicuramente non da Cavallini che era appena nato. I critici d’arte sono allora andati a cercare il pittore romano in altre parti della basilica. Cercando di risolvere anche il problema del rapporto tra la scuola fiorentina e quella romana dell’epoca. Si è proceduto soprattutto in occasione dei restauri successivi al tragico terremoto del 1997. I risultati sono stati sorprendenti.

Pittura medioevale, gli affreschi del ‘Maestro d’Isacco’ di Assisi li hanno dipinti in tre

Il critico d’arte Federico Zeri e il restauratore della basilica Bruno Zanardi hanno espresso una teoria rivoluzionaria. Durante i lavori di restauro, infatti, Zanardi ha esaminato i colori e gli incarnati dei volti delle cd. “Storie d’Isacco”. Tale ciclo, in precedenza, era stato attribuito a un ignoto maestro. Ebbene, il restauratore ha riconosciuto tre mani differenti nella stesura della pittura. Le scene dipinte dal primo artista ricordano quelle dei mosaici della facciata della basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. L’autore di tali mosaici era il romano Filippo Rusuti.

Successivamente la mano diventa più leggera e si comincia a intravedere un primo tentativo di prospettiva. Le pennellate di questa parte degli affreschi risulterebbero identiche a quelle di Pietro Cavallini in Santa Cecilia. Nelle ultime sei scene, però, la stesura del colore avviene per ampie campiture, con un effetto naturalistico straordinario. In queste scene si riconoscerebbe la mano di Giotto. Ne conseguirebbe che, semmai, sia stato Giotto ad apprendere da Cavallini e non il contrario. Fermo restando il talento inarrivabile e la mano inimitabile del l’artista toscano.

Nella pittura medioevale la scuola romana e quella toscana si equivalevano

A favore quanto meno di un’equivalenza tra le due scuole pittoriche toscana e romana è anche Vittorio Sgarbi. Il critico veneto prende come esempio il mosaico di Santa Maria in Trastevere. Esso è datato 1291 e il suo autore è Pietro Cavallini. In tale opera, secondo Sgarbi, l’arte sembra già proiettata verso forme nuove. Vi si riconosce un’architettura spaziale, “quasi prospettica”, con poche figure pulite ed essenziali. Esattamente come in Giotto.

In questa diatriba, chi ne esce maggiormente con le ossa rotte sembra Cimabue. Stiamo parlando dell’artista toscano tradizionalmente riconosciuto come il maestro di Giotto. Federico Zeri ha esaminato un altro recente restauro, quello degli affreschi del Sancta Santorum della Scala Santa. Secondo Zeri tali dipinti sono di scuola romana e in stretto rapporto con gli affreschi di Assisi. Risalendo essi al 1278, la pittura romana avrebbe quanto meno anticipato il “naturalismo” di Cimabue.

Dove è possibile ammirare i pittori romani del due-trecento

Ci chiediamo allora dove è possibile ammirare con certezza i pittori della scuola romana medioevale. A parte il citato mosaico di Santa Maria in Trastevere, l’opera reputata il capolavoro di Pietro Cavallini è il Giudizio Universale di Santa Cecilia (1293). In esso Cavallini ha infuso una presenza fisica e un volume del tutto estranei all’arte bizantina. I panneggi variano a seconda della posizione delle membra. I volti sono raffigurati con individualità, la cromia è varia. Il chiaroscuro è morbido e raffinato, grazie alle luci e alle ombre scure poste nei solchi più profondi. Troviamo ancora Cavallini nella cappella di San Pasquale Baylonne di Santa Maria in Aracoeli. Di lui rimane una Vergine con il Bambino tra i Ss. Giovanni Battista e Giovanni Evangelista.

Come detto, Filippo Rusuti ha decorato a mosaico la parte più antica della facciata di Santa Maria Maggiore. Inoltre, ad inizio 2010, si scoprì un ciclo di affreschi in una torre del palazzo Senatorio in Campidoglio. Gli esperti lo hanno attribuito a Rusuti. Parimenti, nel 2018, gli si attribuì l’icona della Madonna col Bambino di Santa Maria del Popolo. Sempre a Santa Maria Maggiore ha operato un altro grande esponente della pittura medioevale dell’epoca: Jacopo Torriti. I suoi mosaici Incoronazione della Vergine e le Storie di Maria (1295-96) dimostrano una capacità particolare nel distinguersi dall’arte bizantina.

Torriti si distinse immettendo notazioni naturalistiche ben integrate negli sfondi dorati dei suoi mosaici. Il sedile della Vergine e i poggiapiedi sono disposti tridimensionalmente nello spazio, riuscendo a creare l’illusione della profondità. Di grande interesse sono anche gli sfondi architettonici della Dormitio Virginis. Secondo i critici tali esempi superano i soggetti cimabueschi e si avvicinano a quelli di Giotto. Jacomo Torriti avrebbe eseguito anche l’abside di San Giovanni in Laterano raffigurante la Croce mistica tra la Vergine il Battista e santi. L’opera, purtroppo, è stata in gran parte snaturata dai restauri subiti nel corso dei secoli. La mano del maestro romano del duecento, quindi, è ormai difficilmente riconoscibile.

Foto di valentina Ficuciello da Pixabay 

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.