Niente tweet nei paesi con «idee differenti sulla libertà di espressione»

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Sul blog del servizio di microblogging del noto social network Twitter è apparso un documento in cui i gestori dichiarano di riservarsi il diritto di cancellare i tweet dei cittadini residenti nei paesi con «idee differenti sulla libertà di espressione».

«Continuando a crescere a livello internazionale, entriamo in paesi che hanno idee diverse sui limiti della libertà di espressione. Alcuni sono così tanto lontani dalle nostre idee che non riusciremo ad esistere lì». L’azienda americana non era in grado, finora, di cancellare i tweet a livello nazionale ma poteva soltanto eliminarli dall’intero sito. «A partire da oggi, siamo capaci di intervenire per ritirare i contenuti degli utenti di uno specifico paese, lasciandoli invece a disposizione nel resto del mondo». Tutti i dettagli di questa operazione saranno poi pubblicati sul sito indipendente Chillingeffects.org, ha aggiunto l’azienda.

Questo non è l’unico caso in cui un’azienda del web si arrende alle pretese di uno stato di censurare i contributi degli internauti. Il 22 marzo 2010 Google ha chiuso il suo sito ufficiale cinese Google.cn e ha dirottato tutti i suoi utenti sulla piattaforma di Hong Kong. Le autorità cinesi avevano impedito la connessione ai siti nei quali erano riportate notizie e interventi riguardanti il Tibet e il Dalai Lama, e avevano intimato al motore di ricerca di censurare i contenuti sgraditi, pena il ritiro della licenza ad operare.

Google ha in seguito rinunciato ai suoi propositi, ufficialmente perché: «Rimuovere i risultati delle ricerche non è coerente con la missione di Google. Ma non dare alcune informazioni (o mettere a disposizione un servizio scadente) lo è ancora meno». Quindi Google ha accettato di fornire ricerche più rapide, eliminando il passaggio attraverso computer oltre confine, di limitare le opzioni di ricerca come l’indipendenza di Taiwan e il massacro di Tienanmen. Unica concessione ottenuta al rigido protocollo governativo è poter aggiungere una nota che avverta che alcuni risultati sono stati rimossi.

In conclusione, ancora una volta il guadagno ha prevalso sulla garanzia del rispetto della libertà di espressione.

Matteo Testa

foto: daily.wired.it

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